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Quanti giorni dopo la data presunta del parto si può partorire?

di Francesca Capriati - 23.03.2021 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Quanti giorni dopo la data presunta del parto si può partorire: parto oltre il termine, quali sono i rischi? A quante settimane si partorisce in media?

Quanti giorni dopo la data presunta del parto si può partorire

La data presunta del parto è arrivata ma non sembra accadere nulla? Sei a 40 o 41 settimane e niente contrazioni? Non è così raro: la data presunta del parto è solo una data stimata che viene fatta ad inizio gravidanza, ma non può garantire che il giorno della nascita sarà proprio quello. È normale partorire prima o dopo la data del parto e in alcuni casi la gravidanza può continuare ancora per due settimane dopo la data presunta. Vediamo, quindi quanti giorni dopo la data presunta del parto si può partorire e quali rischi ci sono.

In questo articolo

Come calcolare la data presunta del parto

La durata media della gravidanza è di 280 giorni, o 40 settimane, a partire dal primo giorno dell'ultimo ciclo mestruale.

Durante la prima visita di controllo in gravidanza, il ginecologo utilizzerà uno strumento molto semplice, chiamato regolo, che serve proprio a calcolare in pochi minuti quale sia la data presunta del parto (DPP). Questa datazione potrà essere resa ancora più precisa attraverso un'ecografia che valuterà la crescita e lo sviluppo fetale. Tuttavia è bene sapere che la datazione della gravidanza verrà fatta sempre calcolando 40 settimane a partire dal primo giorno delle ultime mestruazioni.

Utilizza il calcolatore di Nostrofiglio per conoscere la data del parto prevista o DPP.

Età gestazionale

Si definisce età gestazionale il numero di settimane che intercorre tra il primo giorno dell'ultimo ciclo mestruale e il giorno del parto. Dal momento che non è possibile stabilire con certezza quale sia il giorno del concepimento, si comincia a contare dall'ultima mestrazione, quindi in genere 14 giorni prima della data del concepimento e fino il giorno del parto. Chiaramente l'età gestazionale non è l'età effettiva del feto, che può essere valutata in sede ecografica ma non viene utilizzata per stabilire la data presunta del parto e non viene usata nemmeno per valutare la durata della gravidanza, per la quale si usa, come abbiamo visto, l'età gestazionale.

La durata della gravidanza: classificazioni

  • Parto pretermine: avviene prima della 37esima settimana di gestazione
  • Parto a termine: avviene tra le 37 e le 41 settimane di gravidanza
  • Parto post-termine: avviene alla 42esima settimana o dopo.

Parto oltre il termine

Secondo le linee guida viene definito parto oltre il termine (o gravidanza protratta) quando il parto avviene a 42 settimane o oltre. Una gravidanza viene definita, invece, tardiva, quando il parto avviene a 41 settimane.

Alcuni fattori possono favorire una gravidanza post-termine, ad esempio l'obesità, una precedente gravidanza post-termine, ma anche essere primipare.

A quante settimane si partorisce in media?

A quante settimane si può partorire senza rischi per il bambino? L'induzione del travaglio viene considerata alla 41-42esima settimana, soprattutto nei casi in cui la cervice è favorevole, ed è raccomandata dopo la 42esima settimana.

Secondo gli studi, in media il parto avviene alla 39esima settimana, ma i primi figli hanno meno probabilità di nascere in tempo: possono venire alla luce in ritardo, ma anche prima della 37esima settimana. 

Secondo i dati circa 60 donne su 100 partoriscono entro la data presunta parto, per altre 35 donne su 100, le contrazioni iniziano da sole entro due settimane dalla DPP, mentre ci vuole più tempo per circa 5 donne su 100. 

Rischi della gravidanza post-termine

La ricerca mostra che quando la gravidanza dura più di 41 settimane potrebbero esserci alcuni rischi per il bambino come:

  • Macrosomia fetale: dimensioni e peso più grandi della media;
  • parto cesareo;
  • sindrome postmaturità, caratterizzata da alcuni sintomi come una minore quantità di vernice caveosa, della lanugine, colorazione del liquido amniotico e della pelle;
  • basso livello di liquido amniotico (oligoidramnios) che può influenzare la frequenza cardiaca del bambino e comprimere il cordone ombelicale durante le contrazioni.

Durante le visite di controllo a fine gravidanza, il medico controllerà le dimensioni, la frequenza cardiaca, la posizione del bambino.

Verranno eseguiti regolari monitoraggi della frequenza cardiaca fetale e una valutazione del volume del liquido amniotico.

In alcuni casi, potrebbe essere raccomandata l'induzione del travaglio: la stimolazione delle contrazioni uterine prima che il travaglio inizi spontaneamente.

Fonti

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