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Tiroide in gravidanza e dopo il parto

di Angela Bisceglia - 28.07.2021 - Scrivici

tiroide
Fonte: Shutterstock
Prima, durante e dopo la gravidanza è importante controllare che la tiroide funzioni correttamente per evitare spiacevoli conseguenze

In questo articolo

La tiroide è un organo strategico per mantenere il corretto metabolismo di tutto l'organismo, una sorta di "benzina" che fa funzionare al meglio la nostra "macchina". Durante la gravidanza la tiroide viene sottoposta a un lavoro extra, indispensabile per lo sviluppo cerebrale e somatico del feto: ecco perché è importante controllare la sua corretta funzionalità ed assumere la giusta quantità di iodio grazie all'alimentazione. Ne parliamo con il dott. Francesco Vitale, endocrinologo, ginecologo e Direttore del Centro Salute Donna di Bari.

Cos’è la tiroide e qual è la sua funzione

La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla posta alla base del collo, appena sopra la clavicola. Nonostante le ridotte dimensioni, la tiroide svolge diverse funzioni fondamentali per la salute. Gli ormoni tiroidei controllano le attività metaboliche, la crescita, lo sviluppo e sono responsabili del funzionamento di molte delle nostre cellule. Inoltre, la tiroide regola la funzione cardiovascolare e influenza anche la fertilità, tanto che secondo un recente studio, sarebbe consigliabile eseguire una valutazione della funzione tiroidea in tutte le donne che richiedono un parere medico per l'infertilità.

Perché la funzione tiroidea è importante in gravidanza?

"Nei primi mesi di gravidanza la funzione tiroidea serve allo sviluppo del sistema nervoso centrale ed allo sviluppo somatico del feto - spiega il dott. Vitale - aspetti importantissimi per la vita del bambino". Per questo motivo durante la gestazione la tiroide viene sottoposta ad un lavoro extra, soprattutto nel primo trimestre, quando l'embrione non produce ancora ormoni tiroidei ed una carenza materna potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo cerebrale e sulla crescita fetale.

Come si può garantire la corretta funzionalità della tiroide in gravidanza?

Per garantire una corretta funzionalità tiroidea è importante aumentare l'apporto di iodio, elemento utilizzato dal nostro organismo per sintetizzare ormoni tiroidei. Lo iodio si può assumere solo attraverso l'alimentazione ed in generale i nostri cibi ne contengono poco, ecco perché si consiglia di sostituire il normale sale da cucina con il sale iodato.

La Società Italiana di Nutrizione Umana raccomanda l'introduzione di 200 μg/die di iodio. "Per assumerne a sufficienza è importante che la donna segua una dieta varia ed equilibrata e che utilizzi esclusivamente il sale iodato", spiega il dott. Vitale. In questo modo si evita di incorrere in una carenza e di dover quindi assumere un integratore.

Come indicato nelle Linee guida dell'American Thyroid Association, in gravidanza una carenza di iodio può essere associata a:

  • ipotiroidismo neonatale, soprattutto per i nati pretermine;
  • rischio di aborto;
  • aumento della mortalità prenatale;
  • disturbi del neurosviluppo;
  • rischio di anomalie congenite.

"Per evitare problemi di questo tipo è quindi importantissimo valutare la funzionalità della tiroide già prima dell'inizio della gravidanza e controllarne poi il corretto funzionamento anche durante i nove mesi" afferma Vitale.

Gli esami da fare

Le alterazioni della tiroide si rilevano con un semplice esame del TSH, cioè l'ormone che controlla il regolare funzionamento della ghiandola. Fortunatamente oggi il dosaggio del TSH viene inserito sempre più spesso tra gli esami di screening preconcezionali anche per le donne senza apparenti disfunzioni della tiroide. Non è raro, infatti, che una donna con un lieve ipotiroidismo (cioè quando la tiroide funziona poco) non presenti alcun sintomo e per questo motivo è ancora più importante valutare fin da subito la funzionalità della tiroide, permettendo così alle future mamme di intervenire subito in caso di alterazioni.

Come ci si regola invece se già prima della gravidanza la donna soffriva di una malattia della tiroide?

Nelle donne con ipertiroidismo o ipotiroidismo già noti, è bene verificare che le cure in atto compensino adeguatamente la funzione dell'organo senza potenziali ripercussioni negative sulla madre o sul nascituro.

Chi soffre di una patologia della tiroide può avere tranquillamente una gravidanza, ma ancor prima del concepimento dovrà rivolgersi al suo endocrinologo di riferimento che, a seconda della patologia, consiglierà le terapie per garantire una corretta funzionalità della tiroide per tutti i nove mesi.

 "Fortunatamente oggi esistono farmaci che possono essere assunti anche in gravidanza in totale sicurezza, senza effetti avversi per la mamme e per il suo bambino" precisa Vitale.

IPOTIROIDISMO

L'ipotiroidismo è una patologia che rallenta il funzionamento della tiroide a causa di una scarsa presenza di ormoni tiroidei. "Si tratta di una condizione da non sottovalutare – spiega il dott. Vitale - perché se non trattato può portare a un maggior rischio di aborto spontaneo (poliabortività), ansia, depressione, problemi cardiaci e anche al rallentamento delle funzioni mentali". 

Più precisamente, secondo la Società Italiana di Endocrinologia, l'ipotiroidismo è una condizione associata a un maggior rischio di:

Inoltre, un ipotiroidismo non trattato durante la gravidanza può essere potenzialmente molto pericoloso non solo per la donna, ma anche e soprattutto per il suo bambino che potrebbe manifestare ritardi della crescita e dello sviluppo cerebrale.

La donna che soffre di ipotiroidismo dovrà quindi continuare la cura iniziata già prima della gravidanza, seguendo i nuovi dosaggi che le prescriverà il proprio medico e sottoporsi a controlli dei valori tiroidei ogni 6-8 settimane, soprattutto nel primo trimestre, per adeguare la terapia.

IPERTIROIDISMO

Nel caso dell'ipertiroidismo, invece, la tiroide funziona più del normale e questo potrebbe provocare contrazioni uterine che condizionano l'andamento della gestazione stessa. Secondo le Linee guida della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, un ipertiroidismo non trattato in gravidanza potrebbe comportare per la donna:

I rischi per il bambino sono invece:

  • basso peso alla nascita per l'età gestazionale;
  • prematurità;
  • morte neonatale;
  • nascita di un feto morto;
  • malformazioni congenite;
  • ipertiroidismo fetale e neonatale.

In caso di ipertiroidismo in gravidanza si dovranno quindi assumere farmaci antitiroidei che inibiscono l'attività della tiroide.

Non di rado, però, le donne affette da ipertiroidismo possono avere in gravidanza una remissione della patologia, che potrebbe non rendere necessario il ricorso a farmaci. 

È vero che dopo la gravidanza possono manifestarsi alterazioni della funzione tiroidea?

In donne affette da una forma di patologia tiroidea, la tiroidite autoimmune, dopo il parto si potrebbe verificare una riattivazione del sistema immunitario con forme transitorie di ipotiroidismo o ipertiroidismo, che nella maggior parte dei casi tendono a remissione spontanea nel giro di 6-8 mesi. In questo lasso di tempo però è importante fare la diagnosi e la cura appropriata, perché alterazioni della funzione tiroidea possono provocare disturbi alla neomamma come tachicardia, stanchezza, ansia, sbalzi d'umore e depressione che le impedirebbero di vivere i primi mesi con il piccolino con la dovuta serenità. "La corretta funzionalità della tiroide non deve essere valutata solo prima e durante la gravidanza, ma anche dopo, ed è importante che tutte le donne ne siano consapevoli" precisa il dott. Vitale

Le terapie atte a correggere l'ipotiroidismo o l'ipertiroidismo (nei dosaggi adeguati) sono compatibili con l'allattamento, per cui la mamma può continuare ad allattare. Come regola generale, è importante che la mamma assuma il farmaco in dosi frazionate e che lo stato tiroideo del neonato venga controllato periodicamente.

Fonti utilizzate:

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Revisionato da Francesca De Ruvo

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