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La moda di mangiare la placenta dopo il parto. Meglio di no

di Valentina Murelli - 08.05.2015 - Scrivici

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In assenza di studi scientifici che dimostrino i benefici (e i rischi) della cosiddetta placentofagia, cioè di mangiare la placenta - sempre più di moda negli Stati Uniti, per il momento è meglio evitare

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Negli Stati Uniti sta diventando una moda: non sono ancora tante, ma sono sempre di più le donne che, dopo il parto, decidono di mangiare la propria placenta. Eppure, non c'è alcuno studio scientifico a sostegno di questa pratica, come sottolinea la patologa Rebecca Baergen del Weill Cornell Medical Center di New York, esperta di patologia placentare, in un'intervista rilasciata alla rivista Scientific American.

Perché mangiare la placenta?


Le ragioni che possono spingere a questa decisione un po' bizzarra sono diverse: alcune donne pensano che la placenta, naturalmente molto ricca di ferro e altre sostanze nutritive, possa aiutarle a recuperare le forze dopo il parto. Altre che possa dare una mano con l'allattamento, promuovendo la produzione di latte. Altre ancora che permetta di ridurre il rischio di depressione post parto.

Da qui l'idea di frullati o piatti a base di placenta. Negli Stati Uniti c'è addirittura un libro di ricette, e per chi non volesse mettersi ai fornelli (o consumarla cruda) la soluzione è un'altra, l'incapsulamento. In pratica, la placenta viene cotta (in genere al vapore), tagliata a fette, essiccata e ridotta in polvere, da inserire in piccole capsule. Si può farlo a casa da soli oppure, in alcuni paesi, rivolgersi a singoli o ad aziende che offrano questo servizio.

Ma serve davvero mangiare la placenta?


"In effetti alcune donne riferiscono di aver tratto beneficio dal fatto di aver ingerito la placenta" commenta Rebecca Baergen. "Dicono di sentirsi più in forze, di stare decisamente bene. Però al momento non c'è nessuno studio scientifico che abbia documentato davvero questi effetti positivi. Probabilmente molto dipende dall'effetto placebo".

Di fronte allo scetticismo dei più, le mamme "convinte" ricordano che la pratica di mangiare la placenta è molto diffusa nel regno animale. "È vero - spiega Baergen - ma gli animali fanno un sacco di cose che noi non facciamo". Secondo la patologa, negli animali questo comportamento ha più a che fare con la necessità di nascondere le prove del parto appena avvenuto per evitare attacchi di predatori.

E comunque, se si va a vedere (come ha fatto l'autrice del blog canadese Maman Éprouvette) che cosa succede in popolazioni primitive o dove sopravvivono usanze tradizionali e che cosa succedeva in epoca storica, si scopre che sono davvero pochissime le testimonianze di placentofagia. A indicare che, di norma, gli esseri umani non lo fanno e non l'hanno mai fatto.

I possibili rischi


A mettere in guardia contro la pratica non c'è solo il peso della tradizione: la placenta, infatti, potrebbe essere veicolo di infezioni batteriche o virali e contenere residui di sostanze di scarto, come il meconio.

Certo, i rischi si riducono se l'organo viene consumato dopo cottura - ma in questo caso si inattivano molte delle sostanze che potrebbero avere effetti positivi - e se viene ingerita la propria placenta e non quella di altre donne (eventuali microrganismi presenti sono probabilmente già in circolo nell'organismo materno). Ma non si possono escludere del tutto.

"In realtà neppure i rischi sono mai stati documentati scientificamente perché non ci sono studi specifici" chiarisce la patologa. Però forse questa non è una ragione sufficiente per correrli. Soprattutto a fronte del fatto che anche i benefici sono soltanto ipotetici.

Conclude Baergen: "Se avessi appena partorito e fossi preoccupata dalla depressione post partum, o addirittura ne fossi colpita, cercherei trattamenti di dimostrata efficacia, come quelli proposti dalla medicina moderna, invece di rivolgermi a metodi dubbi".

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