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Lo screening per l’Epatite C rivela un alto numero di infezioni in gravidanza

di Elena Berti - 25.02.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Una ricerca ha rivelato che lo screening universale è capace di individuare più casi di Epatite C in gravidanza rispetto allo screening di rischio.

Epatite C in gravidanza

Il progresso della scienza e soprattutto screening e prevenzione permettono di individuare per tempo determinate patologie e curarle. Questo principio si applica anche alle donne incinte, la cui salute influenza direttamente la salute del feto. Uno screening universale compiuto negli Stati Uniti ha evidenziato un altissimo numero di infezioni da Epatite C in gravidanza, senza che le donne ne fossero a conoscenza. 

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Cos’è l’Epatite C e cosa causa

L'Epatite C è una malattia infiammatoria causata dal virus HCV (Hepatitis C Virus), ed è causa delle principali malattie croniche del fegato. Quando si entra in contatto col virus, l'infezione non dà sintomi gravi, ma poi si sviluppa una malattia epatica cronica nel 50-80% dei casi. La trasmissione del virus HCV da madre a feto, però, resta un'eventualità rara.

Epatite C e gravidanza

Una donna già a conoscenza di essere stata contagiata dal virus dell'Epatite C non ha motivo di rinunciare ad avere un figlio, a meno che non sia sotto terapia con farmaci teratogeni. Alcuni farmaci antivirali sono infatti dannosi per il feto, per cui sarebbe meglio provare a restare incinta diversi mesi dopo la sospensione del farmaco. In ogni caso, non ci sono altre indicazioni ed è importante parlarne col proprio medico per avere tutte le informazioni necessarie ad affrontare una gravidanza nonostante l'Epatite C

Screening universale: i risultati

Lo studio presentato al Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections ha infatti dimostrato come lo screening universale per il virus dell'Epatite C abbia rilevato un numero molto alto di infezioni in donne incinte che non sapevo di averlo contratto. Mentre prima lo screening si basava sui fattori di rischio, si è poi passati a quello universale, non basato cioè su caratteristiche precise che esponevano potenzialmente di più al contagio. Quello che ne è scaturito è che a parità di popolazione, i casi individuati sono stati maggiori con lo screening universale, con un aumento notevole tra le donne incinte: 0,091% con lo screening basato sul rischio contro lo 0,68% risultate positive dallo screening universale.

Introdurre uno screening di tutta la popolazione, a prescindere dai fattori di rischio, permetterebbe di individuare le infezioni ed evitare la diffusione del contagio, in particolare quella materno-fetale. È vero che la percentuale di rischio di trasmissione - che avviene soprattutto al momento del parto - è molto bassa, intorno al 5-6%, ma essere a conoscenza della malattia della madre potrebbe portare a effettuare un test anche sul bambino e a monitorarlo, senza aspettare che sviluppi i sintomi più importanti del virus. 

Lo stesso screening è stato infatti fatto sui bambini: con quello basato sul rischio solo uno è risultato positivo, mentre con quello universale ben cinque. 

Risulta quindi fondamentale effettuare questo tipo di screening per le donne incinte, in modo che possano essere curate adeguatamente se ancora non a conoscenza del contagio e per monitorare la trasmissione al feto

L'Epatite C si può tenere sotto controllo coi farmaci, ma sapere della sua esistenza è importante per intervenire tempestivamente, soprattutto in gravidanza. 

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