Il diabete, una malattia caratterizzata da un'alterazione del metabolismo del glucosio, è nemico della salute di mamma e bambino in gravidanza. Se la mamma è diabetica e la malattia non viene ben curata, infatti, possono esserci conseguenze importanti per il piccolo, che risulta a maggior rischio di ipoglicemia, ittero, basso o alto peso alla nascita, malformazioni cardiache, disturbi respiratori. Inoltre aumentano i rischi di preeclampsia (una grave malattia tipica della gravidanza) per la mamma e le probabilità di andare incontro a un parto cesareo.
E le conseguenze negative del diabete materno si fanno sentire anche a lungo termine, aumentando il rischio che i bambini, da adulti, sviluppino a loro volta diabete, obesità, ipertensione.
In alcuni casi, la mamma è diabetica già da prima della gravidanza.
In altri, invece, il diabete è legato alla gravidanza stessa: si parla allora di diabete gestazionale, una condizione che interessa circa il 10%-15% delle gravidanze e che spesso si risolve dopo il parto. Le donne che hanno avuto diabete gestazionale sono più a rischio di sviluppare diabete in un momento successivo della vita.
1. Quando il diabete insorge in gravidanza
«Durante la gravidanza, alcuni ormoni prodotti dalla placenta ostacolano l’azione dell’insulina, una sostanza sintetizzata dal pancreas che ha il compito di regolare la concentrazione di glucosio nel sangue. Per questo motivo, il pancreas ne deve produrre di più. Se questo non accade, per via di caratteristiche genetiche particolari, i valori della glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue) risultano più alti della norma e si ha diabete gestazionale» spiega Gabriele Rossi.
2. Come si fa la diagnosi
L'esame chiave è la misurazione della glicemia, da eseguire con un semplice prelievo di sangue nel primo trimestre (è uno degli esami passati gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale). Si parla di diabete gestazionale se la glicemia è uguale o superiore a 92 mg/dl per due volte (se è superiore per due volte a 126 mg/dl per due volte significa che la donna aveva già il diabete prima della gravidanza).
Se la glicemia nel primo trimestre risulta normale, ma ci sono particolari fattori di rischio, la situazione va tenuta sotto controllo anche nel secondo trimestre, con la cosiddetta curva da carico di glucosio. In pratica, la donna beve una soluzione contenente 75 grammi di zucchero al mattino a digiuno, dopo di che le vengono effettuati tre prelievi successivi di sangue per la misurazione della glicemia (subito dopo l'ingestione, dopo un'ora e dopo due ore). Tra i fattori di rischio: se è obesa o ha avuto una precedente gravidanza con diabete gestazionale; età materna superiore a 35 anni, lieve sovrappeso, macrosomia fetale, parenti stretti con diabete, diabete gestazionale lieve, se aumenta di peso più di 3 kg al mese, se c'è un aumento significativo dei livelli di liquido amniotico.

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3. Come si cura
Spesso non servono farmaci, ma bastano cambiamenti nello stile di vita. Il primo approccio è rappresentato dalla dieta, stabilita in base all'indice di massa corporea e alla crescita fetale. «In genere si consiglia una dieta di tipo mediterraneo e che privilegi carboidrati (pane, pasta, riso) integrali, che hanno un basso indice glicemico» spiega Pileri. «Meglio mangiare poco e spesso, durante la giornata, per evitare prolungati periodi di digiuno». Sì anche a una moderata attività fisica. Se queste strategie non bastano a tenere sotto controllo la situazione, è necessario ricorrere alla terapia con insulina. A proposito: la glicemia va tenuta sotto stretto controllo: ci sono strumenti portatili che permettono di farlo tranquillamente a casa.
4. I controlli e il parto
Se c'è diabete gestazionale, la gravidanza va seguita con particolare attenzione: si fanno controlli ecografici all'incirca ogni 15 giorni, per misurare l'accrescimento del feto (e valutare se sta diventando troppo grosso) e la quantità di liquido amniotico, che tende ad aumentare se il diabete non è ben compensato. Per quanto riguarda il parto, non è necessario anticiparlo - si cerca anzi, quando possibile, di arrivare a termine - né che sia cesareo: «Questa modalità viene valutata solo se il feto ha un peso stimato superiore ai 4,5 kg» precisa Pileri.

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