Lo hanno visto chiaramente alcuni ricercatori tedeschi, grazie a uno studio di cui rendono conto sulla rivista Molecular Systems Biology e in cui sottolineano che i cambiamenti della regolazione genica possono a loro volta influenzare il rischio che il bambino vada incontro, durante l'infanzia o addirittura da adulto,ad alcune malattie, in particolare del sistema respiratorio.
Ora, che il fumo in gravidanza faccia male - a mamma e bambino - non è certo una novità. Sappiamo che aumenta il rischio di disturbi della crescita, di malformazioni, di morte in utero. E gli effetti non si fermano qui: i figli di mamme fumatrici corrono infatti più rischi degli altri di sviluppare asma, allergie e addirittura alcuni alcuni tipi di cancro.
Facciamo un passo indietro. Tutti noi abbiamo sempre gli stessi geni che, ricordiamolo, sono fatti di DNA. Li abbiamo quando siamo ancora embrioni o feti nella pancia della mamma, li abbiamo da bambini e poi da adulti e da anziani. E tutti questi geni sono sempre uguali in qualunque cellula del nostro corpo, che si tratti di una cellula del cervello o di una del sangue. Quello che cambia - nei vari momenti della nostra vita e anche da cellula a cellula - è la loro espressione, cioè il fatto che siano accesi o spenti. Durante certi momenti della vita fetale saranno accesi alcuni geni e spenti altri, e viceversa durante la vita adulta. Idem per le cellule: a seconda della funzione svolta, in ciascuna saranno accesi solo certi geni e non altri.
Accensione e spegnimento non sono casuali: devono essere ben orchestrati perché tutto vada per il meglio. Alcuni fattori, però, sono in grado di interferire con questa orchestrazione, modificando il quadro dell'espressione genica. Succede con certi fattori ambientali - inquinanti o appunto fumo di sigaretta - che agiscono attraverso meccanismi in grado di modulare lo stato on/off dei geni senza intervenire direttamente sul DNA di cui sono fatti, ma per esempio aggiungendo o togliendo al DNA stesso dei particolari gruppi chimici. Nel complesso, questi meccanismi prendono il nome di epigenetica.
E sono proprio questi i meccanismi studiati da Lehmann e collaboratori. In pratica, gli scienziati hanno seguito 629 coppie mamme-bambini da poco prima della nascita dei piccoli al loro quarto compleanno, valutando una serie di fattori tra i quali l'abitudine al fumo della mamma. Per prima cosa, i ricercatori sono andati a vedere l'insieme dei meccanismi epigenetici di regolazione dei geni sia nelle mamme ancora incinte, sia nel sangue del cordone ombelicale dei neonati. Scoprendo che c'erano grosse differenze tra mamme fumatrici e mamme non fumatrici, e tra i bambini delle prime e quelli delle seconde.
Lehman e colleghi, inoltre, hanno scoperto che questi cambiamenti tendono a persistere per anni dopo la nascita dei bambini, anche se hanno potuto stabilire se questo dipendesse direttamente dal fatto di essere stati esposti al fumo durante la vita in utero o dal fatto di essere esposti dopo. In genere, infatti, le donne che fumano durante la gravidanza continuano a farlo anche dopo.
Non è tutto: i ricercatori hanno anche scoperto che i cambiamenti nell'espressione dei geni non sono generali, ma riguardano in particolare geni che potremmo definire "direttori", perché a loro volta regolano l'accensione e lo spegnimento di altri geni, in un potente effetto a cascata. Tra questi geni ce n'è una coinvolto nella risposta infiammatoria, il che potrebbe spiegare perché - come verificato anche in questo studio - i figli di donne fumatrici corrono più rischi di sviluppare asma e allergie.
Altri ancora sono invece coinvolti in malattie come diabete, obesità e cancro. Per questo, Lehmann e colleghi pensano che la loro scoperta possa anche aiutare a capire meglio in che modo il fumo di sigaretta influenza il rischio di sviluppare queste malattie.