Non è importante credere nelle fiabe
"Si prega di rimanere bambini per non perdere la felicità acquisita"
Sull'importanza delle fiabe sono stati scritti interi trattati di pedagogia. "Se vuoi che i tuoi figli siano intelligenti, leggi loro delle fiabe", scriveva Albert Einstein. Perché "i bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita, ma se leggevi loro le favole" (Betty Hinman).
Lo scrittore Italo Calvino, uno dei più importanti narratori italiani del secondo Novecento, fu particolarmente interessato alle fiabe popolari antiche e moderne, sempre affascinato da quel mondo. Tra le sue opere e gli scritti ricordiamo «Fiabe italiane, raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni» (Einaudi, 1956) e «La tradizione popolare nelle fiabe» (Einaudi, 1973).
E noi rendiamo omaggio al mondo delle fiabe e a Italo Calvino, che lo scorso 15 ottobre avrebbe compiuto 97 anni (è morto nel 1985), con una delle fiabe più popolari al mondo, raccontata in filastrocca da Mimmo Mòllica: la «Filastrocca di Cappuccetto rosso». Le più note versioni di «Cappuccetto rosso» sono quella di Perrault (1697) e quella dei fratelli Grimm (1857).
Ma le fiabe sono importanti anche se raccontano di lupi cattivi? Sì, perché non è importante credere nelle fiabe, importante è raccontarle. E ascoltarle.
Ascolta il podcast con la Filastrocca di Cappuccetto Rosso
«Filastrocca di Cappuccetto Rosso»
C'era una volta una bella bambina
tanto elegante nella sua mantellina,
rosso il cappuccio, rossa la gonna,
cuciti con amore dalla nonna.
Un giorno mamma fece una crostata:
«Portala adesso a nonna ch'è malata.
Ecco il cestino, è ora che tu vada,
stai però attenta lungo quella strada».
La bimba in fretta prese quel cestino
e verso il bosco si mise in cammino,
lungo la strada un lupo lei incontrò
e a parlare tranquilla si fermò.
«Salve bambina», disse allora il lupo,
con quello sguardo malizioso e cupo,
«dove stai andando così di tutta fretta?».
«Vado da nonna – disse – che mi aspetta».
«Abita qua vicino tua nonnina?»,
chiese la bestia infida alla bambina.
La bimba gli indicò dove abitava
e il lupo scappò via dicendo: «Brava!».
Di corsa il lupo andò dalla nonnina:
«Son Cappuccetto, la tua nipotina»,
con un inganno il lupo in casa entrò
e in un boccone la nonna divorò.
Senza poi dire neanche una parola
si mise a letto sotto le lenzuola,
quando la nipotina in casa entrò
vide la nonna e si meravigliò.
"Nonna, che orecchie grandi che hai!"
- "È per sentirti meglio, nipotina mia!"
"Nonna, che occhi grandi che hai!"
- "È per vederti meglio, nipotina mia!"
"Nonna, che mani grandi che hai!"
- "Per abbracciarti meglio, nipotina mia! "
"Nonna, che bocca grande che hai..!"
- "È per mangiarti meglio…"
… e con un balzo il lupo si scoprì,
saltò sulla bambina e la inghiottì.
Sazio tornò a dormire il malfattore,
proprio mentre passava un cacciatore
che entrato in casa lo trovò così,
a pancia piena e subito capì.
Aprì la pancia al lupo, il cacciatore,
e senza esitazione né timore
la bimba e la sua nonna liberò
e il lupo traditore poi scuoiò.
Questa è la favola di Cappuccetto Rosso,
e di un lupo cattivo a più non posso,
ma è solo fantasia fenomenale,
è soltanto una fiaba, meno male!
Le fiabe a volte mettono paura
però, bambina mia, tu stai sicura,
il racconto è soltanto un'avventura
che dura quanto dura una lettura.
Un predicozzo però va rivolto
a chi agli sconosciuti presta ascolto:
se proprio devi andare dentro il bosco,
non dare retta mai a un tipo losco.
Il lupo sai che esiste veramente
però non mangia nonne, francamente,
non mangia nonne, mamme, né bambini,
mangia solo polpette e croccantini.
Le nonne, che son sagge e intelligenti,
aspettano che il lupo si addormenti,
che si addormenti pure la bambina,
la favola è finita: «Buonanotte, nipotina!».
Mimmo Mòllica ©