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Come programmare la propria carriera se si desidera un figlio

di Zelia Pastore - 06.08.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Conciliare una gravidanza con le proprie ambizioni lavorative è possibile: abbiamo chiesto all'esperta di orientamento professionale Cristina Polga di aiutarci a fare chiarezza

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Conciliare carriera professionale e vita familiare non dovrebbe essere un’impresa proibitiva per una donna nel 2019. Eppure nei fatti si tratta una questione complessa e molto sentita nel nostro Paese, sia per chi lavora come dipendente in azienda, sia per chi intraprende un percorso professionale autonomo.

Abbiamo chiesto all’esperta di orientamento professionale Cristina Polga di aiutarci a capire che elementi considerare nel pianificare una carriera quando sappiamo già di desiderare fortemente una gravidanza.

CARRIERA E GRAVIDANZA: NON ESISTE IL MOMENTO GIUSTO

Non c’è una risposta univoca a tutte coloro che si chiedono quale sia l’età migliore per mettere al mondo un bambino in relazione allo sviluppo della propria carriera. “Una donna deve sentirsi pronta all'arrivo di un figlio e ciò deriva da tanti aspetti: la maturità della coppia, quella personale, la situazione economica. La crescita professionale dei genitori va tenuta in considerazione fra le variabili, ma non c’è un’età ideale e non esistono regole al riguardo”.

“Spesso le donne decidono di costruire la propria carriera dando il meglio di sé prima di fare un figlio e poi decidono di averlo quando la posizione raggiunta è un po’ più stabile”.

Ma a volte non è così, e non è detto che sia un male. “Ho una cliente che è rimasta incinta molto giovane, in un momento in cui era in crescita dal punto di vista professionale. La prima reazione è stata lo shock, la seconda la comprensione di quanto sua figlia potesse essere importante per la sua crescita. Ora sta cercando una nuova strada e il suo obiettivo è ambizioso quanto prima della gravidanza, forse ancora di più”.

QUANDO E COME ANNUNCIARE UNA GRAVIDANZA NEL LUOGO DI LAVORO

Per pianificare al meglio propria carriera al meglio, bisogna considerare e valutare bene anche come annunciare la dolce attesa: “La legge non stabilisce un termine entro cui dichiarare la propria gravidanza. Di solito si attende la fine del terzo mese ma la decisione è molto personale”, spiega la dottoressa Polga, secondo cui è comunque buona norma lasciare al datore di lavoro il tempo per trovare un sostituto e pianificare il passaggio di consegne.

“Consiglio di informare prima verbalmente il datore di lavoro e successivamente inviare una comunicazione scritta, via mail. Credo che una comunicazione chiara in tema di progetti, disponibilità e aspettative tra i soggetti coinvolti sia sempre un buon segnale di maturità per tutti”.

COME RICONOSCERE UN LUOGO DI LAVORO ATTENTO ALLE ESIGENZE DELLE MADRI

Nel pianificare una carriera se si desiderano avere dei figli, fondamentale è scegliere un luogo di lavoro che la renderà possibile per una madre. I datori di lavoro non sono tutti uguali: una delle condizioni fondamentali è il rispetto della parità di genere e della maternità. “Ci sono dei segnali che vanno colti: se non ci sono donne ai posti di comando o il loro ruolo azienda è sempre subalterno, la maternità potrebbe essere vista come un fattore frenante per la carriera. Al contrario, la presenza di numerose lavoratrici madri o di “padri in congedo parentale” sono indicatori positivi”, spiega Cristina Polga. “Anche la tipologia di domande poste al colloquio può essere un campanello di allarme: è capitato più volte che alle mie clienti venisse chiesto con scetticismo come pensassero di gestire maternità e lavoro”.

Bisognerebbe fare attenzione infine ai programmi di welfare per la tutela della genitorialità presenti in un’impresa: “Cercate di capire se ci sono un nido aziendale, convenzioni con asili e società di baby sitting o anche solo flessibilità negli orari e smart working”: perseguire le proprie ambizioni lavorative e il proprio desiderio di carriera è infinitamente più facile se ci sono queste facilitazioni.

CARRIERA E MATERNITA': UNA QUESTIONE DI CULTURA COLLETTIVA

Non si può negare che in certe realtà lavorative esistano tristi realtà come il demansionamento, l’allontanamento o l’esclusione dalle posizioni di responsabilità di una neo-mamma, spiega la dottoressa Polga. “Le riunioni fissate alle 19, ad esempio, tendono a escludere chi ha appena avuto un figlio. Più di una cliente mi ha raccontato di aumenti già decisi e pianificati, non firmati perché la lavoratrice ha annunciato di aspettare un bambino”.

Il rapporto fra maternità e attività professionale si inserisce in un contesto più ampio di cultura collettiva e dipende quindi anche dalla società, dalle scelte politiche e dal comportamento delle aziende che dovrebbero supportare una vera parità nelle possibilità. “In questo senso ci sono anche segnali positivi. Nella mia città, Milano, sono presenti alcune società di grandi dimensioni con una cultura del lavoro che forse si avvicina di più a quella del Nord Europa, dove ci sono agevolazioni per le madri e soprattutto una cultura paritaria rispetto alla gestione dei figli”.

Molto penalizzate sono invece le carriere autonome, “per cui le tutele e i supporti sono purtroppo ancora molto carenti”.

Per pianificare al meglio la carriera quindi, per chi vuol lavorare come dipendente l'ideale è orientarsi – ove possibile - su una società dalla cultura aziendale tendenzialmente nordeuropea, e studiare bene prima di farsi assumere quali sono le agevolazioni per i lavoratori con figli.

GRAVIDANZA E LAVORO: COME COMPORTARSI IN UN AMBIENTE OSTILE

Secondo Cristina Polga, le donne non dovrebbero considerare la maternità come un vincolo nel pianificare la carriera, sia essa autonoma o dipendente, ma, al contrario, portarla avanti con la consapevolezza che è un diritto, è un gran favore che fanno al mondo e farlo con orgoglio.

“Lavoro con moltissime donne e dico sempre di non mentire mai sul fatto di avere figli e di far capire all’interlocutore - ovvero alla società per cui lavoriamo o vogliamo lavorare - che avere figli non è un problema, che i figli si gestiscono con un compagno e con una struttura sociale che abbiamo fortunatamente intorno, pur acciaccata che sia”.

Pianificare la carriera mettendo in conto di dover sottostare a regole non scritte che consideriamo ingiuste non ha senso: “Adeguarsi e sopportare un contesto di lavoro che non supporta la maternità può avere un costo emotivo molto alto. Il mio consiglio è non disperare, darsi tempo e costruire un piano B per uscire dall’azienda.

Trovare un nuovo lavoro è possibile se si utilizzano i mezzi e le modalità giuste”. “In azienda si parla molto di attrarre talenti e credo che una delle condizioni fondamentali perché i talenti si avvicinino ad una azienda sia proprio quella del rispetto della parità di genere e della maternità. Siamo noi donne (e con noi la popolazione maschile) che, piano piano, dobbiamo far capire alle aziende che il nostro talento lo daremo a chi rispetterà le nostre scelte personali”.

GRAVIDANZA E LAVORO: STUDIARE E AGGIORNARSI

Un altro consiglio importante per pianificare la carriera riguarda la formazione professionale, importante se si è dipendenti ma assolutamente fondamentale se si è libere professioniste: mettere in conto che la formazione dovrà essere perenne. “Non bisogna mai “fermarsi”, soprattutto se si ha intenzione di avere un bambino. Anche prima della gravidanza serve sviluppare competenze, continuare a studiare e monitorare le richieste del mercato rispetto al proprio ambito professionale”. Non “per espiare la colpa della maternità” ma per essere contente e soddisfatte di noi stesse, orgogliose di quello che sappiamo fare.

GRAVIDANZA E LAVORO: LA MATERNITA' COME UN MASTER

Nel pianificare la carriera, bisogna tener conto delle competenze che si hanno prima del parto e quelle che si acquisiscono “sul campo” dopo. Avere un figlio, infatti, tende a migliorare le competenze generali di una donna e spesso è un vantaggio anche in ambito lavorativo. “Anche per esperienza personale, posso dire che si imparano a risolvere i problemi in modo molto veloce e si è molto più pratici. Aumenta la capacità di passare da un aspetto all’altro in maniera fulminea e di solito si lavora con più efficienza, arrivando a finire in meno tempo: con un bambino che aspetta a casa non è più possibile tirare in lungo l’orario lavorativo”. Queste “doti aggiuntive” contribuiscono a scardinare i pregiudizi e ad aprire la strada a questa consapevolezza: la maternità non è un fattore rallentante, ma una risorsa anche al lavoro.

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