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Fotografo in sala parto, come funziona?

di Alice Dutto - 25.02.2021 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Quali sono le regole, a chi rivolgersi e come funziona questo servizio che mamme e papà cominciano a chiedere durante il parto

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Immortalare il primo attimo di vita, il primo abbraccio con la mamma e la prima carezza del papà con scatti di un fotografo professionista. Negli Stati Uniti è una realtà già da anni, mentre in Italia è da poco che si parla di fotografi in sala parto.

«Prima si chiede al ginecologo che segue la futura mamma e poi si chiede l'autorizzazione al medico o all'ostetrica responsabile della sala parto» spiega Anna Palermo, socia AFINEB (Associazione Fotografia Italiana Neonati E Bambini), titolare dello Studio Clorofilla di Genova.

Come funziona

«In genere, questo servizio fa parte di un'attività più ampia che si compone di uno shooting in gravidanza, uno durante il parto e uno nel primo mese di vita del bambino – continua la fotografa –. Poi le immagini vengono messe in un album da sfogliare». Il tutto a un costo che, in media, parte da circa 700 euro.

La prima cosa è un incontro con i genitori: «qui cui si capiscono un po' di dettagli operativi: da che tipo di foto vogliono a quali sono le loro necessità».

Il giorno del parto, la fotografa aspetta il messaggio del padre del piccolo, che le fa sapere qual è la dilatazione della futura mamma, in modo da organizzarsi e dirigersi verso l'ospedale: «Arrivo verso le battute finali, quando si è arrivati agli 8-9 centimetri di dilatazione. Prima di entrare, mi lavo con con prodotti particolari per sterilizzare la pelle e poi indosso il camice».

Dentro, dice la professionista, i medici sono tranquilli, «anche perché durante il parto spesso ci sono molte persone: dall'ostetrica al medico di guardia, al ginecologo. Quindi basta avere l'accortezza di non intralciare o disturbare e nessuno si accorge della mia presenza».

Certo, è bene cercare di essere discreti, ma molto dipende dalla sensibilità del singolo fotografo: «Per non disturbare questo momento intimo, in genere, mi metto di lato e in disparte. Mi piace cogliere questo momenti come una spettatrice privilegiata ma senza entrare dentro all'azione. In genere non scatto mai dalla parte in cui sta per nascere il bambino, mentre l'obiettivo è quello di catturare il primo abbraccio con la mamma e i primi momenti insieme».

Il parere dei medici

«Ormai i papà che immortalano con il telefono i primi istanti di vita dei loro figli, sono la norma – dice la professoressa Irene Cetin, direttore ostetricia e ginecologia Ospedale Sacco di Milano –.

Ci sono poi anche frequenti richieste di giornalisti che vogliono documentare speciali attività che facciamo in ospedale. Se valutiamo che sia d'interesse farlo, provvediamo a dare la mia autorizzazione e quella della direzione sanitaria dell'ospedale».

Non sono ancora capitati casi in cui fossero i genitori stessi a chiedere di avere un fotografo in sala parto: «Ma se sono motivati a farlo, non siamo contrari. Chiediamo solo il rispetto dell'intimità del momento, perché il parto è un evento che deve essere tutelato nella sua naturalità».

E poi si possono fotografare solo mamma, papà e bambino e non lo staff, che in quel caso dovrebbe rilasciare un'autorizzazione personale. «Credo sia legittimo per la gestante chiedere la presenza di un fotografo. Vi sono tuttavia delle limitazioni che riguardano il personale medico e ostetrico e la loro privacy. Tutti i fotogrammi digitali devono essere approvati dai soggetti presenti in sala parto o cancellati» precisa Enrico Ferrazzi, primario della Clinica ostetrica e ginecologica dell'Ospedale dei Bambini V. Buzzi di Milano.

Per procedere, ci sarà comunque bisogno dell'autorizzazione del direttore della sala parto e/o della direzione sanitaria.

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