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40 parole chiave che NESSUNO ti ha mai detto sul parto

di Nostrofiglio Redazione - 06.03.2014 - Scrivici

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Fonte: Di Happy Hour Photography / shutterstock
Se qualcuno ti dicesse che bisogna fare un'amnioressi, capiresti di che cosa ti sta parlando? Oppure che dopo l'episiotomia si farà un'episiorrafia? I termini medici più usati da medici e ostetriche prima, durante e dopo il parto vengono spiegati ai futuri genitori da Mariagrazia Ierardi, specialista di ASM, l’Associazione per lo Studio delle Malformazioni Onlus e ginecologa presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell'Ospedale San Paolo di Milano

"Il parto rappresenta da sempre il momento più coinvolgente nell’itinerario affascinante che porta dal concepimento alla nascita di un bebè. Spesso è anche un evento che genera timori e ansie, per contrastare i quali è consigliabile che la gestante segua un adeguato corso di preparazione. Potrà così conoscere meglio la fisiologia del parto e apprendere esercizi utili per rendere più familiare questo avvenimento decisivo nella vita della coppia. Per agevolare l’impatto con i termini utilizzati più frequentemente da medici e ostetriche, eccovi un piccolo dizionario del parto, ordinato alfabeticamente". (Mariagrazia Ierardi, specialista di ASM, l’Associazione per lo Studio delle Malformazioni Onlus e ginecologa presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica, Ospedale San Paolo, Polo Universitario, Milano)

1. Amnioressi

Rottura del sacco amniotico, mediante una minima trazione sulle membrane attuata con un piccolo strumento, detto amniotomo, durante la visita ostetrica. Favorisce la progressione del travaglio di parto e consente di osservare il colore del liquido amniotico.

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2. Canale del parto

Canale naturale, costituito dalla parte inferiore dell’utero distesa, dal collo dell’utero completamente dilatato, dalla vagina, dai muscoli perineali e dalla vulva, contornato dalle strutture ossee del piccolo bacino. Ha una forma curva, diversa e unica nel mondo dei mammiferi.

3. Contrazioni uterine

Movimenti involontari, intermittenti, e d’intensità crescente della parte muscolare dell’utero, associati a dolore in travaglio. Servono a spingere gradualmente il feto lungo il canale del parto.

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4. Episiotomia

Taglio con forbici del perineo (la parte che chiude inferiormente il piccolo bacino, situata tra la vagina e il retto), previa anestesia locale, allo scopo di allargare l’apertura vulvare, facilitando la fuoriuscita del feto, e al fine di prevenire compressioni troppo prolungate sul collo della vescica e sull’uretra.

Può essere mediana o paramediana, a seconda della direzione.

Viene praticata dall’ostetrica, ma non è un intervento di routine: viene eseguito soltanto in casi particolari.

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5. Episiorrafia

Sutura del taglio operato con l’episiotomia, previa anestesia locale, procedendo per strati dall’interno verso l’esterno, e ricostituendo la simmetria e l’anatomia delle strutture coinvolte.

Sono utilizzati fili che vengono riassorbiti dall’organismo, senza che ci sia poi la necessità di rimuovere i punti. Si provvede nello stesso modo a suturare le lacerazioni spontanee che si possono formare in assenza di episiotomia.

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7. Funicolo

Detto anche cordone ombelicale, collega l’addome del feto alla placenta. Contiene i vasi sanguigni ombelicali in cui il sangue scorre dalla placenta al feto e viceversa. Tali vasi sono immersi e protetti in una sostanza gelatinosa, chiamata gelatina di Wharton.

Qualora sia eccessivamente lungo, si possono formare nodi o giri intorno al feto. Nel caso in cui il cordone sia troppo breve, può invece rallentare di poco la discesa del feto nel canale del parto. Solo a nascita avvenuta è possibile constatarne la lunghezza.

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8. Globo di sicurezza

Dopo l'espulsione della placenta il fondo uterino si contrae fortemente, assumendo una forma globosa e una consistenza quasi lignea: è in tal modo garantita la chiusura meccanica dei vasi uterini presenti là dove era inserita la placenta.

Ciò è importante per prevenire una perdita eccessiva di sangue.

9. Indice della presentazione

E’ un punto di riferimento anatomico che identifica la parte presentata dal feto nel canale del parto: per esempio, la piccola fontanella per la presentazione cefalica, l’osso sacro per la presentazione podalica e l’acromion (ossia la sporgenza della scapola) per la presentazione di spalla.

Cercare l’indice della parte presentata durante il travaglio serve a confermare la presentazione fetale e a verificare i piccoli movimenti di rotazione che il feto deve eseguire per scendere lungo il canale del parto.

10. Induzione medica del travaglio di parto

In presenza di indicazioni mediche, materne o fetali, non si attende l’insorgenza spontanea del travaglio di parto, ma lo si fa iniziare artificialmente, modificando il collo dell’utero.

Ciò può avvenire con mezzi chimici (gel contenenti prostaglandine introdotti in vagina o nel canale cervicale), oppure con mezzi fisici (catetere di Foley, inserito nel canale cervicale).

Una volta indotti i mutamenti nel collo dell’utero, il travaglio, in molti casi, procede spontaneamente: in caso contrario, si somministra ossitocina. Generalmente si ricorre all’induzione medica del travaglio di parto nelle ultime settimane della gravidanza, oppure oltre il termine.

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11. Lochiazioni

Perdite di sangue e di piccoli residui di tessuti della gravidanza, tipiche delle prime settimane dopo il parto. All’inizio sono nettamente ematiche (rosse), poi sierose (giallastre). Sono segno dell’involuzione e della ricostituzione interna dell’utero.

 

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12. Marcatura

Lieve perdita siero-ematica che si manifesta durante il travaglio, a membrane rotte e a dilatazione completa. Segnala il passaggio della testa fetale attraverso il collo dell’utero, dal quale derivano lacerazioni superficiali.

13. Massaggio uterino

Massaggio vigoroso del fondo dell’utero (cioè della la sua parte più alta) da parte dell’ostetrica o del ginecologo, al fine di favorire la contrattura dell’utero dopo la nascita del bambino e l’espulsione della placenta, qualora ci siano perdite ematiche vaginali superiori alla norma. Generalmente l’utero provvede da sé, formando il globo di sicurezza (si veda la relativa voce).

14. Meperidina

Farmaco sedativo, con attività rilassante sulla muscolatura, somministrato per via endovenosa, sotto monitoraggio cardiotocografico ( si veda la relativa voce), alle donne in travaglio particolarmente provate.

Serve per consentire un periodo di recupero delle forze e di riposo. Purtroppo può provocare, come effetto collaterale, nausea e vomito.

15. Monitoraggio cardiotocografico

Valutazione del benessere fetale e della frequenza delle contrazioni uterine, fatta mediante rilevazione esterna della frequenza cardiaca del feto e del tono dell’utero.

In caso di necessità, è possibile monitorare in modo più accurato la frequenza cardiaca fetale mediante un elettrodo applicato sulla cute della testa del nascituro (scalp fetale).

Il monitoraggio è intermittente in caso di travaglio fisiologico, mentre è continuo in presenza di specifiche indicazioni.

Guarda il video sul monitoraggio cardiotocografico

16. Morsi uterini

Contrazioni dell’utero tipiche dei primi giorni dopo il parto, avvertite perlopiù come dolori lombosacrali. Sono necessarie per la normale involuzione dell’utero.

Sono associate a perdite ematiche, e risultano più accentuate nelle multipare rispetto alle primipare, nonché durante la poppata in caso di allattamento al seno.

Leggi anche: I morsi uterini

17. Ossitocina

Farmaco capace di stimolare la contrattilità del miometrio, cioè la parte muscolare dell’utero, garantendo contrazioni uterine efficaci e valide. Si somministra per via endovenosa, sotto monitoraggio cardiotocografico (si veda la relativa voce). Non rende le contrazioni uterine più dolorose.

18. Partoanalgesia

E’ una procedura attuata dall’anestesista in sala parto per attenuare, fino a eliminarlo, il dolore provocato dalle contrazioni durante il travaglio.

Viene praticata quando il travaglio è bene avviato (con una dilatazione del collo dell’utero di almeno 3-4 centimetri), e deve essere attenuata nel periodo espulsivo (quando la dilatazione del collo dell’utero è di 10 centimetri) per consentire alla partoriente di avvertire la preziosa sensazione del premito e potere così realizzare spinte efficaci.

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19. Parto in acqua

In alternativa alla partoanalgesia, il dolore del travaglio può essere di gran lunga attenuato trascorrendo parte del travaglio, o anche il parto, in acqua. All’interno della sala parto esistono una o più vasche studiate per consentire alla partoriente di distendersi e rilassarsi in posizione semiseduta, immersa fino al petto, nuda, in acqua riscaldata a 37°C.

Con il supporto dell’ostetrica, che dal bordo della vasca guida la partoriente nelle spinte, la futura mamma può accogliere ed abbracciare per prima il bambino appena nato.

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20. Passaggio del feto lungo il canale del parto

Il feto percorre il canale del parto eseguendo in modo autonomo una sequenza di movimenti che gli consentono di adattare le sue dimensioni a quelle del canale in cui deve transitare.

Questi movimenti si articolano in diverse fasi: riduzione della parte presentata (la testa del feto si affaccia e si adatta all’ingresso del canale); impegno nello stretto superiore (la testa del feto supera la parte alta del bacino); progressione della parte presentata (la testa del feto discende nel canale del parto sotto l’azione delle contrazioni uterine); rotazione interna (la testa del feto si adatta, ruotando, alla parte intermedia del canale del parto); disimpegno della testa (la testa del feto oltrepassa il perineo e l’apertura vulvare sotto l’azione delle contrazioni uterine e delle spinte attive); rotazione esterna (la testa del feto, già espulsa, ruota per far adattare le spalle al canale); disimpegno delle spalle (le spalle fuoriescono); espulsione totale.

21. Perineo

Piano di muscoli che chiude inferiormente il piccolo bacino: la sua distensione facilita il passaggio del nascituro.

 

Per favorire una maggiore elasticità di questa struttura può essere utile eseguire dei massaggi delicati con olio di mandorle dolci nelle ultime quattro o cinque settimane di gravidanza.

 

Leggi anche: Massaggio perineale

 

22. Periodo dilatante

E’ lo stadio in cui le contrazioni uterine diventano regolari e dolorose, la parte terminale dell’utero si espande, e si completa la dilatazione del collo dell’utero, fino a 10 centimetri.

Ha una durata inferiore nelle pluripare e superiore nelle nullipare, cioè le donne che non hanno mai partorito in precedenza.

23. Periodo espulsivo

E’ la fase in cui il feto attraversa il canale del parto ed esce all’esterno del corpo materno: è caratterizzata da contrazioni uterine intense e dalle spinte attive della partoriente. Ha una durata inferiore nelle pluripare e superiore nelle nullipare.

24. Post partum

Periodo di due ore, immediatamente successivo al parto, in cui la puerpera viene tenuta in osservazione e vengono controllate la temperatura, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la diuresi, le lochiazioni e la contrazione-retrazione dell’utero.

Lo si trascorre all’interno della sala parto, e rappresenta anche il momento in cui coccolare il neonato e provare a nutrirlo attaccandolo al seno.

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25. Premito

Si definisce così la sensazione di aver bisogno di evacuare, dovuta alla pressione della testa fetale sul retto durante l’ultimo tratto del proprio percorso nel canale del parto.

E’ il segno che la partoriente è pronta per dare il via al periodo espulsivo, cioè può iniziare a spingere attivamente durante le contrazioni. Senza questa preziosa sensazione le spinte materne non sono efficaci.

26. Presentazione fetale

E’ rappresentata dalla grossa parte del corpo del nascituro che si introduce nel canale del parto. Può essere la testa (presentazione cefalica), il podice (presentazione podalica), o il tronco (presentazione di spalla). Viene stabilita all’ingresso in sala parto mediante la visita vaginale e l’ecografia.

27. Prodromi del travaglio di parto

Fase iniziale del travaglio di parto, in cui la gestante prova contrazioni uterine irregolari, non dolorose, e ha inizio la dilatazione del collo dell’utero. Ha una durata superiore nelle nullipare rispetto alle pluripare.

In questa fase di preparazione al travaglio attivo hanno un effetto ristoratore il bagno o la doccia calda, grazie al potere rilassante e antalgico dell’acqua.

28. PROM

E’ chiamata anche rottura prematura delle membrane, perché avviene prima dell’inizio del travaglio di parto. E’ caratterizzata dalla perdita di liquido amniotico, lattescente o talora di colore verde, dai genitali.

La futura mamma si sente tipicamente “bagnata”. E’ utile indossare un assorbente per osservare meglio il colore del liquido che è fuoriuscito.

29. Puerperio

Periodo che va dal secondamento (si veda più oltre la relativa voce) alla ripresa dell’attività ciclica delle ovaie.

Dura mediamente 6-8 settimane.

La prima mestruazione dopo il parto, detta capoparto, compare in genere dopo circa 40-50 giorni, o ancora più tardivamente nelle madri che allattano al seno. Durante il puerperio regrediscono tutti i cambiamenti che la gravidanza ha portato con sé.

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30. Punteggio di Apgar

Punteggio che viene dato al neonato al primo e al quinto minuto di vita, valutando come parametri la frequenza cardiaca, la respirazione, il colorito della cute, il tono muscolare e i riflessi.

Esprime lo stato di benessere del neonato e il suo adattamento alla vita al di fuori dell’utero. Il massimo livello è di 10/10. Prende il nome dalla sua ideatrice, l’ostetrica Virginia Apgar.

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31. Sacco amniotico

E’ l’involucro costituito dalle membrane amnio-coriali, che contiene il feto immerso nel liquido amniotico. Si rompe spontaneamente durante il travaglio, o talvolta prima di esso. In alcuni casi se ne decide la rottura artificiale.

32. Secondamento

Fase terminale nella quale la placenta, che ha messo in comunicazione indiretta madre e feto consentendo gli scambi di ossigeno e di nutrienti durante tutta la gestazione, si distacca dall’utero e fuoriesce all’esterno, grazie a un numero limitato di spinte.

L’espulsione della placenta avviene dopo pochi minuti dalla nascita del bambino, ed è decisamente meno fastidiosa rispetto alla fuoriuscita del feto.

33. Spinte attive

Contrazioni volontarie dei muscoli addominali e del diaframma, detti anche torchio addominale: sono sincrone con la contrazione uterina, e hanno luogo a dilatazione completa.

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34. NOSTROFIGLIO CONSIGLIA: Storie del parto

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35. Tampone vagino-rettale per Straga

Esame per la ricerca dello Streptococco beta emolitico di gruppo A.

Si esegue fra la 35ma e 37ma settimana di gravidanza, e ha lo scopo di identificare le gestanti portatrici di questo batterio, le quali dovranno essere sottoposte a terapia antibiotica endovenosa durante il travaglio di parto per prevenire i casi di infezione neonatale, molto rari ma gravi.

Muco striato di sangue, contenuto nel canale cervicale durante la gravidanza. Viene espulso con l’iniziale dilatazione del collo uterino. Purtroppo la sua osservazione non consente di prevedere dopo quante ore insorgerà il travaglio.

37. Tumore da parto

Deformazione edematosa della parte presentata del feto (si veda la voce “presentazione fetale”), dovuta all’accumulo di liquidi. E’ causata da una prolungata permanenza nel canale del parto dopo la rottura del sacco amniotico, ed è completamente reversibile nell’arco di pochi giorni.

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39. Ventosa ostetrica

E’ una piccola coppetta di plastica che il ginecologo decide di applicare, solo in casi particolari, sulla testa del feto per accelerare la sua nascita durante il periodo espulsivo.

Quando la ventosa ostetrica viene utilizzata si pratica in genere l’episiotomia, allo scopo di agevolare il disimpegno della testa fetale.

Le trazioni esercitate dal ginecologo tramite la coppetta sono sincrone con le spinte materne, per cui partoriente e ginecologo agiscono insieme e, quasi sempre, la nascita del bambino ha luogo in pochi minuti.

40. NOSTROFIGLIO CONSIGLIA: Agenda del neonato

E quando nasce, ricordati di seguire l'agenda del neonato.

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Aggiornato il 08.06.2018

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