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Prolasso dell’utero e degli organi pelvici

di Angela Bisceglia - 19.04.2022 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Prolasso dell'utero e degli organi pelvici: i sintomi del prolasso uterino. Cosa fare? Che problemi dà il prolasso uterino e quando operare

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Prolasso dell’utero e degli organi pelvici

Il prolasso dell'utero e degli organi pelvici è una discesa verso il basso degli organi addominali come vescica, utero, intestino, retto. Si verifica quando i muscoli e i legamenti del pavimento pelvico, deputati a sostenere le viscere, si indeboliscono e non riescono più a mantenere nella loro corretta posizione tali organi, che quindi scivolano verso il basso per forza di gravità.

Il prolasso può causare dolore e disagio e avere un certo impatto sulla qualità della vita di tutti i giorni. Le risposte dell'ostetrica Monica Vitali, esperta in disfunzioni e riabilitazione del pavimento pelvico, a tutti i dubbi sull'argomento.

Prolasso dell'utero sintomi

Che problemi dà il prolasso uterino? In base all'entità del prolasso e alla zona coinvolta, la donna può avvertire:

  • una sensazione di peso o ingombro nella zona vaginale o all'interno del bacino, come se si fosse sedute su una palla; talvolta si avverte proprio una massa che protrude dal canale vaginale, oppure la sensazione che qualcosa sia bloccato o stia cadendo dalla vagina;
  • fastidio o dolore durante il rapporto sessuale;
  • incontinenza urinaria o fecale;
  • disturbi intestinali e perdite di gas;
  • difficoltà nella minzione;
  • fastidio o dolore nel basso ventre;
  • mal di schiena.

Spesso il senso di peso o la protrusione si accentuano verso la fine della giornata, dopo aver lavorato o essere state in piedi tutto il giorno, mentre si attenuano quando si rimane sdraiate a letto.

Quanti tipi di prolasso esistono?

In genere quando si parla di prolasso si pensa al prolasso dell'utero, in realtà gli organi che possono cedere sono diversi e diversi sono i termini medici per indicare il disturbo:

  • isterocele è il prolasso dell'utero, che si manifesta quando l'utero scende in vagina;
  • cistocele è il prolasso della vescica e si manifesta quando la vescica, che raccoglie l'urina, scende e spinge contro la parete anteriore della vagina;
  • rettocele è il prolasso del retto e si ha quando il retto sporge nella parete posteriore della vagina;
  • enterocele è il prolasso dell'intestino tenue e si manifesta quando l'intestino tenue cade tra la parete posteriore della vagina e il retto. L'enterocele si può verificare insieme al prolasso dell'utero o del retto.

Come si fa la diagnosi?

Il prolasso viene in genere accertato nel corso di una normale visita ginecologica, dapprima attraverso un'anamnesi accurata della donna, durante la quale il medico si informerà circa il numero e le caratteristiche dei parti avuti, la presenza o meno di menopausa o eventuali deficit di ormoni estrogeni.

Verranno poi presi in considerazione altri fattori di rischio, come l'obesità, la stipsi cronica o la presenza di patologie che causano un aumento della pressione addominale o eventuali interventi chirurgici subiti in sede pelvica.

La presenza del prolasso viene poi confermata con la visita, durante la quale il medico potrà chiedere alla paziente di assumere la stazione eretta, che può rendere più evidente il prolasso grazie all'azione esercitata dalla forza di gravità; in alternativa può venire richiesta una espirazione forzata a glottide chiusa: è la cosiddetta manovra di Valsalva, che, determinando un aumento della pressione intra-addominale, permette di valutare meglio il prolasso.

Se sono presenti anche disturbi della minzione, può essere necessario sottoporsi ad una visita urologica, oppure, in caso di disturbi nel comparto posteriore (retto o intestino) una visita proctologica.

Cause del prolasso uterino

Il prolasso degli organi pelvici si manifesta quando le strutture muscolari del pavimento pelvico sono allungate o non sono forti abbastanza da sostenere gli organi nella loro corretta posizione. I fattori che possono causare allungamento o indebolimento dei muscoli pelvici includono:

  • gravidanza e parto;
  • età e menopausa;
  • obesità;
  • fibromi o tumori della zona pelvica;
  • tosse cronica e stipsi cronica;
  • sollevamento pesi;
  • condizioni genetiche;
  • precedente chirurgia pelvica;
  • alcune condizioni neurologiche o lesioni al midollo spinale.

Prolasso uterino cosa fare

Dipende essenzialmente dall'entità del fastidio.

In caso di prolasso in lieve entità – si parla di stadio iniziale di I o II grado – è possibile ricorrere a diversi tipi di trattamenti:

  • Esercizi di Kegel: nei casi di prolasso uterino lieve, questi esercizi possono essere il solo trattamento necessario. Per risultare efficaci, però, andrebbero effettuati quotidianamente;
  • Pessario vaginale: è un dispositivo di gomma o plastica che viene posto all'interno della vagina per sostenere il pavimento pelvico e l'organo prolassato;
  • Assunzione di estrogeni: è una terapia farmacologica a base di estrogeni, che può aiutare a limitare l'indebolimento dei muscoli e dei tessuti connettivi che sostengono l'utero, la vescica e il retto. Vanno però messi in conto i possibili inconvenienti legati all'assunzione di tale sostanza, come il rischio maggiore di coaguli, di disturbi alla colecisti e di tumore al seno;
  • Stimolazione elettrica e biofeedback: sono due metodiche da usare in associazione. La prima, mediante una sonda inserita nel retto o nella vagina, effettua una contrazione passiva della muscolatura pelvica, mentre la seconda, attraverso una proiezione a video degli esercizi da effettuare, fa esercitare alla donna una contrazione attiva della stessa muscolatura;
  • Radiofrequenza ed elettroporazione: in entrambi i casi viene inserita in vagina una sonda che, se si usa la radiofrequenza, emette calore che stimola la produzione di collagene e migliora la tonicità; con l'elettroporazione vengono veicolati direttamente nella mucosa vaginale farmaci, ormoni o creme a base di acido ialuronico o vitamina E che nutrono i tessuti ed evitano la perdita di tono.

Quando operare il prolasso uterino?

Se il prolasso è ad uno stadio avanzato, di III o IV grado, è possibile affidarsi all'intervento chirurgico.

Le metodiche sono varie e la scelta dipende da numerosi fattori, come il tipo di organo prolassato e le caratteristiche della paziente, come l'età, i disturbi che il prolasso le arreca, l'eventuale presenza di altre patologie del distretto pelvico. Nel caso di prolasso uterino, ad esempio, si valuterà se ricorrere alla isteropessi, cioè la sospensione dell'utero, o la isterectomia, ossia l'asportazione dell'utero.

Come si previene il prolasso

Alcune strategie aiutano a ridurre il rischio di prolasso. Eccole:

  • praticare con costanza gli esercizi di Kegel che aiutano a rinforzare il pavimento pelvico;
  • ridurre il peso corporeo in caso di sovrappeso;
  • seguire un'alimentazione equilibrata e ricca di fibra per evitare la stitichezza;
  • evitare di compiere sforzi che determinino un importante aumento della pressione intra-addominale, come il sollevamento di pesi eccessivi.

Sono esercizi di allenamento del pavimento pelvico che, attraverso contrazioni intermittenti del perineo, aiutano a rafforzare i muscoli del pavimento pelvico.

  • Il primo esercizio serve a riconoscere i muscoli giusti da allenare e consiste nell'interrompere per pochi secondi il getto delle prime urine quando si va a far pipì
  • contrazioni volontarie mantenendo la contrazione per 10 secondi, prima veloci e ripetute e poi più lunghe. L'esercizio va ripetuto fino ad un massimo di 8 – 10 volte.

Revisionato da Francesca Capriati

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