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Eparina nel post parto: quando è necessaria?

di Francesca De Ruvo - 28.01.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
L'eparina nel post parto viene utilizzata in seguito a un cesareo oppure quando sono presenti fattori di rischio per una trombosi venosa profonda

In questo articolo

Molto spesso dopo un parto cesareo alla neomamma vengono prescritte le punture di eparina da effettuare per circa una settimana al fine di prevenire il rischio di tromboembolia venosa. Ma questo non è l'unico caso in cui si ricorre all'eparina nel post-parto. L'eparina, infatti, è utilizzata dopo il parto anche in tutte le mamme con trombofilia congenita o acquisita, in coloro che in precedenza hanno avuto una trombosi venosa profonda (TVP) e anche nelle donne che presentano fattori di rischio per una TVP. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza sull'argomento con la ginecologa Valentina Pontello cominciando dalle basi.

Che cos’è l’eparina

L'eparina è un farmaco di origine naturale che ha una funzione anticoagulante, significa cioè che il suo obiettivo è quello di rallentare o bloccare il processo di coagulazione del sangue. "L'eparina viene usata da molti anni nel post parto e anche in gravidanza perché non ha effetti sul feto. Non attraversa infatti la placenta e non viene escreta nel latte materno" precisa la dott.ssa Pontello.

L'eparina viene utilizzata in alcuni specifici casi durante la gravidanza oppure nel post-parto quando le donne sono esposte a un rischio maggiore di sviluppare trombi o emboli venosi.

Perché nelle donne in gravidanza aumenta il rischio di trombosi?

Durante la gravidanza il sangue tende a coagulare di più. Si tratta di una condizione fisiologica che si instaura fin dall'inizio della gestazione e che si accentua nell'ultimo trimestre e nelle prime due settimane dopo il parto: una "strategia" del nostro corpo per ridurre la possibilità di emorragie durante il parto.

Il rovescio della medaglia, però, è che questa tendenza può aumentare leggermente il rischio che si formino trombi (coaguli), soprattutto se sono presenti alcuni fattori di rischio che portano a una predisposizione trombofilica. Tra questo troviamo:

  • anomalie ereditarie della coagulazione del sangue (trombofilie ereditarie). Tra le forme più frequenti ci sono quelle dovute a mutazioni nel fattore V di Leiden e nel fattore II;
  • anomalie acquisite della coagulazione del sangue (trombofilie acquisite). Tra le forme acquisite ricordiamo la sindrome da anticorpo antifosfolipidi, una malattia autoimmune che può aumentare le possibilità di avere complicazioni durante la gravidanza.
  • età superiore ai 35 anni;
  • obesità;
  • fumo di sigaretta;
  • eccessiva sedentarietà.

L'utilizzo dell’eparina nel post parto

Negli ospedali italiani quasi tutte le donne che partoriscono con taglio cesareo sono sottoposte a iniezioni di eparina nel post parto per circa una settimana/dieci giorni.

Ma cosa dicono le linee guida nazionali e internazionali a riguardo?

"Le società scientifiche sostengono che la somministrazione di eparina nel post parto vada raccomandata a tutte le donne con trombofilia congenita o acquisita e a chi ha avuto una trombosi venosa profonda (TVP)", risponde Valentina Pontello, ginecologa. E poi aggiunge "in questi casi si deve seguire la terapia sia durante la gravidanza che nel post-parto per 6 settimane".

Negli altri casi, invece, c'è un dibattito aperto su quelle che possono essere le indicazioni all'utilizzo dell'eparina nel post parto. Da un lato, infatti, abbiamo le linee guida del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (RCOG), aggiornate nel 2015 e seguite dalla nostra Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), che prendono in considerazione i fattori di rischio della donna.

Secondo le linee guida RCOG, quindi, se è stato eseguito un cesareo d'urgenza o se sono presenti due o più fattori di rischio tra cui:

  • cesareo elettivo (programmato);
  • parto pretermine;
  • età della donna superiore a 35 anni;
  • obesità con BMI superiore a 30;
  • donna fumatrice;
  • la donna ha già partorito almeno due volte;

la paziente dovrà sottoporsi alle iniezioni di eparina per almeno 10 giorni dopo il parto.

Donne a basso, medio o alto rischio

Chiaramente sarà il medico a prescrivere le iniezioni di eparina dopo il parto e, come prevedono le linee guida, saranno tenuti in considerazioni i fattori di rischio elencati poco sopra. In base alla presenza di uno o più fattori, esistono donne a rischio basso, a rischio medio e a rischio alto.

Donne a basso rischio: sono coloro che hanno meno di 35 anni di età, che non hanno situazioni passate di trombi in famiglia e che hanno avuto un cesareo elettivo senza complicazioni. In questo caso l'unica raccomandazione è la mobilizzazione precoce.

Donne a rischio medio: sono quelle donne che sono state sottoposte a cesareo d'urgenza e che presentano altri fattori di rischio (età superiore ai 35 anni o storia medica familiare con casi di trombi). In questo caso le linee guida prevedono punture di eparina e, durante la degenza in ospedale, l'utilizzo di calze anti-trombo.

Donne ad alto rischio: sono coloro che sono state sottoposte a un cesareo e che hanno molteplici fattori di rischio. Si tratta spesso di donne che hanno dovuto assumere l'eparina già durante la gravidanza. In questo caso si associano punture di eparina e, durante la degenza in ospedale, l'utilizzo di calze anti-trombo.

"Recentemente, però, l'American College of Obstetricians and Gynecologists ha ristretto le indicazioni all'utilizzo dell'eparina nel post parto alle sole donne con trombofilia accertata e a chi ha almeno un rischio calcolato del 2-5% di sviluppare una trombosi venosa profonda" spiega la dott.ssa Pontello. E oggi sappiamo che indicativamente il rischio stimato di trombosi venosa profonda dopo un cesareo è inferiore all'1%. "Un rischio molto basso considerando che le puerpere sono tendenzialmente donne giovani, sane e che vengono mobilizzate precocemente nel post-partum, anche dopo un taglio cesareo" precisa Pontello.

Il rischio, quindi, secondo l'American College of Obstetricians and Gynecologists, è quello di utilizzare l'eparina in donne che in realtà non ne avrebbero bisogno.

A tal proposito, uno studio retrospettivo pubblicato pochi mesi fa sulla rivista Obstetrics and Gynecology ci dice che l'uso liberale dell'eparina nel post parto si associa a:

  • rischio di emorragia post-parto superiore a 1 litro con necessità di trasfusione;
  • complicanze sulla ferita del cesareo;
  • rischio di un nuovo intervento per emorragia.

Nelle conclusioni, gli autori dello studio sostengono dunque che le linee guida andrebbero riviste. "Se vogliamo fare una medicina basata sulle evidenze scientifiche, è chiaro che tutta questa situazione va ripensata, ma dovremo aspettare ancora del tempo prima che i protocolli vengano aggiornati. Al momento è in corso uno studio sull'aspirinetta, che potrebbe essere un'alternativa più sicura ed economica, ma anche in questo caso non possiamo fare altro che aspettare" commenta Valentina Pontello, ginecologa.

Come si utilizza l’eparina?

L'eparina si usa per iniezione sottocutanea, la quale può essere fatta sull'addome oppure sulle cosce. Non serve eliminare la bollicina d'aria presente nella siringa perché aiuta a ridurre la probabilità di sviluppare un ematoma nella sede di inoculo.

Se si salta una dose è importante recuperare appena ce ne si rende conto, a meno che la successiva non sia troppo vicina. In caso di sovradosaggio di eparina, infatti, si rischia di andare incontro ad emorragia. È inoltre importante valutare anche le interazioni con altri farmaci, compresi i semplici antinfiammatori e antidolorifici.

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