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Ptosi mammaria: cos’è e quali rimedi

di Simona Bianchi - 23.02.2023 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La ptosi mammaria è anche chiamata comunemente "seno cadente". Come si misura, quali sono le cause e quando sottoporsi a un intervento

In questo articolo

Ptosi mammaria: che cos’è

La ptosi mammaria è il graduale spostamento verso il basso della mammella con il capezzolo che, nei casi più gravi, punta verso il basso. Spesso nella zona compaiono anche smagliature. È comunemente anche chiamata "seno cadente" ed è un disturbo comune tra le donne a prescindere dalla grandezza del petto. Il fenomeno può creare qualche problema nella quotidianità, soprattutto riguardo all'accettazione di sé e al rapporto con amici e conoscenti. La ptosi mammaria consiste nel rilassamento della pelle con conseguente caduta verso il basso della massa che riempie il seno.

Quali sono le cause della ptosi mammaria e i livelli di gravità

La ptosi mammaria è dovuta al cedimento della ghiandola mammaria, oltre che alla distensione della pelle che la contiene. Il fenomeno può essere accompagnato da ipertrofia o ipolasia mammaria, ovvero abbondanza o carenza di seno. La ptosi è tipica dell'invecchiamento, ma sono possibili anche casi in giovane età dai 25 anni in su. Le cause sono:

  • Età avanzata, over 40
  • Sovrappeso o obesità
  • Mammelle di grandi dimensioni ricche di tessuto adiposo
  • Varie gravidanze
  • Fumo di sigaretta
  • Recenti perdite/guadagni repentini di peso corporeo
  • Vita sedentaria
  • Pelle poco elastica
  • Dieta scorretta
  • Recente allattamento
  • Famigliarità (madre con ptosi mammaria)
  • Menopausa

La ptosi mammaria si distingue in diversi livelli di gravità:

  • Assenza di ptosi: i capezzoli sono a una distanza di due/tre centimetri al di sopra del solco mammario
  • Grado I (ptosi mammaria lieve): i capezzoli si trovano all'altezza del solco sottomammario e la distanza è di 1-2 cm
  • Grado II (ptosi mammaria moderata): i capezzoli si trovano al di sotto del solco sottomammario e la distanza è di 2-4 cm
  • Grado III (ptosi mammaria severa): i capezzoli sono sotto il solco mammario e guardano verso il basso. La distanza è superiore a 4 cm 

I rimedi per correggere la ptosi mammaria

Per correggere la ptosi mammaria esistono degli esercizi per il rassodamento dei muscoli pettorali femminili che possono aiutare nei casi più lievi, ma che non risolvono il problema legato all'elasticità della pelle.

In casi di ptosi di I grado si potrebbe far ricorso ad alcune tecniche di medicina estetica come la radiofrequenza monopolare associata al linfodrenaggio manuale. Rimedio più estremo è invece la mastoplastica additiva. Nel casi di II e III grado, un sistema efficace è la mastopessi, un'operazione di chirurgia estetica. Esistono poi situazioni di pseudoptosi per i quali in chirurgo potrebbe consigliare mastoplastica additiva associata a mastopessi. Alcuni suggerimenti per rassodare il seno sono:

  • Smettere di fumare
  • Evitare perdite/guadagni repentini di peso
  • Evitare sovrappeso e obesità
  • Seguire una dieta bilanciata e bere molta acqua
  • Fare esercizi per potenziare i muscoli pettorali
  • Usare reggiseni di qualità con la giusta imbottitura in grado di supportare le mammelle
  • Uso periodico di olio di mandorla da spalmare sul seno

Quando sottoporsi a un intervento chirurgico

L'intervento chirurgico per correggere la ptosi mammaria dura tra un'ora e mezza e le tre ore, si effettua in anestesia totale e comporta un ricovero di due o tre giorni. Possono sottoporsi all'operazione solo le donne che hanno terminato la fase di crescita, solitamente sopra i 18 anni. L'intervento lascia delle cicatrici la cui forma e dimensione varia a seconda della correzione apportata e rispetto alle proprietà rigenerative della pelle di chi si sottopone all'operazione. Di solito, si ricorre all'intervento chirurgico nei casi più gravi.

Rischi e conseguenze dell’operazione per correggere la ptosi mammaria

L'intervento per correggere la ptosi mammaria comporta dei rischi legati al fatto che si tratta di un'operazione chirurgica. È consigliabile informarsi bene e affidarsi a personale qualificato. L'operazione non impedisce la possibilità di una gravidanza, né l'allattamento al seno. Gli esperti consigliano comunque di attendere almeno sei mesi. Nel post intervento il dolore non è eccessivo e piuttosto sopportabile. Nella zona potrebbero presentarsi dei gonfiori che spariscono nel giro di un mese. I capezzoli, invece, potrebbero risultare intorpiditi per diversi mesi. Dopo l'operazione si dovrà indossare un reggiseno di sostegno, sia di giorno che di notte, per almeno un mese ed è altamente sconsigliato svolgere attività fisica fino alla completa guarigione (tra 30 e 60 giorni).

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