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Svezzamento: l'età giusta per iniziare

di Irma Levanti - 27.06.2012 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Quando iniziare lo svezzamento del bambino? Secondo la comunità scientifica il momento ideale è intorno ai sei mesi compiuti, o comunque in una finestra tra i quattro e i sei mesi (mai prima). Ci sono comunque una serie di variabili da considerare, per iniziare senza stress

In questo articolo

Per l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) non ci sono dubbi: i bambini andrebbero allattati esclusivamente al seno per sei mesi, e lo svezzamento andrebbe iniziato dopo sei mese compiuti.

Anche la Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (ESPHGAN) e l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) riconoscono i sei mesi come momento ideale per l'introduzione di altri cibi oltre il latte, ma contemplano la possibilità di cominciare prima, suggerendo comunque di rimanere in una finestra compresa tra i quattro e i sei mesi. E anche per l'Associazione dei pediatri americani il bambino dovrebbe bere solo latte per i primi quattro-sei mesi.

Svezzamento al quarto mese, in alcuni casi è possibile

Se sulla carta il sesto mese compiuto rappresenta il momento ideale per l'inizio dello svezzamento, ciò non toglie che in alcuni casi il pediatra potrebbe consigliare di iniziarlo prima – ma comunque dopo il quarto mese – se per esempio il bambino mostra difficoltà nella crescita o altri segnali che indicano il bisogno di un passaggio a un'alimentazione solida.

Latte di mamma o latte artificiale: non ci sono differenze

L'indicazione di iniziare lo svezzamento al sesto mese, e comunque non prima del quarto, vale sia che il bambino prenda latte di mamma, sia che sia nutrito con latte artificiale.

A volte si tende ad anticipare lo svezzamento dei bambini nutriti con latte formulato ma in realtà non ce n'è bisogno, perché questo alimento contiene quanto necessario per la crescita del bambino.

Seguire il bambino

Attenzione, però: le indicazioni della comunità scientifica sono importantissime ma valgono come riferimenti generali. Poi non bisogna mai dimenticare che ogni bambino è storia a sé e che bisogna anche tenere in considerazione i segnali che indicano se è pronto o meno. In particolare, meglio aspettare che il bambino:

  • sappia stare seduto;
  • sappia deglutire gli alimenti (avendo perso quel riflesso che lo porta a tirar fuori la lingua per succhiare al seno o al biberon);
  • sappia afferrare il cibo con le mani per portarlo alla bocca;
  • mostri interesse per il cibo stesso.

Non aspettare troppo

Se le settimane passano e il bambino continua a non mostrare alcun interesse o coinvolgimento per cibi diversi dal latte, c'è il rischio che vada incontro a carenze di alcuni micronutrienti come ferro e zinco, soprattutto se è allattato al seno. Per questo, dopo i sette mesi può valere la pena insistere un po' di più con le proposte di cibi alternativi e comunque confrontarsi con il pediatra.

Alcuni medici inviteranno a forzare un pochino il bambino, altri potrebbero invece consigliare un integratore di ferro o sali minerali per evitare forzature e valutare ancora per qualche tempo se la situazione si sblocca da sola.

Fonti per questo articolo: Corretta alimentazione ed educazione nutrizionale nella prima infanzia, documento del Ministero della Salute (2016); Infant and young child feeding, raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (2018); A. Ferrando, Come nutrire mio figlio (Edizioni LSWR, 2017).

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Aggiornato il 02.05.2019

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