Home Gravidanza Parto

Parto indotto con prostaglandine: cos’è e cosa sapere

di Simona Bianchi - 24.03.2023 - Scrivici

parto-indotto-con-prostaglandine-cos-e-e-cosa-sapere
Fonte: Shutterstock
Il parto indotto con prostaglandine è uno dei metodi per stimolare l'avvio del travaglio. In cosa consiste, cosa sapere e quando viene fatto

In questo articolo

Parto indotto con prostaglandine: cosa sapere

La prostaglandine è un ormone che viene prodotto anche naturalmente dal corpo della donna per l'avvio del travaglio. Nel caso del parto indotto con prostaglandine si introduce una piccola quantità di gel o una piccola garza a base di questo ormone in vagina per ammorbidire il collo dell'utero e preparare l'inizio del parto. Il travaglio è un evento naturale che di solito inizia spontaneamente, ma ci sono casi in cui il medico potrebbe proporre l'induzione per velocizzare il momento della nascita.

Quando si propone l’induzione del parto

L'Organizzazione mondiale della sanità definisce la gravidanza "protratta" quando si prolunga oltre le 42 settimane. I medici, solitamente, propongono l'induzione al parto tra la 41esima e la 42esima settimana tenendo conto anche del rischio di morte intrauterina nelle gravidanze che si protraggono oltre questo periodo. Dopo un'attenta valutazione, gli specialisti in generale propongono il parto indotto:

  • Quando la gravidanza si è protratta appunto oltre le 42 settimane a causa dell'aumento dei rischi per mamma e bambino
  • Nel caso in cui si siano rotte le acque da più di 24 ore, ma il travaglio non sia partito spontaneamente. In questo caso l'induzione viene proposta perché potrebbe aumentare il rischio di infezione
  • Se è emerso un rischio per la salute della madre e/o del bambino, per esempio se si è ridotta la quantità del liquido amniotico, se c'è stato un aggravamento del diabete o dell'ipertensione della madre oppure un ritardo di crescita del bambino.

La differenza tra il travaglio naturale e quello indotto

Le contrazioni nel parto indotto sono fin da subito molto forti e intense. Per questo motivo questa tecnica può risultare più dolorosa del travaglio naturale. Per controllare il dolore possono essere proposti diversi metodi di controllo. Tra quelli non farmacologici si sono rivelati utili:

  • La respirazione
  • Il movimento
  • I massaggi
  • L'immersione in acqua o doccia.

Inoltre, compatibilmente con l'organizzazione dell'ospedale in cui si partorisce, si può fare richiesta anche di tecniche farmacologiche, come l'analgesia epidurale.

L'induzione al parto viene praticata in ospedale e sotto controllo medico/ostetrico. Nel caso ci siano le condizioni idonee, in primo luogo viene proposta una visita ostetrica per valutare se lo stato del collo dell'utero è pronto per il travaglio e controllare il battito cardiaco del bambino per valutare il benessere fetale. Successivamente, il medico decide quale metodo proporre per l'induzione.

I diversi tipi di induzione al parto

A seconda dei casi, ci sono diversi metodi per indurre il parto:

  • Con gel o piccola garza a base di prostaglandine (appunto il parto indotto con prostaglandine): come detto in precedenza consiste nell'inserire una piccola quantità di gel o una piccola garza in vagina per ammorbidire il collo dell'utero e preparare l'inizio del travaglio. In questo caso il battito fetale viene valutato a intervalli regolari, ma non di continuo, tramite il cardiotocografo. A parte questi momenti la mamma potrà camminare e muoversi liberamente
  • Con palloncino (singolo o doppio): viene inserito in vagina un tubicino che può essere riempito con una soluzione salina. Si formano così uno o due palloncini, che esercitano una pressione sul collo dell'utero che avvia la dilatazione. Anche in questo caso il battito fetale viene valutato a intervalli regolari
  • Con ossitocina: si tratta di un ormone naturalmente prodotto dall'organismo durante il travaglio. Questo metodo prevede che l'ossitocina sintetica sia somministrata con una flebo: in questo caso il monitoraggio del battito cardiaco del feto è continuo.

I vantaggi del parto indotto con prostaglandine

La prostaglandine, entrando in contatto diretto con la cervice uterina, ne stimola la maturazione che a sua volta facilita l'avvio del travaglio. A differenza del gel, se si usa la garza (o fettuccia) si ha un rilascio graduale dell'ormone. La garza è imbevuta di Dinoprostone, un ormone sintetico che porta i muscoli dell'utero a contrarsi e aiuta la cervice a dilatarsi. Il vantaggio del parto indotto con prostaglandine sarebbe una riduzione del casi di sofferenza fetale rispetto agli altri metodi.

Alcuni studi avrebbero dimostrato che l'induzione con prostaglandine faciliterebbe il parto vaginale senza provocare ulteriori problemi alla donna e al feto. In ogni caso, è il medico a valutare e decidere il metodo più idoneo e se è il caso di ricorrere all'induzione a seconda della situazione specifica della paziente.

Crea la tua lista nascita

lasciandoti ispirare dalle nostre proposte o compila la tua lista fai da te

crea adesso

TI POTREBBE INTERESSARE

ultimi articoli