Parto cesareo: si può scegliere?
In Italia si partorisce per via chirurgica con percentuali sopra la media europea e, stando alle linee dell'Organizzazione mondiale della sanità, in una misura considerata eccessiva. Secondo i dati disponibili più recenti del ministero della Salute, riferiti all'anno 2021, "il 31,2% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all'espletamento del parto per via chirurgica". Cosa significa questo, che nel nostro paese il parto cesareo si può scegliere con anticipo rispetto al momento del parto e richiederlo liberamente? Non è così, seppur le differenze con le percentuali di cesareo negli altri Paesi europei lo faccia sospettare: Fonti dell'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, registrano una media di cesarei che oscilla dal 24,2% al 25,3% nelle regioni settentrionali e occidentali del vecchio continente. Com'è, dunque, la situazione lungo lo Stivale? Quali sono i diritti della donna rispetto al parto? Ne parliamo con Alessandra Bellasio, ostetrica, consulente professionale in allattamento certificata IBCLC, divulgatrice sanitaria e founder di Unimamma.it.
Esiste un problema di ricorso al taglio cesareo eccessivo?
"Contestualizziamo innanzitutto il panorama circa i dati disponibili sul parto in Italia e rispetto alle linee guida internazionali - premette Bellasio -: il dato di riferimento sono le linee dell'Organizzazione mondiale della Sanità del 1985 che, a livello globale, pongono un obiettivo limite rispetto alla percentuale di tagli cesarei, e questo è del 10-15%. Sopra questa soglia, l'esecuzione non è considerata più giustificabile. A questo elemento, però, andrebbe tenuto conto degli specifici contesti geografici, del tasso di mortalità alla nascita di ogni singolo Paese, del numero medio di figli per donna e dell'età media del primo parto per comprendere meglio. In questo contesto di numeri, dobbiamo in ogni caso cercare di soddisfare le raccomandazioni globali".
Quali sono i tipi di parto cesareo a cui ricorrere?
"Il parto cesareo si distingue in - spiega l'esperta -:
- parto cesareo programmato o elettivo: questo viene deciso per tempo e viene fissata una data su indicazione medica che stabilisce in base a motivazioni diverse quali, ad esempio, la posizione podalica del feto, le condizioni cliniche della gestante e altri elementi, di programmare l'intervento. Generalmente la decisione è presa dal medico ginecologo.
- parto cesareo urgente: questo è tipicamente deciso durante il travaglio o in una situazione che rischia di diventare pericolosa per la salute della mamma e del bambino. Anche in questo caso l'equipe prende la decisione di ricorrere all'operazione.
Per entrambe le situazioni la donna firma il consenso informato ed è messa al corrente di eventuali rischi e condizioni dovute all'esecuzione dell'intervento chirurgico".
Cosa prevede la legge italiana sul taglio cesareo?
"Senza indicazioni mediche a supporto, il taglio cesareo non è considerato giustificato - chiarisce l'ostetrica -. Il desiderio materno di ricorrere a questa tecnica non è indicazione medica per la sua attuazione. A livello legislativo abbiamo un vuoto normativo: la legge non permette di accedere al cesareo su richiesta ma nei fatti si oppongono due diritti inalienabili. Se da un lato per la donna, per principio di autodeterminazione della propria salute fisica e psichica, è lecito chiedere il parto cesareo, dall'altra parte è lecito per il medico rifiutare tale richiesta e non prestare tale servizio".
Le differenze da regione a regione.
"La situazione in Italia è molto disomogenea e le differenze nei dati rivelano grandi divari tra regioni del nord e del sud rispetto al ricorso al parto cesareo. La sanità con la sua organizzazione su base regionale e i singoli presidi ospedalieri che rispondono a protocolli ad hoc complicano ulteriormente la situazione. Una evidenza è che nelle strutture private, in particolare al sud, sono eseguiti molti più interventi. Esistono anche alcune strutture pubbliche organizzate per accogliere la richiesta materna di taglio cesareo anche laddove non vi sia un'indicazione medica; in queste realtà sono spesso presenti ambulatori dedicati nei quali le donne, a partire dalla ventiquattresima settimana di gestazione, possono richiedere un colloquio ed esprimere una prima intenzione di accedere al taglio programmato. In questa sede il personale sanitario illustra potenziali rischi e scenari e la donna ha ulteriore tempo per riflettere sulla sua scelta. Sono soprattutto i grandi ospedali che superano i 3000 parti all'anno a essere in grado di far fronte a queste richieste, ed è comunque una realtà ancora poco diffusa".
La tocofobia permette di chiedere il parto cesareo?
"La tocofobia è una paura incontrollata dei dolori del parto - chiarisce l'ostetrica -: molti ospedali hanno la possibilità di garantire colloqui con professionisti quali psicologi e psicoterapeuti al fine di certificare una paura del parto tale da rendere pericolosa l'esperienza del parto stessa.
La violenza ostetrica, vissuti o resoconti traumatici di parto possono incidere su questa forma di paura nella donna. La certificazione del professionista è una disposizione medica idonea alla richiesta del parto cesareo".
Accedere al parto cesareo è un diritto della donna?
"Dal mio punto di vista la donna ha il diritto di poter scegliere come partorire e di desiderare per sé la situazione migliore e che farà stare bene lei e il suo bambino - conclude Alessandra Bellasio -. Vero è, e va ricordato, che secondo recenti indagini, l'85% delle donne preferisce partorire naturalmente. La questione è importante e riguarda la presa di consapevolezza che ogni donna ha diritto a desiderare per se stessa nel momento in cui pensa alla sua prossima esperienza di parto".
L'intervistata
L'intervistata è Alessandra Bellasio, ostetrica, consulente professionale in allattamento certificata IBCLC, divulgatrice sanitaria e founder di Unimamma.it. Attiva sui social con un seguitissimo profilo Instagram, Bellasio fornisce consigli e offre videocorsi per vivere al meglio i periodi della gravidanza e dell'allattamento.