Il Mantello di San Martino
Ogni anno, l'11 novembre si festeggia San Martino, con le sue gesta leggendarie, le belle giornate di sole e il vino novello. La fama di San Martino è particolarmente legata all'episodio del mantello. Secondo il racconto popolare, Martino incontrando un povero mendicante miseramente vestito, sofferente per il freddo intenso e per la pioggia, non esitò a fargli dono di metà del suo mantello di lana, dividendolo con la sua stessa spada. Il povero era Gesù Cristo. Subito il cielo si illuminò e il sole apparve lassù, riscaldando gli uomini e la terra, la temperatura divenne mite e fu «l'Estate di San Martino».
Secondo questa leggenda l'Estate di San Martino torna ogni anno nei giorni di novembre, quando l'autunno e il primo freddo cedono il posto alle belle giornate di sole e di tepore. Tornato così il bel tempo, matura il vino nuovo, da ciò il proverbio popolare: «A San Martino ogni mosto diventa vino».
San Martino nacque nel 316 d. C. a Sabaria Sicca (oggi Szombathely), odierna Ungheria, da un ufficiale dell'esercito romano. I genitori lo chiamarono Martino in onore di Marte, dio della guerra. Martino era ancora un bambino quando i genitori si trasferirono a Pavia, dove visse la sua infanzia. A soli 10 anni scappò di casa e trascorse 2 giorni nascosto in una chiesa. Nel 356 Martino lasciò l'esercito e la vita militare, ripudiando le armi. Raggiunge Poitiers, dove conobbe S. Ilario vescovo. Martino fu ordinato sacerdote e nel 361 fondò in Francia una comunità di asceti. Aveva 18 anni quando donò metà del suo mantello al povero di Amiens. La notte seguente Cristo gli apparve in sogno, vestito di quello stesso mantello.
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«Filastrocca di San Martino»
Martino era un agiato
figlio di borghesia,
in Italia mandato
dal Regno d'Ungheria,
per diventar soldato,
formandosi a Pavia.
Martino non amava
combatter con le armi,
così lontano andava,
lontano dai gendarmi.
«Le armi sono strumenti
per compiere delitti»,
Martino avea talenti,
amava i derelitti,
per loro si batteva;
i miseri e gli afflitti
Martino proteggeva.
Un giorno freddo e cupo,
l'undici di novembre,
con un tempo da lupo
(sembrava già dicembre),
mentre a cavallo andava
vide un uomo tremante,
sfinito e barcollante,
nudo e senza mantello,
nei pressi di un ruscello.
Si impietosì Martino
e la spada sguainò,
pensando "poverino"
e il mantello in due tagliò;
dopo gli andò vicino
e metà gliene donò.
Subito un sole giallo
rese il cielo splendente,
San Martino a cavallo
apparve rilucente.
L'Angelo col mantello
spuntò dal cielo rosso,
spiegò l'ali un uccello
su quel mantello indosso;
l'allegro pettirosso
si mise a cinguettare
e il povero commosso
si cominciò a scaldare.
Novembre adesso è mite:
estate di San Martino,
quando cresce la vite
e il mosto è già nel tino.
Quella notte a Martino
venne in sogno Gesù,
poiché donò il mantello
al povero quaggiù.
Gesù era il poverello
che Martino incontrò
e con il suo mantello
lo accolse e lo scaldò.
Ogni anno sin d'allora,
il giorno di San Martino
la luce dell'aurora
splende sul biancospino
e il pettirosso vola;
belando l'agnellino
il povero consola.
Martino protettore
di poveri e viandanti
accoglie con amore
tapini e mendicanti.
Festa è nelle campagne
si brinda al caldo inverno,
caldarroste e castagne,
frutti del Padreterno.
Il sole dell'inverno
riscalda il pellegrino
ed ogni mosto è vino,
«evviva San Martino».
Mimmo Mòllica ©