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La «Filastrocca dell’albero di Natale»

di Sara Sirtori - 04.12.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La «Filastrocca dell'albero di Natale» di Mimmo Mòllica: quante belle leggende attorno all'albero di Natale, tutte dolci e delicate. Quasi tutte hanno come scenario il bosco e la natura, l'abete e il Natale. La nascita di Gesù Bambino e l'aria di festa che pervade il mondo sono i temi dominanti, dai toni fiabeschi, del racconto. Buon ascolto.

In questo articolo

L’albero di Natale

Quante belle leggende attorno all'albero di Natale, tutte dolci e delicate, quasi tutte hanno come scenario il bosco e la natura, l'abete e il Natale. La nascita di Gesù Bambino e l'aria di festa che pervade il mondo, dalle megalopoli al villaggio, sono sempre i temi dominanti, dai toni fiabeschi, del racconto: i buoni sentimenti, che nella fiaba circolano più che altrove, il bosco con i suoi misteri e le sue imprevedibili sorprese. Familiari fantasie nelle quali si ritiene si debba credere solo da ragazzi, e invece queste atmosfere accomunano adulti e bambini come in un gioco senza età, «intimità collettive» o forse meglio «intimità universali».

Così è per le leggende dell'albero di Natale, nessuna delle quali è più credibile delle altre, nessuna più incredibile. Sono tutte «vere» come lo sono le fiabe, una volta entrate nelle case. Basta un cielo stellato e un bosco innevato dove perdersi per poi ritrovasi, per essere cercati e abbracciati. E quale occasione più del Natale di Gesù sarebbe adatta a simili «avventure»?  Non ha forse trovato Lui stesso accoglienza laddove il mondo è più povero e la natura si offre libera, con le sue bestie, le piante, i suoi frutti, i suoi alberi?

Ecco, proprio un bambino e un albero di abete sono protagonisti della «Filastrocca dell'albero di Natale», assieme alla generosità degli uomini, alla fraternità, alla misericordia, alla gioia della nascita.

Natale, la più bella festa per un evento unico nella storia dell'uomo, tanto straordinario da trasformare un abete nell'albero della manna e della cuccagna: nell'albero di Natale.

Tutto avvenne tanto tempo fa, era la vigilia di Natale e faceva freddo, fuori nevicava e occorreva la legna da ardere nel camino.

E allora, un bambino…

Ascolta il podcast con la filastrocca

«Filastrocca dell’albero di Natale»

Un bambino la vigilia di Natale

andò nel bosco con un tempo glaciale

a cercar legna da metter nel camino

la notte santa di Gesù Bambino.

Malgrado il freddo il bambino cercava

ceppi di faggio e le ore non contava,

intanto era arrivata già la sera,

faceva buio dal bosco alla brughiera.

Stanco e sfinito, ormai finito il giorno,

non trovò più la strada del ritorno

e vinto da stanchezza, fame e sete

si addormentò ai piedi di un abete.

Faceva freddo e il piccolo tremava

mentre là attorno forte nevicava,

ma l'albero di abete già innevato

accolse quel bambino addormentato.

Chiuse i suoi rami come una capanna,

sembrò davvero l'albero della manna,

lo preservò dal freddo e dalla neve

perché la notte fosse calda e lieve.

Intanto nella notte gli abitanti

del piccolo villaggio, tutti quanti,

s'erano messi subito in cammino,

malgrado il freddo, in cerca del bambino.

Ed al mattino si udì presto la voce

degli abitanti che con passo veloce,

seguendo nella notte le comete,

erano già vicini a quell'abete.

Il bambino, perduta ogni speranza,

sentendo quelle voci in lontananza,

corse esultante incontro ad i suoi amici

e si abbracciarono, si strinsero felici.

Ma rimasero stupiti dal colore

dell'albero di abete che con amore

aveva accolto il piccolo bambino:

sembrò brillante, bello e cristallino,

quell'albero imbiancato, soffice e lieve,

e ricoperto di cristalli di neve.

L'abete dal chiarore illuminato

sembrò come di lucciole adornato,

e gli occhi luccicanti dei bambini

sembrarono dei piccoli lumini.

La bianca neve caduta sulle fronde

scolpì le pigne come palle tonde,

lo scintillio e il magico splendore

sembrarono una festa di colore,

sembrò una dolce aurora boreale

e lo chiamarono «albero di Natale».

Grandi e bambini rimasero incantati

dalla bellezza di quei rami innevati

e in ricordo dell'albero ospitale

in ogni casa nei giorni del Natale

un alberello vollero addobbare,

con candeline da accendere e adornare.

Tante palline poi da colorare,

che come stelle sembrano brillare,

e foglie secche, pigne, funghi e ghiande,

festoni, nastri e piccole ghirlande,

catene natalizie luminose,

ciuffi di luci, lanterne ed altre cose,

per ringraziare nei giorni del Natale

madre natura e «l'albero speciale»,

l'abete generoso decembrino

che quella notte strinse a sé il bambino

sperdutosi nel bosco nella sera,

mentre fuori infuriava la bufera.

Fu meraviglia davanti ai loro occhi,

come trovar nel bosco dei balocchi,

quando tra tanta neve quel mattino

sano e salvo si ritrovò il bambino.

L'abete come un albero augurale

divenne simbolo d'ogni santo Natale,

da allora in ogni casa illuminato

da tutti quanti viene riaddobbàto

per ricordare ai bimbi che miraggio

fu per la gente del piccolo villaggio.

L'albero ringraziò quegli abitanti

scuotendo i rami con gesti festanti,

curvò le fronde pendenti verso il basso

e foglie secche, formando un materasso,

sparse ai suoi piedi, fece anche un cuscino

e disse «buonanotte» a quel bambino.

Di tenere i rami spioventi poi decise:

«Li terrò sempre così, promise».

E ancora adesso sotto le sue fronde

i bimbi li protegge e li nasconde,

come fece la grotta col Bambino,

come l'asino, il bue e l'agnellino.

Così per sempre nel mondo universale

è per noi tutti l'albero di Natale.

Mimmo Mòllica ©

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