Meglio concepire un bebè a 20 anni, quando (si dice) si è nel pieno delle forze? O è meglio aspettare la soglia dei 40 anni, quando ormai la carriera è ‘sistemata’ e si è raggiunta una maggiore maturità e consapevolezza?O forse, come dicevano i latini, in medio stat virtus?
Ne discutiamo insieme a Enzo Esposito, responsabile della Sezione di Ostetricia dell’Ospedale di Lugo (RA) e past-president dell’Associazione Scientifica Andria (un'associazione che si occupa di tutela della maternità), che ci aiuterà a fare chiarezza sull’argomento e a sfatare alcuni luoghi comuni.
20 anni: più incoscienza e meno paure
La gravidanza è un fatto del tutto personale ed ogni donna dovrebbe sentirsi libera di decidere quando mettere al mondo un figlio, disse Frédérick Leboyer, ginecologo francese considerato il precursore del metodo del cosiddetto parto dolce
A 20 anni l’attesa di un bebè viene affrontata in genere con una certa incoscienza, inconsapevoli dei cambiamenti che l’arrivo di un bambino porterà nella propria vita: un atteggiamento che può essere positivo, poiché consente di vivere i nove mesi con più gioia e spensieratezza, senza farsi assillare da ansie eccessive.
D’altro canto, la donna si trova a diventare mamma in un’età in cui si sente ancora figlia, e questo potrebbe disorientarla e farla sentire impreparata ad assumersi le responsabilità che una maternità comporta. Spesso però in questa fase si può contare ancora su una nonna giovane e in forze, propensa ad accollarsi parte dell’accudimento del bebè!
30 anni: una scelta ragionata
A 30 anni di solito la scelta è stata ben calibrata, tra le esigenze professionali e il desiderio di realizzarsi come mamma. Proprio perché è stata una scelta ragionata, la donna vorrebbe che tutto fosse perfetto e questo la può portare a caricare di ansie eccessive l’evento della maternità. In più, possono aggiungersi timori per gli scombussolamenti che un bebè porterà inevitabilmente nella vita quotidiana, finora così ‘organizzata’ e libera da condizionamenti.
A 30 anni, però, la coppia si rende conto di poter anche rinunciare ad alcune libertà che prima sembravano irrinunciabili, come le serate in discoteca con gli amici o i viaggi (che però, con certi criteri, si possono fare ancora tranquillamente!) ed affronta entusiasta la lieta novità.
40 anni: ogni momento diventa speciale
A 40 anni l'investimento emotivo della donna è maggiore rispetto a una ragazza di vent'anni che ha tutta la vita per provare ad avere bambini. A quest’età probabilmente la maternità viene ‘assaporata’ di più: di solito si tratta di una gravidanza desiderata, magari dopo aver atteso per lungo tempo, quindi ogni attimo viene vissuto come speciale, proprio perché si sa che forse non ve ne saranno altri.
Dal punto di vista professionale, la donna ha ormai raggiunto alcuni punti fermi e può concedersi di dedicarsi finalmente a se stessa. Diventare mamma a 40 anni, infine, può dare alla donna una carica ed un’energia che credeva perdute, farla sentire ringiovanita, ‘coetanea’ di tante mammine che hanno almeno 10-15 anni meno di lei.
“Naturalmente stiamo facendo delle generalizzazioni e ogni donna può vivere questo periodo con uno stato d’animo tutto suo, a prescindere dall’età in cui il lieto evento si verifica” commenta Esposito. “Un ruolo importante infatti giocano fattori sociali, culturali, economici e il vissuto familiare. Ma soprattutto conta la maturità della coppia: un figlio si fa in due, e se la coppia è solida ed entrambi si sentono pronti ad accogliere l’arrivo di un bebè, ogni età è quella giusta”.
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