Home Gravidanza Parto

Punti nascita poco sicuri se ci sono meno di 500 parti all'anno

di Francesca Amè - 14.02.2014 - Scrivici

epidurale_alternative.180x120
L'associazione ginecologi ospedalieri minaccia uno sciopero nazionale e lancia l'allarme. In Italia ci sono 128 punti nascita che non garantiscono una guardia ginecologica e pediatrica attiva 24 ore su 24. Le situazioni più critiche: in Campania (21 strutture ‘a rischio’), in Sicilia (19), in Puglia e Lazio (10)

Parti poco sicuri in Italia: ci sono ancora troppi punti nascita inadeguati nel nostro Paese. L’ultima triste notizia arriva da Cagliari, dove una quarantenne di origine filippina è morta la scorsa settimana dando alla luce la sua bambina: durante il parto, avvenuto nella clinica Villa Elena del capoluogo sardo, per la madre sono sopraggiunte complicazioni (probabilmente un’embolia o un’emorragia) e non c’è stato nulla da fare.

I ginecologi italiani sono sul piede di guerra e minacciano un nuovo sciopero nazionale: l’ultimo, clamoroso, era avvenuto un anno fa. Per la prima volta nel nostro Paese sono stati sospesi nelle sale parto pubbliche e private i parti programmati, garantendo solo le urgenze. Ora si potrebbe fare il bis, con un nuovo sciopero generale.

Ginecologi e ostetriche chiedono maggiore sicurezza: sono ancora 128, secondo i dati forniti dall’Aogoi (Associazione Ginecologi ospedalieri), i punti nascita insicuri. Quali sono? Quelli che fanno meno di 500 parti all’anno e non garantiscono uno standard adeguato di personale, assistenza e macchinari. Nell’ultimo anno 40mila bambini sono stati partoriti in questi centri, 40mila dunque sono stati i parti ‘insicuri’: «Sono stati tutti parti a rischio», tuona l’Aogoi che chiede al Parlamento la chiusura dei punti nascita non adeguati perché non possiedono una guardia ginecologica e pediatrica attiva 24 ore su 24.

La chiusura di questi punti nascita così come l’incremento del numero di ostetriche nei reparti maternità erano al centro dell’accordo Stato:-Regioni nel settore della sanità: parliamo di un accordo sottoscritto nel 2010, ma ancora oggi la legge è lettera morta.

Le situazioni più critiche? In Campania (21 strutture ‘a rischio’) , in Sicilia (19), in Puglia e Lazio (10). «Non chiediamo la chiusura di strutture per favorire altri centri: chiediamo la loro messa in sicurezza. E’ in gioco la vita delle pazienti che si rivolgono in alcuni centri sanitari», ha concluso Vito Trojano, presidente di Aogoi.

Potrebbero interessarti altri articoli della sezione Parto

TI POTREBBE INTERESSARE

ultimi articoli