Lo iodio è un micronutriente essenziale fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide. La tiroide è una ghiandola endocrina situata nel collo e solo in presenza di iodio sintetizza gli ormoni tiroidei responsabili di diverse funzioni regolando ad esempio il metabolismo energetico, la temperatura corporea, l’accumulo di ioni calcio nel tessuto osseo, l’attività di ipotalamo e ipofisi. In gravidanza ormoni tiroidei svolgono un ruolo chiave molto importante: stimolano lo sviluppo del sistema nervoso del feto. Una loro carenza porta a una patologia che prende il nome di cretinismo, irrecuperabile, caratterizzata da deficit intellettivo e cognitivo. Una donna su tre non sa che in gravidanza il fabbisogno di iodio è quasi raddoppiato!
Dove si trova lo iodio in Italia
Lo iodio è naturalmente presente nel suolo e col passare dei millenni e delle ere geologiche, attraverso le piogge è stato distribuito a mari e fiumi. L’evaporazione dell’acqua permette il suo passaggio nell’atmosfera e suo successivo ritorno al suolo durante le precipitazioni atmosferiche. La sua quantità negli alimenti dipende dalla sua concentrazione nel suolo che varia da zona a zona: sono molte le aree nel Mondo in cui tale oligoelemento è scarso, non solo nelle zone montane ma anche in pianura e sulla costa.
L’Italia è una zona geografica in cui lo iodio è presente in quantità non del tutto sufficiente.
Come si assume lo iodio. L'alimentazione giusta
Lo iodio si assume con gli alimenti, ma la sua concentrazione è molto variabile da alimento ad alimento e da zona a zona. Crostacei, pesce di mare e alghe ne sono particolarmente ricchi; mentre latte, carne, uova, cereali, legumi, frutta e verdura ne contengono in bassa quantità (dipende dal terreno in cui sono stati coltivati o allevati gli animali).
Contenuto medio di iodio negli alimenti
- Pesce marino: 1.2 -2.5 mg/kg
- Molluschi: 0.8 – 1.6 mg/kg
- Alghe marine: 20 – 8000 mg/kg
- Sale marino: 1.4 mg/kg
- Latte vaccino: 50-200 μg/L
- Uova: 70-90 μg/kg
- Carne: 50 μg/kg
- Cereali: 47 μg/kg
- Pesce d’acqua dolce: 30 μg/kg
- Legumi: 30 μg/kg
- Verdura: 29 μg/kg
- Frutta: 18 μg/kg
Il sale iodato: quanto al giorno
Spesso lo iodio introdotto con la dieta non è sufficiente a raggiungere il fabbisogno giornaliero. A tale scopo per prevenire le patologie correlate a carenza di iodio, dal 5 maggio 2005 (Legge 21 marzo 2005, n° 55) in Italia oltre al sale comune, è obbligatoria la vendita di sale iodato che dovrà essere disponibile nei bar, nei ristoranti e nei luoghi di ristorazione collettiva (mense) e potrà essere utilizzato nella preparazione e conservazione dei prodotti alimentari. Secondo l’OMS almeno il 90% delle famiglie dovrebbe far uso di sale iodato, ma attualmente i dati riportano che il 57% delle famiglie lo utilizza regolarmente, il 19% saltuariamente mentre il 23% dice non averlo mai utilizzato.
In quasi tutta Europa si raccomanda un consumo giornaliero di sale iodato di circa 3-5 grammi fornendo assieme agli alimenti introdotti con la dieta una quantità giornaliera di iodio pari a 90-150 μg sufficiente a garantire un adeguato apporto di questo importante micronutriente, riducendo allo stesso tempo l’impatto negativo del consumo eccessivo di sale (cloruro di sodio) su pressione arteriosa e malattie cardiovascolari.
In gravidanza e allattamento sono necessari degli integratori per raggiungere le dosi giornaliere raccomandate con effetto positivo sullo sviluppo delle funzioni tiroidee e delle capacità cognitive e psicomotorie del bambino, confermato da un recente studio pubblicato sull’European Journal of Endocrinology che ha coinvolto Italia, Danimarca, Belgio, Germania e Spagna.
Secondo gli esperti, una tazza di latte al giorno aiuterebbe ad assumere una buona quantità di iodio e dopo lo svezzamento è importante utilizzare cibi ricchi di iodio come pesce di mare almeno due volte a settimana; mentre dopo il primo anno di vita si può iniziare anche a condire gli alimenti con quantità moderata di sale iodato. (Leggi anche: Sale iodato in gravidanza)
Fabbisogno giornaliero
Il fabbisogno giornaliero di iodio nell’adulto è di circa 150 microgrammi al giorno (μg/die), ma durante la gravidanza sale a 200-250 μg/die raggiungendo i 290 μg/die durante l’allattamento.
Tali valori rappresentano la dose raccomandata giornaliera (RDA: Recommended Dietary Allowace) e sono stati decisi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in comune accordo con le principali istituzioni internazionali (AMA, NIH National Research Council, Joint UN FAO/WHO Expert Committee on Food Additives, and the EU IPCS).
RDA nelle fasce di età (μg/die)
- 0-6 mesi -> 110
- 7-12 mesi -> 120
- 1-8 anni -> 90
- 9-12 anni -> 120
- 12 in su -> 150
- In gravidanza -> 220
- Allattamento -> 290
Da sapere sullo iodio:
- La cottura riduce il contenuto di iodio. Le osservazioni mostrano una riduzione del 20% con la frittura, del 58% con l’ebollizione e del 23% con la cottura. - Esistono diversi alimenti arricchiti in iodio (patate, carote…). - Alcuni farmaci contengono iodio in eccesso (es: amiodarone) così i trattamenti dimagranti e anticellulite contenenti alghe.
Carenza di iodio: sviluppo cerebrale e QI a rischio
La carenza di iodio è la causa principale del gozzo dovuto all’aumento delle dimensioni della tiroide, con effetti dannosi sull’organismo indicati nel loro insieme “disturbi da carenza di iodica”. La quantità minima per prevenire il gozzo è di circa 50-75 μg/die.
Gravidanza.
- Particolarmente sensibile alla carenza di iodio è il sistema nervoso del nascituro. Il cervello inizia a svilupparsi intorno alla 3°-4° settimana con la comparsa del tubo neurale sotto l’azione degli ormoni tiroidei. Il feto inizia a produrre i propri ormoni tiroidei solo a partire dalla 12° settimana, quindi nel 1° trimestre il corretto sviluppo di cervello e organi dipende dagli ormoni tiroidei della madre che passano attraverso la placenta. Uno studio condotto dall’Università di Bristol e del Surrey, pubblicato su The Lancet, ha evidenziato come un inadeguato apporto di iodio in gravidanza possa danneggiare il QI (quoziente intellettivo) del nascituro.
Allattamento.
Anche durante l’allattamento è necessario che la madre fornisca al proprio bebè un’adeguata quantità di iodio per una corretta funzione tiroidea. Gravidanza e infanzia sono le fasi della vita in cui carenze di iodio anche lievi, possono provocare gravi danni, irreversibili. Il rischio per i lattanti è molto elevato: il loro fabbisogno di iodio in rapporto al peso corporeo, è maggiore di quello presente in ogni altra età.Infanzia.
Bambini con carenza iodica, spesso nati già da madri che non assumevano corrette quantità di iodio, oltre al gozzo possono presentare riduzione del QI se la carenza è lieve, e ipotiroidismo e cretinismo se severa.
A tal proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda alle donne in età fertile di utilizzare con costanza e regolarità sale iodato e ricorrere a un’eventuale integrazione sia prima che durante la gestazione, in relazione a dieta e area geografica.
Disordini da carenza iodica
In gravidanza: Aborto, anomalie congenite, morte alla nascita, cretinismo;
Nel neonato: ipotiroidismo e gozzo neonatale;
Nell’adolescente: gozzo, ipotiroidismo giovanile, ritardo mentale e nell’accrescimento;
Nell’adulto: gozzo e sue complicanze, ipotiroidismo, deficit intellettivo.
Iodio sì, ma non troppo!
Le Commissioni scientifiche europee e l’US Institute of Medicine, raccomandano di non eccedere con la supplementazione di iodio. Le osservazioni mostrano come assumere 1 mg/die di iodio risulti eccessivo e dannoso, soprattutto in gravidanza e allattamento. I ricercatori dell’Oregon University nel loro studio pubblicato sul Journal of Pediatrics, evidenziano come un consumo eccessivo di iodio in gravidanza porti un temporaneo blocco delle normali funzioni della tiroide e livelli di iodio nel sangue del nascituro 10 volte superiori al normale.
Negli adulti e nei bambini più grandi il blocco delle funzioni tiroidee diminuisce dopo qualche settimana, mentre nei neonati e nel feto, dove la tiroide non è ancora sviluppata, il rischio è di danneggiamento permanente della tiroide con conseguente sviluppo di ipotiroidismo. L’utilizzo di integratori contenenti iodio, soprattutto in gravidanza e allattamento, deve essere fatta sotto attento controllo medico, per non superare il limite di sicurezza previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. (Leggi anche: Alimentazione in gravidanza, cibi ammessi e cibi vietati)
Fonti: Sarah C Bath, Colin D Steer, Prof Jean Golding, Pauline Emmett, Prof Margaret P Rayman - Effect of inadequate iodine status in UK pregnant women on cognitive outcomes in their children: results from the Avon Longitudinal Study of Parents and Children (ALSPAC) – The Lancet Volume 382, No 9889, p331-337, 27 July 2013
Maria José Costeira, Pedro Oliveria, Nadine Correia Santos, Susana Ares, Belen Saenz-Rico, Gabriella Morreale de Escobar, Joana Almeida Palha - Psychomotor Development of Children from an Iodine-Deficient Region - The Journal of Pediatrics
Sarah S. Long - Iodine deficiency during pregnancy - The Journal of Pediatrics
European Journal of EndocrinologyKara J. Connelly, Bruce A. Boston, Elizabeth N. Pearce, David Sesser, David Snyder, Lewis E. Braverman, Sam Pino, Stephen H. La Franchi - Congenital Hypothyroidism Caused by Excess Prenatal Maternal Iodine Ingestion – The Journal of Pediatrics
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