Parto con ventosa: quando si fa e quali sono le conseguenze
Si partorisce da migliaia di anni, ma per fortuna oggi il tasso di riuscita dei parti è molto più alto di un tempo, sia per la mamma che per il bambino. Perché ciò avvenga, entrano in gioco la medicina, la tecnologia e alcuni strumenti. Oggi parliamo del parto con ventosa.
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Parto operativo vaginale e ventosa
La ventosa è uno strumento che serve a facilitare l'uscita dal canale vaginale del bambino. Viene usata appunto una ventosa, che ha la forma di una coppetta aspirante, fatta in modo da aderire alla testa. Mentre la comunità scientifica è concorde nel favorire sempre il parto vaginale spontaneo, a volte si rende necessario quello operativo proprio perché il bambino non riesce a uscire.
Com’è fatta la ventosa per parto
La ventosa è proprio quello che dice la parola stessa: una ventosa di gomma che, aderendo alla testa del bambino, permette al personale medico di estrarlo dal canale vaginale tramite l'aspirazione, facilitandone la rotazione e l'uscita. La più raccomandata e utilizzata in Italia è quella di tipo omnicup, in quanto associata a rischi minori per il neonato.
Quando si fa ricorso al parto operativo vaginale
La ventosa è uno strumento che viene utilizzato solo in alcuni casi, per scongiurare la sofferenza fetale e come alternativa al parto cesareo, che resta l'ultima possibilità, dove possibile, da valutare. In particolar modo, è indicata per:
- alterazioni del tracciato e quindi della cardiotocografia (anomalie nell'attività cardiaca del feto)
- arresto del travaglio
- esaurimento delle forze da parte della madre
In ogni caso, l'uso della ventosa ostetrica viene attentamente valutato dal personale medico ed eseguito da personale qualificato, quando qualsiasi altro tentativo di parto naturale non è possibile.
Quando non bisogna usare la ventosa
Esistono anche delle controindicazioni all'uso della ventosa ostetrica, che il personale medico tiene in considerazione quando si presenta sofferenza fetale o la madre ha esaurito le forze durante il travaglio e non riesce più a spingere.
Tra queste ci sono:
- meno di 32 settimane di gestazione
- dilatazione incompleta
- posizione scorretta del feto
- patologie fetali legate al rischio di fratture craniche o di emorragia
Come si svolge il parto con ventosa ostetrica
Se la situazione inizia a far sospettare il bisogno di ricorrere alla ventosa ostetrica (in genere dopo tre ore di spinte attive nelle nullipare), l'équipe medica controlla prima di tutto il tracciato CTG per valutare l'insieme del complesso clinico, non soltanto il battito fetale. Non sempre, in caso di ipossia fetale, è raccomandato ricorrere alla ventosa. Successivamente verifica che non ci siano controindicazioni all'uso: a questo punto, si informa la paziente su come si svolgerà la procedura, ma se ne chiede anche il consenso (verbale).
Si considerano poi i fattori fisici: completa dilatazione, rottura delle membrane, posizione cefalica e corretta del feto, e solo poi si passa all'applicazione della ventosa sul cranio del bambino, iniziando poi ad aspirare e trazionando quando la madre spinge.
Ventosa o forcipe?
Il parto naturale è sempre preferibile a qualsiasi altro tipo di parto, ma non sempre purtroppo è possibile. Prima di ricorrere al parto cesareo, però, si valuta la possibilità di eseguire un parto operativo con ventosa oppure uno con forcipe. Tra i due strumenti, la ventosa è preferibile al secondo perché considerata più sicura per il bambino e la mamma. In generale, il forcipe è stato quasi completamente sostituito dalla ventosa e dal parto cesareo.
I rischi della ventosa ostetrica
In realtà la ventosa ostetrica non ha rischi particolari, sempre che venga utilizzata nel rispetto delle indicazioni, come dilatazione completa, giusto posizionamento del feto e preparazione del personale medico. Non è nemmeno necessario svolgere un'episiotomia e non è causa di lacerazioni più del parto naturale. Noon è necessario nemmeno un'anestesia e non è pericolosa per il bambino: le conseguenze più comuni, seppur rare, sono ematomi sulla testa, sanguinamento degli occhi, distocia della spalla o ittero.
La ventosa per il parto è uno strumento usato solo in pochi casi, quando il travaglio si trova a un punto d'arresto, la mamma non ha più le forze per spingere e il bambino è in sofferenza. Ma è una pratica semplice che non ha grandi rischi, se non qualche piccola conseguenza sul bambino risolvibile in breve tempo.