Negli ultimi tre anni, nella pratica clinica si è diffuso un esame utile alla diagnosi prenatale: è il test del Dna fetale. «Un nuovo tipo di analisi che ha suscitato un grande interesse, perché non è una procedura invasiva», sottolinea la dottoressa Faustina Lalatta, responsabile dell'Unità di Genetica Medica presso la Clinica Mangiagallidel Policlino di Milano.
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Che cos'è il test del Dna fetale e chi lo può fare?
Questo test comporta la ricerca di frammenti di Dna che provengono dalla placenta, e che è circolante nel sangue materno dalla decima settimana di gravidanza.
Tutte le future mamme possono farlo, ma bisogna ricordare che ad oggi è un test venduto esclusivamente in ambito privato. Infatti, il Ministero della Salute, pur avendolo identificato come un test di grande interesse, non l'ha ancora accreditato.
Il costo di questo esame è variabile, c'è un'offerta molto ampia: da un minimo di 600 euro fino a 1.100 euro.
Come funziona?
Attualmente, l'esame identifica le principali anomalie cromosomiche: la trisomia del cromosoma 21, che corrisponde alla sindrome di Down; e poi quella del cromosoma 13 o 18. In più, permette di identificare il cromosoma X e Y, che determinano il sesso fetale.
Quanto è attendibile questo test?
L'attendibilità è molto elevata per quanto riguarda la trisomia 21, che corrisponde alla sindrome di Down. Altre positività, come la trisomia 18 o 13 sono meno affidabili: quindi per una conferma bisognerà fare altri esami di approfondimento.
Da quando si può fare?
L'ideale, per eseguire il Dna fetale, è seguire un percorso: non è un esame da fare all'improvviso, a qualsiasi epoca gestazionale. Tecnicamente, si può fare dalla decima settimana, ma le linee guida internazionali e nazionali dicono che è indispensabile che venga prima effettuata la valutazione della translucenza nucale o, meglio ancora, il Bi Test. Quindi, l'esame verrà fatto all'incirca verso la dodicesima settimana con questo dato già disponibile.
Ci sono dei rischi?
Per il feto non c'è nessun rischio. Mentre, per la mamma, il test potrebbe essere una fonte di ansia se ci fossero delle positività poi da confermare.
Un altro rischio è quello di dare un valore troppo esteso a questo esame: spesso, ho sentito donne dire che il loro ginecologo ha equiparato il test del Dna fetale a villocentesi o amniocentesi. Questo non è vero: si tratta di procedure completamente diverse, con valenza diagnostica diversa, con tecniche di esecuzione diverse.

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