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La «Filastrocca di Biancaneve»

di Sara Sirtori - 08.01.2021 - Scrivici

biancaneve
Fonte: Shutterstock
La «Filastrocca di Biancaneve» di Mimmo Mòllica è la versione in rima dell'omonima fiaba dei fratelli Grimm (1857), anche famosa col titolo «Biancaneve e i sette nani». È la fiaba della vanità e della bellezza, che spesso risiede nell'anima più che altrove. Come in tutte le fiabe, l'identificazione è una delle componenti che coinvolgono lettori e ascoltatori. Non manca il lieto fine: il trionfo del bene sul male.

In questo articolo

Biancaneve e il bosco in cui perdersi per ritrovarsi

La «Filastrocca di Biancaneve» di Mimmo Mòllica è la versione, in versi e strofe, dell'omonima fiaba dei fratelli Grimm, anche famosa col titolo «Biancaneve e i sette nani». È la fiaba della vanità e della bellezza, che spesso risiede nell'anima, nella generosità e nel coraggio, più che altrove. Biancaneve, la Matrigna cattiva, lo Specchio magico (che non mente mai) e i Sette Nani sono i protagonisti di questa fiaba, ricca di significati e passioni. Come in tutte le fiabe l'identificazione è una delle componenti che coinvolgono lettori e ascoltatori, mostrando una varietà di caratteri e comportamenti umani forti, ma pure inaspettati: tra questi la compassione e il ravvedimento del Tipo Losco (o cacciatore), che non se la sente di uccidere Biancaneve, come le aveva ordinato la strega-regina.

E che dire dei Sette Nani? Sono proprio questi ometti, piccoli di statura ma grandi di umanità, generosità e coraggio, ad accogliere e proteggere Biancaneve dalle incursioni della Matrigna, tanto bella quanto crudele. 

E come nelle fiabe che si rispettino, ecco arrivare il 'Principe azzurro' che con un bacio riporta in vita Biancaneve, innamorandosi di lei.

La storia di Biancaneve dei fratelli Grimm risale al 1857 ed ha come scenario un mondo fatto di re e di regine, di principi e principesse, ma pure di specchi magici e streghe invidiose. E il bosco è l'immancabile luogo della paura e dei pericoli, dove perdersi per ritrovare se stessi. Non manca, però, il lieto fine, ovvero il trionfo del bene sul male. 

Ascolta il podcast con la filastrocca di Biancaneve

«Filastrocca di Biancaneve»

C'era una volta… 

una principessina e un Re 

ed una strega molto bella, ahimè,

che essendo strega fece una fattura

e diventò regina addirittura.

La principessa, che era Biancaneve,

ora servire la megera deve,

donna cattiva, perfida matrigna:

Grimilde era malefica ed arcigna.

Trattava come ancella la fanciulla,

la maltrattava anche per un nonnulla,

come una serva sempre la trattava,

con gesti e con parole la umiliava.

E Biancaneve viveva quel dramma

pensando sempre alla sua cara mamma,

la vera madre, la vera regina,

morta prima del tempo, poverina.

Grimilde, la terribile matrigna,

donna malvagia e maliarda maligna,

ad uno specchio magico chiedeva 

e quello prontamente rispondeva,

ma la domanda, come per incanto,

era sempre la stessa, una soltanto:

– Specchio specchio delle mie brame, 

chi è la più bella del reame?

E quello specchio rispondeva allora:

– «Voi siete la più bella, mia signora».

Così Grimilde, bella fattucchiera,

lo interrogava da mattina a sera.  

Ma Biancaneve al pari d'una rosa,

sempre più bella, sempre più graziosa

un giorno dopo l'altro diventava

e la matrigna imbelle la invidiava.

Non sopportava, per tutti gli dei,   

che diventasse più bella di lei,

e quando un giorno interrogò lo specchio

quello le mise la pulce all'orecchio, 

la sua sentenza, infatti, non fu lieve:

«La più bella di tutte è Biancaneve!». 

– Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

E lo specchio rispose: – Mia signora, è Biancaneve la più bella del reame…

Grimilde allora s'adirò parecchio

e dalla rabbia gettò via lo specchio,

restò poi sveglia fino a notte fonda,

con la mente in subbuglio, furibonda,

pensando come nel tempo più breve

fare sparir per sempre Biancaneve.

Tesse così Grimilde fosche trame

per esser la più bella del reame.

Ed al mattino chiamò un Tipo Losco,

gli disse: «Conduci Biancaneve dentro il bosco,

uccidila e poi portami il suo cuore»,

l'uomo obbedì, ma molto a malincuore.

Così arrivati dove il bosco è più fitto 

non si sentì di compier quel delitto,

di uccidere la bella Biancaneve,

giovane di buon cuore, donna lieve,

non fu capace di un gesto tanto vile.

Così, gettato a terra il suo fucile,

alla fanciulla, di tanta atrocità,

svelò piangendo la triste verità.

Grimilde non sopporta che un'altra possa essere più bella di lei. Lei vuole essere a tutti i costi la più bella del reame. Così mi ha ordinato di portarti nel bosco e di… Ma non ha la forza di pronunciare quella parola. Così saluta con un inchino Biancaneve e senza senza voltarsi indietro scappa via.

… e lascia Biancaneve alla ventura,

uccide un bel capretto di premura

ed a Grimilde ne consegna il cuore,

lei non prova pietà, nessun orrore.

Biancaneve sperduta ed impaurita

sola nel bosco non ha via d'uscita,

vaga e non sa la sorte che l'aspetta,

finché non vede in fondo una casetta.

Bussa alla porta, ma non c'è nessuno,

timidamente chiede «c'è qualcuno?»,

solo sette lettini e tanta quiete,

di chi fossero adesso capirete. 

E Biancaneve, in cuor tanta tristezza, 

nel sonno scivolò per la stanchezza.

Tutto ad un tratto sette piccoli ometti

entrano in casa e molto circospetti

trovano la fanciulla appisolata,

si chiedono «ma chi ce l'ha portata?».

– «Chi sarà mai? – si chiedono gli ometti,

ma Biancaneve come nei fumetti:

– «Son Biancaneve, sperduta dentro il bosco,

condotta là da un certo Tipo Losco».

Di quella storia, di quel giorno brutto 

ai sette ometti poi racconta tutto.

I sette ometti non sono marziani,

è tutto chiaro: sono i Sette Nani!

– «Sei benvenuta, rimani quanto vuoi,

adesso accanto a te ci siamo noi,

questa è la nostra casa piccolina

e tu sarai la nostra sorellina».

I Sette Nani sono felici di accoglierla e promettono a Biancaneve di non lasciarla mai sola e di proteggerla dalla Matrigna cattiva. Poi, uno ad uno, si presentano: «Piacere, io sono Brontolo, io sono Cucciolo, io sono Dotto, io sono Eolo, io sono Gongolo, io sono Mammolo. Ed io sono Pisolo».

Biancaneve li ringraziò piangendo dalla felicità e promise: «Spero un giorno di potervi dimostrare tutta la mia gratitudine». E da quel momento si prese cura della casa dei sette nani, suoi amici.

Intanto la perfida Grimilde, credendo di essersi liberata per sempre della sua rivale Biancaneve, spinta dalla sua perenne vanità interroga lo specchio:

– Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

E lo specchio rispose: «La più bella del reame è Biancaneve, mia signora».

– «Biancaneve..?». Grimilde non capiva… «Ma Biancaneve è morta!», sbotta con tono arcigno e furente. 

«No – risponde lo specchio magico – Biancaneve è viva e adesso abita nel bosco, nella casetta dei Sette Nani».

Grimilde allora vuota il sacco e racconta tutto allo specchio, mostrandogli il cuore, portatole come prova dal Tipo Losco, custodito come un oggetto prezioso in un cofanetto intarsiato.

Ma lo specchio dirà: «Nel cofanetto

c'è solamente il cuore di un capretto! 

Il Tipo Losco anche se malfattore

di ucciderla quel dì non ebbe cuore,

quindi un capretto ha ucciso e catturato

e il cuore sanguinante ti ha portato».

Grimilde capisce allora di essere stata ingannata dal Tipo Losco al quale aveva ordinato di ucciderla.

Furiosa impreca contro quello specchio

ed anche per l'inganno di quel vecchio,

la sua vera natura non rinnega,

Grimilde era e rimane sempre strega.

Così nelle segrete del maniero

corre con fare truce e sempre altero

a preparare un recipiente pieno 

di magica pozione di veleno.

E Biancaneve là nella casetta

i sette nani, allegra, sempre aspetta 

che facciano ritorno dal lavoro,

per sentirsi al sicuro assieme a loro.

Ma una brutta mattina di buonora

bussò alla porta una vecchia signora

e a Biancaneve, fanciulla fedele,

disse: «Sono una vecchia e vendo mele».

− «Le vostre mele le vorrei comprare,

ma non ho soldi per poter pagare».

− «Ma non importa, prendile lo stesso,

mangiane una, dai, mangiala adesso».

Dopo aver dato appena un solo morso

Biancaneve lasciò cadere il torso

e cadde a terra, sembrava svenuta,

come avesse mangiato la cicuta.

La vecchiaccia ridendo tanto arcigna

cambiò sembianze: era la Matrigna.

Grimilde, Biancaneve l'ha stregata

con quella mela rossa avvelenata.

Povera Biancaneve sembra morta,

tornano i sette nani e sulla porta, 

vedendo Biancaneve addormentata 

la vegliano per tutta la nottata.

Quant'era bella, labbra di corallo, 

la posero in un'urna di cristallo, 

all'ombra fresca di una verde radura, 

in mezzo al bosco, in mezzo alla natura.

Ma verso sera un Principe del regno, 

tornava dalla caccia e con contegno

vide la donna bianca come neve, 

vide quant'era bella Biancaneve.

Subito il Principe se ne innamorò,

la prese tra le braccia e la baciò,

lei sempre ad occhi chiusi sussultò, 

con quel bacio d'amore si svegliò.

Il Principe tornato dalla caccia,

stringendo Biancaneve tra le braccia,

rientrò al castello come un gran signore,

giurando a Biancaneve eterno amore,

udì la storia triste e dolorosa

e subito capì e la chiese in sposa.

Quando alle nozze Grimilde fu inviata,

vedendo Biancaneve innamorata

dolce, felice, radiosa di bellezza, 

provò infinita invidia ed amarezza.

E tanto bella Biancaneve apparve,

che dalla rabbia Grimilde scomparve,

forse è all'inferno, nessuno quaggiù

da quel momento l'ha mai vista più.

Qualcuno dice che sarà impazzita

o trasformata in pietra, s'è impietrita.

E vissero tutti felici e contenti,

vincono sempre i buoni sentimenti,

le streghe son cattive, ma grazie ai Nani

falliscono pur sempre i loro piani.

Mimmo Mòllica ©

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