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Tampone vagino-rettale in gravidanza: fa male?

di Angela Bisceglia - 28.07.2023 - Scrivici

tampone-vaginale
Fonte: shutterstock
Tampone vagino-rettale: si fa a 36-37 settimane di gestazione e serve per individuare un batterio pericoloso per il bebè alla nascita

In questo articolo

Tampone vagino-rettale in gravidanza

Il tampone vaginale/rettale in gravidanza si esegue a 36-37 settimane di gestazione e serve per individuare la presenza dello Streptococco beta-emolitico di gruppo B o Streptococcus agalactiae, GBS, un batterio innocuo per la mamma e per il feto ma potenzialmente pericoloso per il bebè al momento della nascita. Se il test è positivo, è sufficiente una terapia antibiotica prima del parto per debellarlo.

Tutto quello che bisogna sapere su questo esame, con la consulenza di Paola Pileri, ginecologa dell'équipe che si occupa di sala parto, gravidanza fisiologica e puerperio dell'ospedale Buzzi di Milano.

Che cos'è il tampone vaginale

Il tampone è un prelievo non invasivo

Il tampone vaginale/rettale è un prelievo di una piccola quantità di secreto vaginale e rettale. Dura pochi secondi. Un bastoncino tipo cotton fioc verrà inserito prima nella vagina e poi nel retto della futura mamma.

Tampone vagino-rettale in gravidanza: fa male?

E' una delle domande che si pongono le future mamme in vista di questo esame. Fa male? Il tampone è indolore e non invasivo. Per alcune può risultare fastidioso.

Il tampone vagino-rettale è obbligatorio?

Il tampone vagino-rettale non è obbligatorio durante la gravidanza, ma è raccomandato. E' considerato un'importante misura preventiva per ridurre il rischio di trasmissione del GBS al neonato durante il parto. Se una donna risulta positiva al GBS, verranno adottate precauzioni aggiuntive durante il travaglio e il parto per proteggere la salute del neonato.

Quando farlo

Il tampone vaginale si esegue verso la fine della gravidanza

Il prelievo si esegue a 36-37 settimane di gestazione, in modo da avere il risultato con congruo anticipo rispetto alla data del parto (per avere l'esito occorrono pochi giorni).

A cosa serve

Il tampone vagino-rettale serve a rilevare la presenza di batteri Streptococcus agalactiae (Streptococco di gruppo B, o GBS), un germe che può esser presente abbastanza di frequente nell'ambiente vaginale-rettale.

E' un batterio che non arreca alcun fastidio alla donna (che di solito neanche si accorge di averlo contratto) e durante la gestazione in genere non si trasmette al feto.

Tuttavia è importante rivelare la sua presenza perché potrebbe contaminare il bambino al momento del parto, durante il passaggio lungo il canale vaginale. Il rischio che il bambino, una volta contaminato, contragga l'infezione è molto basso, ma se questo si verifica le conseguenze possono essere molto serie poiché l'infezione, sia pure in rari casi, può diventare sistemica (setticemia) e provocare meningite o morte neonatale.

Perché si fa un prelievo vagino-rettale

In genere si fanno entrambi i prelievi perché l'ambiente intestinale può essere facilmente colonizzato dal germe, e spesso possono esserci contaminazioni tra un canale e l'altro.

Che cos'è lo Streptococcus agalactiae?

Lo streptococcus agalactiae, comunemente noto come Streptococco di gruppo B o GBS (Group B Streptococcus), è un batterio che può essere presente nel tratto gastrointestinale e genitale inferiore di alcune persone, senza causare necessariamente sintomi evidenti. Esso è una delle molte specie di streptococchi.

E' significativo in ambito medico a causa della sua associazione con infezioni neonatali e complicazioni nelle donne in gravidanza. Sebbene molte donne possano essere portatrici di GBS senza sviluppare problemi, in alcuni casi può essere trasmesso al neonato durante il parto e causare gravi infezioni.

Per prevenire le infezioni neonatali da GBS, vengono adottate misure preventive durante il parto, in particolare nei casi in cui la madre sia stata identificata come portatrice del batterio. Queste misure preventive includono l'uso di antibiotici endovena durante il travaglio o la somministrazione di antibiotici alla madre prima del parto, se necessario.

Durante la gravidanza, viene eseguito un tampone vagino-rettale  per identificare la presenza di GBS nelle donne in gravidanza. Se il tampone risulta positivo per il GBS, verranno prese precauzioni aggiuntive per ridurre il rischio di trasmettere il batterio al neonato.

Non servono preparazioni particolari per effettuare il tampone vagino-rettale in gravidanza, ma sono necessari alcuni accorgimenti.

Per esempio, è meglio evitare rapporti nelle 24-48 ore precedenti, non si devono effettuare lavande vaginali, non si devono usare creme o ovuli e non si deve aver assunto antibiotici nei 7 giorni precedenti l'esame.

Cosa fare se il tampone è positivo

Si raccomanda una cura antibiotica

La strategia terapeutica prevede che all'inizio del travaglio la mamma venga sottoposta a una cura antibiotica per via endovenosa ogni quattro ore, che consente di raggiungere rapidamente concentrazioni adeguate di farmaco nel sangue, atte a sterilizzare l'ambiente vaginale.

Perché la copertura antibiotica sia efficace, è sufficiente iniziare la somministrazione quattro ore prima dell'espletamento del parto. È importante che la terapia venga instaurata all'inizio del travaglio e non prima altrimenti si potrebbero selezionare batteri resistenti che quindi sono ancora 'vivi e vegeti' al momento del parto.

L'antibiotico non è nocivo per il neonato

Chi teme che una somministrazione massiccia di antibiotico possa arrecare danni al neonato, può stare tranquilla. Al contrario, gli fornirà una copertura antibiotica in concentrazioni rapidamente efficaci che lo proteggerà ulteriormente dal rischio di infezione.

Nessun farmaco per chi fa il cesareo

La profilassi antibiotica non viene effettuata se la donna partorisce con cesareo (a meno che non ci sia stata rottura del sacco amniotico, che potrebbe favorire la risalita di infezioni nell'utero) semplicemente perché con il cesareo il bambino non passa attraverso il canale vaginale.

Controlli al bebè dopo la nascita

Anche se la profilassi antibiotica è stata eseguita correttamente, dopo la nascita al bambino viene effettuato un tampone a livello oro-faringeo e a livello delle orecchie per escludere che abbia contratto l'infezione. In caso di esito positivo, anche il bebè verrà sottoposto ad una terapia antibiotica. La neomamma invece non dovrà più seguire alcuna terapia, né sono previsti controlli a distanza, a meno che la donna non avverta fastidi, come bruciore o prurito vaginale.

 

Con i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza), approvati nel 2017, Il tampone vagino-rettale in gravidanza è stato inserito tra gli esami a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Va detto però che non tutte le Regioni hanno recepito interamente i nuovi Lea, e in alcuni casi potrebbe ancora essere previsto a pagamento.

Domande e risposte

In che cosa consiste il tampone vaginale?

Il tampone vaginale consiste nel prelievo delle secrezioni vaginali tramite piccolo tampone. Le secrezioni vengono poste in un terreno di coltura per identificare germi patogeni per l’apparato genitale.

Quando va fatto il tampone vaginale?

Il tampone vaginale viene effettuato in presenza di alcuni disturbi vaginali:

  • Dolori o arrossamento dei genitali
  • Perdite anomale dalla vagina
  • Pesantezza avvertita nella parte bassa del ventre
  • Dolore durante i rapporti sessuali

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Revisionato da Valentina Murelli

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