Scarlattina in gravidanza
Quando si è in dolce attesa, ogni genere di malattia può far suonare un campanello d'allarme nella testa delle future mamme. Tra queste, la scarlattina in gravidanza. Ma è davvero pericolosa? Dai sintomi alla cura, ai possibili rischi per mamma e bambino. Ecco cosa sapere.
Scarlattina: cos'è
La scarlattina è una malattia esantematica contagiosa che colpisce soprattutto i bambini, raramente sotto i tre anni, ma può interessare anche gli adulti. A causarla è lo Streptococco Beta Emolitico di gruppo A (SBEGA), un batterio che produce una tossina responsabile dei sintomi della malattia. La brutta notizia è che potrebbe capitare di riprenderla, essendo provocata da un batterio e non da un virus. Ciò significa che, anche se si è già contratta la malattia una volta nel corso della propria vita, non si può escludere la possibilità di ammalarsi di scarlattina in gravidanza.
Scarlattina in gravidanza: come si trasmette
La scarlattina si trasmette per via aerea, attraverso il contatto con il muco o con le goccioline di saliva di una persona infetta, emesse con un colpo di tosse, starnuti o semplicemente parlando. Il contagio può essere sia diretto che indiretto. In quest'ultimo caso, può avvenire attraverso oggetti contaminati come giocattoli, libri, bicchieri o utensili, per la lunga capacità di sopravvivenza nell'ambiente dello Streptococco beta-emolitico di gruppo A. L'incubazione è breve, solitamente oscilla tra 2 e 5 giorni. Il picco di incidenza si verifica solitamente nel tardo autunno-inverno e in primavera.
Scarlattina in gravidanza: i sintomi
I sintomi della scarlattina nella prima fase
- Febbre superiore a 38°C
- Ingrossamento dei linfonodi del collo
- Mal di testa
- Mal di gola
- Faringe molto arrossata
I sintomi della scarlattina nella seconda fase
- Entro 12-48 ore compare il tipico esantema rosso scarlatto che inizialmente si manifesta nelle zone di inguine, ascelle e collo, per poi diffondersi su tronco, braccia e gambe, e infine (nell'arco di 24 ore) a tutto il corpo.
- Diventano rosse anche le guance in netto contrasto con il pallore del naso e intorno alla bocca, una particolare distribuzione che conferisce al viso un aspetto noto come "maschera scarlattinosa" (o Maschera di Filatow).
- La lingua può ricoprirsi di una patina bianca che, dopo qualche giorno, scompare lasciandola rossa e con le papille gonfie (lingua a fragola).
- A livello cutaneo, la scarlattina si riconosce per le minuscole macchioline di colore rosso delle dimensioni di una capocchia di spillo, ruvide al tatto, che si scolorano premendoci sopra le dita.
Scarlattina in gravidanza: quanto dura
Solitamente, l'esantema dura 3-4 giorni.
Successivamente inizia ad attenuarsi, lasciando il posto a una desquamazione della pelle a lamelle, che si diffonde su volto, tronco, mani e piedi, e può durare fino a 10-20 giorni. La scarlattina è contagiosa dal periodo della comparsa dei sintomi fino a circa 24 ore dopo l'inizio della terapia antibiotica. Qualora non si seguisse la cura indicata, può essere contagiosa anche per 2-3 settimane.
I rischi della scarlattina in gravidanza
Non ci sono prove che indichino che la scarlattina in gravidanza possa essere pericolosa per lo sviluppo e la salute del feto. Tuttavia, è consigliabile evitare contatti stretti con persone che hanno contratto la malattia e contattare il medico in caso di sintomi.
L'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù spiega che c'è comunque il rischio (seppur non frequente) che la febbre dovuta all'infezione possa causare un parto pretermine. Per questo motivo, qualora un bambino in casa dovesse ammalarsi, è importante che sia la madre che i figli siano sottoposti a un tampone faringeo. Qualora l'esito del test dovesse mostrare la presenza dello stesso ceppo di Streptococco, alla futura mamma potrà essere prescritto un antibiotico che sia indicato in gravidanza, così da prevenire eventuali complicanze.
Scarlattina in gravidanza: come si cura
È fortemente raccomandato curare la scarlattina in gravidanza con antibiotici specifici e sempre sotto stretto controllo medico, per limitare il rischio di complicazioni, oltre che per ridurre il periodo di contagiosità della malattia e accelerare la guarigione.
Insieme alla cura antibiotica, l'ISS consiglia di:
- riposare
- bere molti liquidi
- utilizzare paracetamolo in caso di febbre alta