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La filastrocca della «lieta favella» della Costituzione italiana

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Fonte: shutterstock
La «Filastrocca della lieta favella» di Mimmo Mòllica celebra per il 17 marzo la nascita dello Stato italiano nella 'Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera'.

In questo articolo

La «Filastrocca della lieta favella» di Mimmo Mòllica celebra la nascita dello Stato italiano nella 'Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera'.  "Diffondere il messaggio della Costituzione è anche esercizio di un dovere civico, per usare il linguaggio della nostra Carta", come scrive Michele Ainis in un articolo sul «linguaggio leggero»,  cui è ispirata la filastrocca di Mimmo Mòllica.

Ascolta il podcast con la filastrocca

«Filastrocca della lieta favella»

La lieta novella

è una lieta favella,

la prima qualità d'ogni scrittore,

d'ogni poeta, d'ogni narratore.

Infatti un bravo autore,

un bravo redattore,

dopo d'avere scritto,

raccontato e descritto

un saggio o un bel romanzo,

un racconto assai ganzo,

facendo un gesto da signore,

allevia la fatica del lettore

cancellando tutto quel sovrappiù

che non è necessario o non lo è più,

facilitando molto la lettura.

 Così facendo aiuta la cultura

e fa perfino una bella figura.

Così gli autori della Costituzione,

Padri costituenti in Commissione,

hanno redatto il grande libro laico,

in italiano e non in aramaico,

con un linguaggio semplice e sincero

e con parole chiare per davvero.

Linguaggio trasparente e lineare,

libro di limpidezza assai esemplare,

con parole accoglienti in generale,

senza nessuna diversità sociale,

perché comprenda pure il contadino,

dall'umile all'incolto cittadino,

e conosca ciascuno i suoi diritti,

semplici e chiari, in quel libro descritti;

perché conosca ognuno i suoi doveri,

non sian le leggi torbidi misteri.

Usa una lingua elastica e sincera,

duttile, com'è duttile la cera,

parole come ambiente, da poeta, 

contro l'inquinamento del Pianeta.

La Carta, si può dire, fu profeta,

scritta per l'uomo, l'acqua e la natura

e per la terra, per averne cura.

Furono questi i principali intenti,

fu la missione dei «Padri costituenti»,

«creare una nazione con parole»,

gentili e luminose come il sole,

precise e lineari, d'accoglienza,

esatte e responsabili in coscienza,

con frasi brevi e con linguaggio chiaro,

come insegna il maestro allo scolaro,

linguaggio sobrio, semplice e corretto:

soggetto, verbo e complemento oggetto.

Staremmo molto meglio in fondo

se abitassimo tutti noi in un mondo

molto meno gremito di parole

taglienti come fossero tagliole,

parole ostili come le pistole,

puntute come archi con le frecce,

come cannoni per aprire brecce.

La Carta parla pure del «paesaggio»,

per l'uomo del futuro è un bel messaggio,

tutela il patrimonio naturale

e le bellezze del mondo reale.

Paesaggio vuol dir «forma del Paese»,

e non solo musei, castelli e chiese,

l'azione umana, del corpo e della mente,

prodotto della storia, è l'ambiente.

Si può ben dire che la Costituzione

è il lascito di una generazione,

la nostra Carta, compagna di viaggio,

ci guida con il senso del linguaggio,

come dei marinai guida una stella,

la lieta novella è una lieta favella.

Mimmo Mòllica ©

«Cancellare humanum est»

La «Filastrocca della lieta favella» di Mimmo Mòllica è ispirata a un articolo di Michele Ainis dal titolo "Quanta gentilezza nella Costituzione", il segreto della longevità della nostra Carta Costituzionale, pubblicato su «La Repubblica» il 9 ottobre 2018.

Il prof. Ainis, rinomato giurista costituzionalista e docente universitario, mette in risalto il «linguaggio leggero», ricco di umanità, modello d'accoglienza scelto dai «padri costituenti» per redigere la Costituzione della Repubblica Italiana. Scrive il prof. Ainis: "Parole accoglienti, parole taglienti. Di queste ultime facciamo esperienza tutti i giorni: nell'incanaglimento della nostra vita pubblica e privata, nell'odio che trasuda dal web, negli scambi d'improperi con cui i politici duellano in tv. […] C'è però un testo, laico e sacro insieme (la Costituzione Italiana, ndr), che può confortarci in questi tempi di sconforto. La "bibbia laica" degli italiani  come la definiva il presidente Ciampi  è infatti una Costituzione gentile, un modello d'accoglienza, di cordialità.

E questo spirito amichevole si propaga innanzitutto dal linguaggio scelto dai nostri padri fondatori. D'altronde sta proprio qui la specifica missione dei costituenti: «Creare una nazione attraverso parole». La parola accogliente, insomma… Non a caso il termine «tutti» figura per ben 21 volte nella Costituzione italiana. Scrive ancora il prof. Ainis, nel suo interessante articolo: "La leggerezza è la virtù di Perseo, che si sostiene sui venti e sulle nuvole. È anche la prima qualità d'ogni scrittore, giacché dopo che hai scritto devi cancellare il sovrappiù, per alleggerire la fatica del lettore. Staremmo tutti meglio se abitassimo un mondo meno gremito di parole, e di parole puntute come frecce. La lieta novella è una lieta favella".

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