Perché i neonati alla nascita piangono?
Il momento in cui il nostro piccolo viene alla luce è un lungo istante di tensione e speranza, che giunge al suo culmine quando il bimbo esplode nel suo primo vagito. Ma perché i neonati alla nascita piangono? Rispondere a questa domanda è essenziale per capire meglio la natura umana e, soprattutto, le esigenze del nuovo arrivato.
Per comprendere a fondo l'importanza del pianto del bambino alla nascita, anticipiamo che medici e infermiere sono preparati a indurlo qualora non accadesse in modo naturale. Il pianto del bambino è vita, è forza, è un modo straordinario per prendere il proprio posto nel mondo. Ma vediamo i dettagli.
Cosa dice la neuroscienza
Fino a neanche tanto tempo fa era piuttosto comune credere che il cervello del neonato fosse incapace di ragionamenti complessi, alla nascita. In buona sostanza si riteneva che i piccoli appena nati avessero una mente immatura e quasi del tutto indifferente a ciò che accade intorno a loro.
A riparare a questo errore di valutazione hanno pensato accurati studi neuroscientifici, che hanno dimostrato che, in realtà, il cervello del bambino è molto, molto più complicato di quanto si potesse immaginare, al punto che durante il parto è il neonato stesso a dare "una mano", al netto delle sue capacità.
Stando alla neuroscienza, dunque, il pianto del bambino è un atto (quasi) consapevole e non meccanico: è una risposta d'adattamento vera e propria che il piccolo mette in atto per cominciare a respirare e muoversi in un ambiente diverso, complicato, tanto inesplorato quanto già intrinsecamente ritenuto "proprio".
Il pianto del bambino dal punto di vista scientifico
Ma, scientificamente, perché i neonati alla nascita piangono? Cerchiamo di spiegarlo con parole semplici. Il neonato, fino al momento della nascita, riceve l'ossigeno necessario all'interno dell'utero per mezzo della placenta. Nel corso dei nove mesi di gestazione, i suoi polmoni maturano perfettamente ma non sono in funzione: d'altronde, il piccino è ricoperto di liquido amniotico.
Quando il bambino viene spinto fuori, la sua mente (e qui torna l'accenno alla neuroscienza) comprende che non c'è modo di rifornirsi di ossigeno nella maniera che, fino a quel momento, era considerata "consueta". Così vengono lasciati dei segnali per stimolare i polmoni, che inizieranno a contrarsi e a espandersi dolcemente.
Ciononostante, piccole quantità di fluido potrebbero rimanere all'interno dei polmoni e nelle vie respiratorie e qui arriva il pianto: per mezzo di quest'ultimo non solo i bambini iniziano a respirare, ma spingono fuori i rimasugli. È per questo, tra l'altro, che il pianto inizia spesso in maniera sommessa e gorgogliante e diventa via via più acuto: liberatosi di tutti i fluidi rimasti, il nostro piccolo comincia a respirare nella maniera corretta.
I motivi comuni del pianto del bambino alla nascita
Il primo vagito è tanto simbolico quanto fondamentale. A differenza di quanto si potesse credere qualche decennio fa, i motivi alla base del pianto del bambino alla nascita non hanno del tutto a che fare con un ipotetico passaggio traumatico dal ventre della madre al mondo esterno.
Come abbiamo visto, le ragioni sono strettamente legate al funzionamento del corpo e dell'apparato respiratorio. Tuttavia, se il piccolo non inizia a piangere entro i primi minuti dal parto, vengono prese delle misure per farlo piangere. In passato il neonato veniva tenuto saldamente a testa in giù e riceveva dei piccoli schiaffetti sul sedere.
Ciò gli provocava un piccolo dolore che lo spingeva anche a muoversi e a liberare le vie aeree ostruite. Le moderne tecnologie, però, permettono di disostruire le vie liberatorie per mezzo di una pompa di aspirazione. In quel caso il neonato piange per via delle contrazioni polmonari indotte.
Un'altra ragione per cui il piccolo può piangere alla nascita è legata a ciò che viene utilizzato per avvolgerlo. Se il neonato non piange subito, infatti, medici e infermiere possono decidere di fasciarlo con un asciugamano, la cui trama è decisamente più ruvida rispetto al liquido amniotico: la sensazione irritante viene percepita come nuova e scatena la reazione.
Come calmare un bambino che piange?
Chiedersi come calmare un bambino che piange alla nascita è, in realtà, superfluo. Come abbiamo visto, il piccolo piange letteralmente per vivere e prendere il suo posto nel mondo: c'è davvero poco di cui preoccuparsi.
Nonostante ciò, è più che normale (oltre che scientificamente dimostrato) che le vocalizzazioni del piccolo scatenino delle reazioni di cura nella neomamma, che sentirà immediatamente il bisogno di tenere con sé e coccolare il nuovo nato.
Di base, basta questo: il contatto con la madre conforta il bambino, il suo odore e la sua presenza lo fanno sentire a suo agio.
Che succede se il neonato non piange alla nascita?
Chiudiamo con una domanda che molte donne si pongono: che succede se il piccolo non piange alla nascita? In realtà se il bambino non comincia a piangere immediatamente non c'è nulla di cui preoccuparsi. Occorre infatti guardare alla situazione del complesso: molti bimbi non piangono subito, ma vengono al mondo di un perfetto colorito rosa, si muovono perfettamente e sono vigili.
Ci sono piccini che iniziano a piangere dopo qualche minuto, con tutta calma. Se invece non accade, chiaramente, il pianto deve necessariamente essere indotto perché è fondamentale. A occuparsene è generalmente l'equipe medica, che può optare per i metodi che abbiamo già citato: la pompe d'aspirazione, una sculacciata all'antica, l'utilizzo dell'asciugamano e persino dei massaggi che possono stimolare il piccolo.
Fonti per questo articolo
- Articolo scientifico: La neuroscienza della nascita;
- Articolo scientifico: Born to Cry: una dissezione genetica della vocalizzazione infantile;
- Articolo scientifico: Baby cry recognition is independent of motherhood but improved by experience and exposure