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Travaglio: cos'è, come inizia e i segnali

di Niccolò De Rosa - 23.10.2020 - Scrivici

travaglio
Fonte: Shutterstock
Il travaglio è quel periodo caratterizzato dall'insorgenza di contrazioni uterine dolorose mirate all'espulsione di feto e placenta, ossia il parto

In questo articolo

Travaglio: cos'è?

Il travaglio è il momento finale della gravidanza che si apre con la fase prodromica del parto, ossia quel periodo in cui il corpo materno si prepara all'espulsione di feto e la placenta attraverso una serie di contrazioni uterine dolorose, e si conlcude con la nascita del bambino.

Fase prodromica

Normalmente il travaglio inizia quando le contrazioni uterine regolari e dolorose - le doglie - coesistono con almeno uno dei seguenti segni: perdite genitali di muco o di muco misto a scarsa quantità di sangue, iniziali modificazioni del collo uterino, avvenuta rottura delle membrane amniocoriali (la cosidetta "rottura delle acque").

Tale momento può durare poche ore o prolungarsi addirittura per qualche giorno e si conclude quando le contrazioni si fanno ancora più regolari e intense.

Fase dilatante

Quando le contrazioni si verificano più o meno ogni cinque minuti e durano circa un minuto, si entra nel vivo del travaglio. In questa fase, detta anche "attiva" infatti ogni contrazione contribuisce a dilatare la cervice (fase dilatante) per preparare l'uscita del bambino. Di norma la cervice dovrebbe dilatarsi di circa 1,2 cm ad ogni ora, ma non sono rari i casi in cui il processo richiede più tempo. La mancanza di progressione nella dilatazione può indicare una distocia (sproporzione fetopelvica).

La posizione eretta e il movimento deambulatorio potrebbero facilitare e rendere più veloce l'operazione.

Il momento conclusivo di questo momento coincide solitamente con la rottura spontanea delle membrane amniotiche, ma talvolta questo può avvenire anche prima della totale dilatazione, che arriva a misurare circa 10 centimetri.

Se la rotture delle membrane amniotiche non avviene in modo naturale, la si può indurre tramite intervento chirurgico (amnioressi).

Fase espulsiva

Se vi è necessità, la fase esplusiva viene preceduta da un'intervallo in cui la madre viene fatta riposare prima dello sforzo finale (fase di latenza), dopodiché inizia l'operazione che porterà il bimbo a vedere la luce.

In caso di parto naturale, la madre deve favorire il processo spingendo con forza e regolarità. In tale circostanza una corretta respirazione appresa durante il corso pre-parto favorisce di molto il compito della paziente.

È una fase molto dolorosa in cui l'applicazione di massaggi perineali con lubrificanti o impacchi caldi da parte del personale medico in sala parto potrebbe ridurre il rischio di lacerazioni.

Di solito l'espulsione dura circa un'ora, ma tale parametro è molto variabile e in caso di ricorso all'anestesia epidurale - che ritarda la spinta - i tempi si possono allungare anche di un'altra ora.

Fase conclusiva

Il travaglio si conclude definitivamente con la nascita del bebè, la recisione del cordone ombelicale (clampaggio) e l'espulsione della placenta, che in genere avviene 20-30 minuti dopo l'uscita del bimbo dal corpo della madre.

FONTI: MSD; NHS

Domande e risposte

Quanto può durare il travaglio?

Non c'è un parametro fisso. Può durare poche ore o addirittura due giorni.

Come si capisce quando inizia il travaglio?

Il travaglio inizia con le doglie, cui seguono perdite di muco, modificazioni del collo uterino e, infine, la cosiddetta rottura delle acque

Come si facilita il travaglio?

Durante la fase dilatante la posizione eretta e la deambulazione velocizza il processo. In fase d'espulsione, invece, è fondamentale una corretta respirazione.

Revisionato da Niccolò De Rosa

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