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Rooming in: linee guida e vantaggi

di Luisa Perego - 24.01.2023 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Rooming in: linee guida per farlo in sicurezza ce ne sono? Perché il rooming in è così importante per mamma e bambino in ospedale ma anche a casa?

In questo articolo

Rooming in: linee guida

La vicenda accaduta all'ospedale Pertini di Roma, dove un neonato è deceduto nel letto della mamma che lo stava allattando, ha colpito l'opinione pubblica e turbato molti genitori. Perché è così importante il rooming in? Linee guida ce ne sono? Quali sono i vantaggi dello stare h24 con il bambino? E se momentaneamente non si riesce ad accudire il lattante che cosa si può fare? In attesa dei risultati del riscontro diagnostico, abbiamo raccolto le linee guida sul rooming in e sull'importanza di questa pratica per mamma e bebè.

Il rooming in è la compresenza del neonato nella stanza della mamma nei giorni che seguono il parto in ospedale ma anche a casa.

In questo modo la neomamma lo può attaccare al seno o prendere in braccio in ogni momento, indipendentemente dagli orari prestabiliti per le poppate. Questa pratica serve a favorire l'allattamento, il bonding e il contatto fisico. Viene consigliato anche a casa, alle dimissione, per almeno nei sei mesi successivi la nascita del bebè o fino all'anno, per diminuire il rischio di SIDS, l'improvvisa morte in culla del lattante.

Viene incentivato il co-sleeping nella stessa stanza (room-sharing), ma non il bed-sharing,  ovvero condividere il letto con il neonato. Su questa pratica gli esperti si dividono tra chi sostiene non ci siano ancora evidenze della pericolosità e chi afferma sia una delle principali cause di SIDS, il fenomeno della morte in culla. Quindi sì a condividere la stessa stanza insieme al bambino nel suo primo anno di vita (posizionando per esempio la culla di fianco al lettone o affidandosi a una next to me).

Ecco le principali linee guida per farlo in sicurezza.

Rooming in e l'importanza per l'allattamento al seno

Come si legge sul documento "Dichiarazione congiunta OMS/UNICEF, L'allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e sostegno.

L'importanza del ruolo dei servizi per la maternità. OMS, Ginevra, 1989", il contatto tra madre e figlio, che si realizza sia a livello epidermico che visivo immediatamente dopo la nascita, dovrebbe continuare offrendo alla madre la possibilità di tenere sempre il bambino con sè.

"La pratica del "rooming in" dovrebbe quindi sostituire quella di tenere madre e figlio in camere separate e a contatto soltanto durante "visite" programmate. La prima pratica presenta una serie di importanti vantaggi: per esempio, facilita il crearsi di un legame affettivo, rende possibile l'allattamento al seno tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento e permette un contatto più stretto con il padre e gli altri familiari. Il rischio di infezioni neonatali, che rappresenta una delle principali preoccupazioni, risulta inferiore se il neonato rimane nella camera materna piuttosto che nell'ambiente chiuso di una nursery, in cui si possono sviluppare gravi epidemie. Il mantenimento del contatto madre-figlio favorisce la colonizzazione della pelle e del tratto gastroenterico del neonato da parte dei micro-organismi materni, che tendono a non essere di natura patogena e contro i quali agiscono gli anticorpi contenuti nel latte materno. Il neonato è quindi contemporaneamente esposto e protetto dagli organismi contro cui svilupperà un'immunità attiva solo in un periodo successivo. I neonati tenuti nella nursery, invece, tendono ad essere soggetti ai batteri portati dal personale ospedaliero, micro-organismi che, in generale, sono più patogeni e spesso resistenti a molti farmaci antibiotici e contro cui non esistono anticorpi specifici nel latte della madre. Ciò spiega la facilità con cui le infezioni cutanee, gastrointestinali e delle vie respiratorie si diffondono in tali ambienti. La pratica del "rooming-in" elimina anche la necessità per il personale di portare i neonati dentro e fuori le camere materne, percorrendo talvolta lunghi tragitti all'interno dell'ospedale o della clinica e gli consente così di svolgere altre mansioni.

Il "rooming-in" può essere gestito in vari modi, in base alla struttura dell'ospedale o del reparto di maternità. Il principio fondamentale è consentire alla madre libero e facile accesso al neonato grazie alla sua vicinanza fisica, sia che il piccolo divida il letto con lei, traendo così molti importanti vantaggi, sia che si trovi in un altro letto posto nella stessa stanza".

Il peso di ogni neonato alla nascita dovrebbe essere registrato su una tabella della crescita. La pratica del rooming-in dovrebbe costituire la norma per tutti i neonati sani e le madri dovrebbero essere incoraggiate ad allattare i propri bambini tutte le volte che sollecitano nutrimento.

Rooming in: vantaggi e linee guida

Il rooming in ha lo scopo di favorire il legame e l‛intimità tra madre e neonato. Per questo viene limitata il più possibile la separazione tra madre e neonato al tempo strettamente necessario alle pratiche assistenziali, offendo contemporaneamente tutto il sostegno e la guida necessari da parte del personale infermieristico ed ostetrico, per la presa in carico del neonato da parte della madre, potendo comunque usufruire dei locali del Nido con libero accesso in qualsiasi momento, per allattare, accudire il bambino o per confrontarsi con il personale in servizio.

Come abbiamo visto, il rooming-in:

  • favorisce la pratica dell‛allattamento al seno
  • riduce i rischi di infezione nel neonato 
  • permette l‛acquisizione da parte della madre di una maggiore autonomia nella cura del proprio figlio
  • rende meno frequenti gli episodi di pianto nel neonato in quanto viene consolato dall‛abbraccio, dalla voce, dall‛odore e dal battito cardiaco della madre. 

Che cosa non fare durante il rooming in

Come si legge nel documento "Rooming-in e allattamento al seno", dell'Ospedale di Urbino, "Durante il Roomin-in si raccomanda ai genitori di non condividere il letto con il neonato che, a poppata o contatto terminati, deve essere adagiato nella propria culla in posizione supina (a pancia in su) e con il viso e il collo liberi da coperte".

Rooming in: se la mamma non è in quel momento in grado di badare al neonato?

Il tipo di parto non è un impedimento per il rooming-in e lo possono praticare in sicurezza per esempio anche le mamme che hanno partorito con parto cesareo. Come si legge sul documento dell'Ospedale Burlo Garlofolo di Trieste "POLITICA AZIENDALE SULL'ALLATTAMENTO E L'ALIMENTAZIONE DEI BAMBINI", può capitare che una mamma non sia in grado di prendersi cura della propria neonato per vari motivi, dovuti al parto, all'analgesia o a terapie effettuate. 

"In questi casi si identifica una strategia personalizzata per ridurre al minimo la separazione mamma-bambina/o includendo nell'assistenza, se necessario, o un caregiver, o con l'aiuto del reparto di Neonatologia. Qualunque tipo di strategia viene concordata con la madre dopo averla debitamente informata sugli effetti della separazione e sulle possibili strategie da attuare".

Fonti:

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