Episiotomia, che cos'è, perché si fa e quali sono le sue conseguenze
L'episiotomia è una piccola incisione effettuata sulla parete vaginale e sui muscoli del perineo che si pratica quando il parto naturale diventa difficile. Questo piccolo taglio viene effettuato nel momento in cui appare la testa del nascituro e serve per facilitarne l'uscita ed evitare lacerazioni o ridurne il rischio. Vediamo insieme quando è necessario farla, quali sono le conseguenze, quando è possibile evitarla e quali sono i tempi di guarigione.

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In questo articolo
Episiotomia: che cos'è
L'episiotomia è un intervento chirurgico piuttosto comune nella pratica ostetrica, finalizzato a facilitare il passaggio del feto durante il parto vaginale. Detta anche perineotomia, l'episiotomia prevede l'incisione del perineo (l'area presente tra la vulva e l'ano) in modo da aumentare la distensione dell'orifizio vaginale.
Episiotomia in Italia e in Europa
In base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, in Italia l'episiotomia viene praticata nel 60% circa dei parti naturali, oscillando tra il 50% delle regioni del Nord e una media del 70% registrato al Sud. Un tasso davvero alto, se paragonato al 20% raccomandato dall'OMS (o meglio al 10% auspicato come percentuale ottimale) e alle percentuali molto più basse di certe nazioni europee, come l'Olanda (8%) o l'Inghilterra (14%).
Episiotomia: come si esegue
L'incisione del perineo può essere effettuata in tre modi principali:
- mediana (incisione longitudinale)
- laterale (incisione trasversale)
- mediolaterale (incisione obliqua)
La scelta del tipo di incisione viene effettuata dal chirurgo anche sulla base delle caratteristiche della paziente, del feto e del modo in cui esso si presenta. A livello generale, si tende a preferire l'incisione mediana perché di più facile guarigione.
L'operazione viene effettuata sotto anestesia locale, che si rende superflua se la donna è già stata sottoposta ad anestesia epidurale.
Episiotomia: perché si pratica
L'episiotomia è stata introdotta nella pratica clinica nella prima metà del Settecento e ha conosciuto fino ad epoche recenti una grande diffusione, con grande propensione alla sua esecuzione da parte dei medici.
In genere si ritiene che tale pratica possa ridurre:
- nella madre, il rischio di lacerazione del perineo e la possibile incontinenza fecale e urinaria dovuta al parto;
- nel feto, il rischio di distocia delle spalle e di altre complicanze, come l'ipossia nei travagli complicati.
In pratica, la creazione di tale ferita servirebbe a prevenire ferite più gravi e incontrollate.

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Episiotomia: gli svantaggi
I benefici sopra elencati sono stati accettati a lungo come veritieri, nonostante mancassero prove scientifiche concrete a sostegno di tali ipotesi.
Solo negli ultimi anni, valutazioni statistiche hanno portato molti medici a scoraggiare la pratica dell'episiotomia, riservandola ai soli casi in cui i benefici dell'intervento superano i suoi svantaggi. Tra questi ultimi vi sarebbero:
- aumento delle emorragie post-parto (l'episiotomia ha un effetto inibitorio sulla secrezione di ossitocina, un ormone che tende ad aumentare le contrazioni uterine, importanti per l'arresto dell'emorragia derivante dal distacco della placenta);
- dolore locale che può durare settimane o mesi dopo il parto, ostacolando la ripresa dei rapporti sessuali e arrivando, in alcuni casi, a interferire persino con l'allattamento;
- la ferita può complicarsi con infezioni;
- la lacerazione (e il conseguente indebolimento) dei muscoli del pavimento pelvico, può creare seri problemi di incontinenza.
Per tutte queste ragioni, l'episiotomia andrebbe riservata solo a casi particolari, ad esempio quando la donna presenta un canale del parto stretto o quando il bambino che sta per nascere è macrosomico, entra in sofferenza o si presenta podalico con i testicoli.
Episiotomia: come evitarla
Durante la gravidanza è importante che la donna acquisisca la consapevolezza che la vagina e il perineo hanno la capacità di distendersi in maniera adeguata durante il parto, senza necessità di intervenire chirurgicamente.
Alcune condizioni riducono il rischio che la donna possa trovarsi in situazioni tali da richiedere l'episiotomia.
- travaglio nella posizione che si preferisce
- massaggio perineale durante il travaglio
- arrivare alla fase espulsivaa in forze
- informarsi sull'ospedale dove si vuole partorire
La prima è che possa condurre il travaglio nella posizione che preferisce: accovacciata, in piedi, carponi, seduta, sono posizioni che consentono di sfruttare meglio la forza di gravità e che la donna dovrebbe poter cambiare a suo piacimento per assecondare via via i movimenti di discesa del piccolo.
Sembra inoltre che l'esecuzione di massaggio perineale durante il travaglio da parte dell'ostetrica possa rilassare i muscoli vaginali e questo potrebbe ridurre il rischio di ricorso all'episiotomia. Non è ancora chiaro se sia davvero così, ma queste pratiche potrebbe comunque aiutare a ridurre il dolore durante il parto.
Potrebbe inoltre essere d'aiuto arrivare alla fase finale del parto ancora in forze. Bere e mangiare qualcosa di leggero durante il travaglio può aiutare, e anche restare a casa il più possibile - in un ambiente tranquillo e protetto - prima di andare in ospedale.
Infine, un consiglio: informarsi prima sull'ospedale scelto per il parto, per cercare di capire se è ancora uno di quelli in cui l'episiotomia viene praticata di routine o meno.
Episiotomia: trattamento post-operatorio
Dopo la nascita del bambinio, la ferita prodotta dall'episiotomia viene richiusa con alcuni punti di sutura, sempre in anestesia locale (tale intervento tende a essere più doloroso rispetto all'incisione in sé).
Nei giorni successivi occorre prestare particolare attenzione alla disinfezione della ferita, da praticarsi più volte al giorno e sempre dopo la minzione e la defecazione, secondo le indicazioni del ginecologo con prodotti specifici. Dopo il lavaggio, è importante asciugare la ferita con aria calda o tamponando delicatamente con un asciugamano pulito e morbido. Se il medico lo ritiene opportuno è anche possibile applicare creme o spray anestetizzanti per mitigare il dolore.
Dopo quanto guarisce la ferita?
La durata della guarigione è molto soggettiva ed è difficile indicare delle tempistiche precise. Un piccolo trucco per alleviare il fastidio è quello di ricorrere alla "ciambella" per sedersi, che evita di esercitare una pressione diretta sulla cicatrice.
Episiotomia e rapporti sessuali: dopo quanto tempo si torna alla normalità?
Tornare ai normali rapporti sessuali dopo un'episiotomia richiede un po' di tempo. Infatti la guarigione è lenta perché la cicatrice non si secca in fretta, trattandosi di una zona intima poco esposta ad aria e luce.
Di norma è bene aspettare e cominciare a pensare ai rapporti con il partner dopo almeno un mese dal parto. Passato un mese, se ancora non ti senti in forma, consulta il tuo ginecologo di fiducia, che saprà consigliarti anche esaminando la cicatrice. È bene non avere fretta, se la cicatrice non è completamente guarita un rapporto sessuale potrebbe acuire il dolore. È importante ascoltare il tuo corpo e rispettare i suoi tempi.
Altre fonti per questo articolo:
Episiotomy during childbirth: not just a 'little snip' in The Conversation
ACOG: New Recommendations on Obstetric Lacerations su Medscape
Episiotomy and Repair Medication, approfondimento specialistico su Medscape
How can I avoid episiotomy? su Babycenter.com
Domande e risposte
L'episiotomia fa male?
L’esecuzione dell’incisione non fa male per due motivi:
- Viene iniettato un anestetico locale nella zona in cui si intende eseguire il taglio
- Quella zona in periodo espulsivo è praticamente priva di sensibiltà dolorifica.
Come evitare l'episiotomia?
E' importante bere e tenere idratata pelle e tessuti. Un altro accorgimento è eseguire un massaggio perineale con un olio idratante naturale come l’olio di mandorla.