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Fattore Rh, che cosa succede se la donna presenta anticorpi già al terzo mese di gravidanza?

di Sarah Pozzoli - 03.05.2013 - Scrivici

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Risponde Giuseppe Noia, responsabile del Centro di diagnori prenatale e terapia fetale del Policlinico Gemelli di Roma: la gestante sarà seguita con più assiduità effettuando il test di Coombs ogni tre settimane.

"Se la futura mamma, Rh negativa, presenta anticorpi anti-D già durante il primo trimestre di gravidanza, dovrà essere seguita con più assiduità" afferma il ginecologo Giuseppe Noia, professore associato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e responsabile del Centro di diagnosi e terapia fetale del Policlinico Gemelli di Roma.

"In particolare, la donna dovrà effettuare il test di Coombs ogni tre settimane, anziché ogni mese. Per quanto riguarda il bambino, la valutazione di un'eventuale anemia può essere fatta con la velocimetria doppler, un test ecografico non invasivo, oppure con test invasivi come l’amniocentesi e la cordocentesi".

"Se il livello di anemia fetale è preoccupante - prosegue Noia - e la gravidanza è oltre le 30 settimane, il bambino viene fatto nascere. Prima delle 30 settimane invece si procede con trasfusioni intrauterine, in genere nel cordone ombelicale o nel peritoneo del feto, fino al momento del parto, che verrà stabilito caso per caso e sulla base delle condizioni cliniche fetali valutate globalmente".

La terapia trasfusionale è l’unica terapia possibile in casi di gravi incompatibilità Rh e ha cambiato la storia naturale di questa affezione materno-fetale: la sopravvivenza è passata in 20 anni dal 60% al 90%.

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Aggiornato il 17.06.2015

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