Placenta
La placenta è l'organo che sostiene lo sviluppo del feto durante la gravidanza. È l'unico organo transitorio che abbiamo e anche l'unico in condivisione tra due individui, mamma e feto. Attraverso la placenta si svolgono gli scambi metabolici e nutrizionali tra il sangue materno e quello fetale: cos' arrivano al feto sostanze nutritive e ossigeno e vengono allontanati dal feto sostanze di scarto.
La placenta, inoltre, è sede di un'intensa attività di produzione ormonale e di complessi fenomeni di natura immunologica, che aiutano a proteggere il feto (che per il 50% ha geni di origine paterna) dal sistema immunitario della mamma.
La placenta è costituita da una componente materna, la decidua basale, che deriva dalla trasformazione dello strato interno dell'utero, e da una fetale, i villi coriali, che originano dal trofoblasto. Lo sviluppo ha inizio nel momento dell'impianto dell'embrione, ma la piena funzionalità è raggiunta intorno ventesima settimana di gravidanza.
Tra le patologie della placenta sono comuni le anomalie di inserzione. Si parla per esempio di placenta previa quando la placenta è inserita in prossimità dell'orifizio uterino interno, collocato verso la vagina, o addirittura si sovrappone ad esso.
Se la placenta non si formi in modo adeguato o funziona "male" possono esserci conseguenze negative per la gravidanza e anche a lungo termine per la salute del bambino. Anomalie e insufficienze della placenta sono considerate alla base delle principali patologie della gravidanza come la restrizione della crescita fetale oppure la preeclampsia. Inoltre, una placenta che funziona male può influenzare il rischio di sviluppare, da adulti, ipertensione, diabete, alcuni tipi di cancro e addirittura disturbi psichiatrici e cognitivi (teoria dell'origine fetale delle malattie).
Il distacco di placenta è una complicazione della gravidanza, in cui la placenta si stacca in tutto o in parte dall'utero prima della nascita del bambino.
Dopo la nascita la placenta deve staccarsi. Anzi, questo distacco è una fase fondamentale del parto stesso, è il secondamento. Il problema nasce quando il distacco si verifica prima del parto, perché si riduce o si arresta del tutto il rifornimento di ossigeno al bambino.
Una precisazione: stiamo parlando dei distacchi che possono intervenire dopo le 20 settimane di gravidanza, per i quali non c'è possibilità di recupero. Altro discorso sono i piccoli distacchi del trofoblasto, il precursore della placenta, che si possono verificare fino a 14-15 settimane di gravidanza, si manifestano con perdite e sanguinamenti e sono spesso senza conseguenze.
Se il distacco è minimo, non ci sono praticamente conseguenze. Se invece riguarda una porzione più estesa di placenta, al bambino non arrivano più sostanze nutritive e ossigeno a sufficienza.
L'espressione "placenta previa" si riferisce a una situazione in cui la placenta si inserisce nella parte bassa dell'utero, andando a coprire in parte o interamente l'orifizio uterino, una sorta di imbuto che conduce al collo dell'utero. In condizioni normali, la placenta si impianta nella parte superiore della cavità uterina, ma in un caso su 200-250 circa può insediarsi appunto nella parte bassa.
Dato che durante il travaglio l'orifizio uterino si dilata per consentire il passaggio del feto, questo potrebbe provocare distacchi improvvisi della placenta, potenzialmente molto pericolosi per mamma e bambino. Quando la placenta è previa centrale, si ricorre sempre ad un parto cesareo programmato, perché al momento del travaglio, con la dilatazione del collo uterino, si determinerebbe un distacco di placenta, con un rischio molto elevato di sofferenza fetale.
Si definisce placenta accreta una condizione nella quale la placenta aderisce all'utero in modo anomalo, eccessivo, arrivando a invaderne lo strato muscolare - miometrio - dal quale è invece solitamente separata.
Se l'invasione è particolarmente profonda si parla di placenta increta, e di placenta percreta se è completa, potendo in alcuni casi arrivare a interessare anche gli organi vicini come la vescica. Questa condizioni rappresenta un rischio per la mamma perché quanto la placenta è attaccata troppo saldamente all'utero può succedere che alcuni frammenti vi rimangano attaccati dopo il parto, con la possibilità di emorragie importanti o infezioni, entrambi potenzialmente letali.