Come comportarsi se si aspetta un bebè?
“La gravidanza rappresenta, particolarmente nel 2° e nel 3° trimestre, un fattore di rischio per decorsi complicati” spiega il prof. Luigi Frigerio. “Le donne gravide che contraggono l’influenza A hanno infatti maggiori probabilità di contrarre polmoniti o complicanze neurologiche, di sviluppare la malattia in forma più grave e di andare incontro a parto prematuro. La causa sembra vada ricercata soprattutto in un fattore meccanico: man mano che cresce, l’utero sposta più in alto il diaframma e determina già di per sé difficoltà respiratorie, che possono essere aggravate se si contrae l’influenza”.
Vaccino in gravidanza, sì o no?
“Per questi motivi, è altamente raccomandabile che si vaccinino tutte le donne gravide al 2° e 3° trimestre di gravidanza” prosegue il prof. Frigerio. “Anche per loro, così come per i bambini appartenenti alle categorie a rischio, i benefici della vaccinazione sono nettamente superiori agli eventuali rischi. La vaccinazione è consigliata anche alle donne che allattano o che hanno un bambino di meno di 6 mesi, al fine di proteggere il neonato, che ha un sistema immunitario ancora immaturo.
Il vaccino che verrà distribuito per le gravide sarà monodose, adiuvato con squalene ma privo di mercurio. E’ somministrabile nel secondo e terzo trimestre (13-40^ settimana di gravidanza), mentre se ne sconsiglia l’uso nel primo trimestre, perché non ci sono dati sui potenziali effetti sull’embrione e sull’annidamento.
Che fare se si contrae l’influenza in gravidanza?
“Se la donna non presenta fattori di rischio e i sintomi si manifestano in forma lieve, può tranquillamente trascorrere i giorni di malattia a casa, a riposo, assumendo paracetamolo per abbassare la temperatura” consiglia il prof. Frigerio. “È raccomandabile inoltre seguire una dieta leggera e soprattutto bere di frequente, per reintegrare i liquidi persi con la febbre.
Se però la febbre è particolarmente elevata o persiste per oltre tre giorni, se compaiono difficoltà respiratorie o catarro con striature di sangue (segnali di possibili complicanze polmonari), è indispensabile recarsi in ospedale per gli opportuni controlli.
Il ricovero è invece raccomandabile da subito se ci sono fattori di comorbidità, cioè altre patologie associate che aumentano il rischio di complicanze, come patologie polmonari (inclusa l’asma), cardiovascolari, renali, epatiche, ematologiche, neurologiche, neuromuscolari, metaboliche (incluso diabete), immunodepressione (anche causata da assunzione di farmaci), obesità grave oppure gravidanze plurigemellari”.
Consulenza del Prof. Gian Vincenzo Zuccotti, Direttore Clinica Pediatrica Università di Milano - AO Luigi Sacco, del Prof. Luigi Frigerio, presidente della SLOG (Società Lombarda di Ostetricia e Ginecologia) e del dott. Antonio Clavenna, ricercatore presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano.
Leggi anche:
Perché i medici rifiutano il vaccino? Da parte del personale sanitario si è riscontrata una resistenza abbastanza elevata a sottoporsi alla profilassi vaccinale (pare che solo il 45-50% dei medici si stia vaccinando). Perché? “Probabilmente per un fatto ‘culturale’: il personale sanitario non è mai stato abituato a vaccinarsi e questa è la prima volta che viene posta tanta enfasi sull’importanza della vaccinazione” risponde Clavenna. La questione però ha anche avuto un risvolto positivo, poiché le dosi non utilizzate sono già disponibili per le categorie a rischio, che ne hanno sicuramente un maggiore bisogno”.
Dopo quanti giorni dalla vaccinazione si è coperti? Occorrono 2-3 settimane per raggiungere la quantità di anticorpi protettiva.
Dove si fa la vaccinazione? Varia da regione a regione: si può fare presso le ASL, negli ospedali o direttamente dal medico di base. Non è possibile invece acquistare il vaccino in farmacia.
Altri dubbi? Chiedi ai nostri medici nel forum!