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Diritto all'aborto negli Stati Uniti: cosa cambia dopo la sentenza della Corte Suprema

di Francesca Capriati - 27.06.2022 - Scrivici

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Diritto all'aborto negli Stati Uniti: la Corte Suprema affida la legge sull'aborto ai singoli Stati ribaltando la sentenza Rove VS Wade. Cosa cambia

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Diritto all'aborto negli Stati Uniti

La bozza della sentenza della Corte Suprema sul diritto all'aborto negli Stati Uniti - trapelata e diffusa dal Politico e dagli organi di stampa qualche settimana fa e che aveva acceso dibattiti e proteste - è stata effettivamente confermata. Pochi giorni fa è arrivata la sentenza ufficiale della Corte Suprema che affida la legge ai singoli Stati non rendendo più il diritto all'aborto una questione federale. Vediamo cosa cambia.

La sentenza Roe contro Wade

Per comprendere bene la questione dobbiamo fare un salto indietro nel tempo: al 1973. Prima di allora ogni Stato dell'Unione legiferava in materia di aborto singolarmente: in ben 30 Stati era un reato di common law, quindi un reato a prescindere (in pratica l'aborto non poteva essere praticato in nessuna circostanza). In 13 Stati si poteva scegliere di interrompere la gravidanza solo in alcuni casi: per stupro, incesto, malformazioni fetali o pericolo per la donna. Solo in 4 Stati bastava la volontà della donna per abortire.

Ma nel 1973 la Corte Costituzionale fu chiamata a pronunciarsi su un caso che riguardava una donna - Jane Roe, nome comune scelto per tutelare la sua privacy - che dopo aver avuto due figli da un marito violento e incinta del terzo, venne contattata da uno studio legale che la informò di volerla sostenere nel suo diritto di abortire. La causa venne portata alla Corte Suprema e a difendere lo Stato del Texas c'era l'avvocato Henry Menasco Wade.

Con 7 giudici favorevoli e 2 contrari la Suprema Corte si pronunciò a favore di Roe fornendo una interpretazione particolare del 14° Emendamento: il diritto alla privacy va inteso anche come diritto alla libera scelta di ciò che concerne la sfera più intima dell'individuo.

"La maternità, o l'ulteriore prole, potrebbero costringere la donna ad accettare la vita ed un futuro penosi. Essa potrebbe riceverne un danno psicologico a breve scadenza. La cura del figlio potrebbe mettere alla prova la sua salute mentale e fisica. C'è inoltre la pena, per tutti gli interessati, che si accompagna al figlio non voluto, e c'è il problema di inserire il bambino in una famiglia già incapace, psicologicamente e sotto altri profili, di occuparsi di lui"

ROE v. WADE, 410 U.S. 113

Cosa dice la legge sull'aborto negli Stati Uniti fino a oggi

La sentenza Roe contro Wade rappresenta un autentico pilastro nella legislazione sull'aborto negli Stati Uniti.

Negli anni i singoli Stati hanno continuato ad avere voce in capitolo in materia, alcuni hanno usato la sentenza per garantire il diritto di abortire, mentre altri, governati da politici di stampo più conservatore, hanno varato dispositivi legislativi sempre più restrittivi.

E' il caso recentissimo dell'Oklahoma dove il governatore Kevin Stitt ha firmato un disegno di legge che vieta l'aborto dopo 6 settimane di gravidanza. Nella pratica una legge contro l'aborto dal momento che a sei settimane la maggior parte delle donne non sa nemmeno di essere incinta.

Cosa cambia con la sentenza della Corte Suprema

La Corte Suprema è stata chiamata a pronunciarsi sulla causa Dobbs v Jackson Women's Health Organization e in particolare sulla costituzionalità di una legge statale del Mississippi del 2018 che vieta le interruzioni di gravidanza dopo la 15esima settimana.

La sentenza ha finito con l'abrogare la Roe v. Wade - che sanciva come abbiamo detto il diritto delle donne di abortire senza alcuna ingerenza da parte dello Stato - e lascia ai singoli Stati il compito di legiferare in materia.

Ciò vuol dire che le donne non avranno più alcuna tutela federale e soprattutto che alcuni Stati potrebbero vietare del tutto l'aborto, mentre altri diventerebbero mete di veri e propri viaggi della speranza per milioni di donne che non potranno più interrompere la gravidanza nella loro città.

La Costituzione non conferisce il diritto all'aborto. L'aborto presenta una profonda questione morale. La costituzione non proibisce ai cittadini di ciascuno stato di regolare o proibire l'aborto

si legge nella sentenza. La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari. Ora quindi i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia di diritto ad abortire.

Le reazioni

 L'Onu ha immediatamente commentato: abolire il diritto ad abortire è "un colpo terribile ai diritti umani delle donne".

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha immediatamente pronunciato un discorso: Oggi è un giorno triste per la Corte suprema e il Paese. La Corte suprema Usa ha portato via un diritto costituzionale. Il Presidente ha definito un "tragico errore" il ribaltamento della sentenza Roe VS Wade: frutto di un'ideologia estrema dominante nella Corte suprema Us

Il Presidente ha anche dichiarato che la salute e la vita delle donne sono a rischio e ha chiesto al Governo di ripristinare la sentenza sul diritto all'aborto come legge federale: "Ora la palla passa al Congresso", ha detto.

Diverse grandi aziende - da Apple a Meta, da Disney a Google fino ad Alphabet e JPMorgan Chase - hanno annunciato che pagheranno le spese mediche e di viaggio per le loro dipendenti che desidereranno interrompere la gravidanza se il diritto verrà loro negato nello Stato di residenza.

Un portavoce di Apple ha dichiarato alla Cnbc:

Sosteniamo il diritto dei nostri dipendenti a decidere liberamente sulla loro salute riproduttiva. Da oltre un decennio, l'assicurazione di Apple consente ai nostri dipendenti di viaggiare fuori dallo Stato per ricevere cure mediche che non sono disponibili nel loro Stato di residenza

In quali Stati l'aborto diventerà illegale?

I singoli Stati sono stati chiamati a decidere in materia: su 50 Stati. In particolare.

  • 9 Stati hanno già delle leggi che limitano il diritto all'aborto che fino ad oggi non erano state applicate ma che diventeranno immediate sin da subito;
  • 13 Stati hanno le cosidette trigger laws, cioè dei divieti già esistenti ma ad oggi "dormienti" che entreranno in vigore entro 30 giorni e che impediranno l'aborto a meno che non vi sia pericolo di vita per la madre.

Ci si aspetta che questi 13 Stati si pronunceranno per un divieto all'aborto (come ad esempio Texas e Missouri): il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha dichiarato che le strutture che offrono le interruzioni di gravidanza possono essere considerate "penalmente responsabili a partire da oggi".

Altr Stati hanno annunciato di voler stringere un patto comune in difesa dei diritti delle donne. E' il caso di California, Oregon, Washington e anche New York dove il governatore dello Stato Kathy Hochul ha dichiarato: "L'accesso all'aborto è un fondamentale diritto umano e resta sicuro, accessibile e legale a New York".

Revisionato da Francesca Capriati

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