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Dermatite Atopica nei bambini e adolescenti

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È una malattia infiammatoria cronica della pelle, che interessa il 10-20% dei bambini e si manifesta con lesioni e prurito che possono risultare molto fastidiosi. Per conoscerla meglio e capire quali pratiche quotidiane e quali terapie possono tenerla sotto controllo, Nostrofiglio.it ha intervistato Cristiana Colonna, Responsabile dell'Ambulatorio di Dermatite atopica - Dermatologia pediatrica del Policlinico di Milano.

Che cos'è la dermatite atopica?
È una patologia infiammatoria della pelle, anzi, è la patologia infiammatoria cronica cutanea più comune in età pediatrica nei paesi industrializzati, dal momento che colpisce il 10-20% dei bambini. In circa l'85% dei casi si manifesta per la prima volta entro i 5 anni di vita ed ha un andamento cronico recidivante, ossia alterna fasi di acuzie a fasi di maggior benessere; può durare alcuni anni, per poi attenuarsi o guarire, oppure, protrarsi anche in età adulta. Da dati recenti risulta che nel 60% dei soggetti tende a risolversi nel corso dell'adolescenza, ma non sono rari i casi in cui può insorgere per la prima volta proprio durante la pubertà o anche in età adulta. 

Con quali sintomi si manifesta?
Il sintomo principale è il prurito, la cui intensità è variabile in base alla estensione e alla localizzazione delle lesioni, ma anche in base alla sensibilità individuale. L'infiammazione determina la comparsa di arrossamento (eritema), di piccole vescicole (bollicine a contenuto liquido) raramente visibili poiché si erodono facilmente, lasciando fuoriuscire un liquido sieroso; successivamente si possono formare piccoli noduli spesso crostosi che si sovrappongono alle lesioni.

Quali sono le zone del viso o del corpo più interessate?
Nelle forme ad esordio precoce (terzo-quarto mese di vita) le zone possono essere la superficie laterale di avambracci e gambe; più frequentemente sono interessati le grandi pieghe dei gomiti e delle ginocchia ed il volto, soprattutto le guance. Con la pubertà generalmente sono coinvolti il dorso delle mani, il collo ed il volto.

Ci sono bambini predisposti alla dermatite atopica? Quanto incide la familiarità?
La dermatite atopica nasce da una predisposizione di tipo genetico ed è legata alla familiarità per allergie: circa i due terzi dei bambini affetti da dermatite atopica hanno infatti un familiare con dermatite atopica o rinite allergica, asma allergico, congiuntivite allergica, allergia alimentare.

C'è quindi una relazione tra dermatite atopica e allergie o altre patologie infiammatorie?
La dermatite atopica fa parte di un gruppo di patologie caratterizzate da infiammazione di tipo 2, vale a dire un processo infiammatorio che vede coinvolte una serie di molecole (come le interleuchine 4 e 13) favorenti l'infiammazione. Questo gruppo di malattie comprende dermatite atopica, l'asma allergico, la rinite allergica, la congiuntivite allergica, l'esofagite eosinofila. Pertanto, un bambino che presenta una forma di dermatite atopica potenzialmente potrebbe anche sviluppare altre patologie allergiche.

La dermatite atopica con l'età tende a scomparire o ad attenuarsi?
La dermatite atopica di grado lieve nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente nei primi 2-3 anni di vita. Le forme moderate-severe persistono per alcuni anni, con la tendenza a migliorare e a risolversi con l'adolescenza. Questo perché con i cambiamenti ormonali della pubertà si attivano le ghiandole sebacee e comincia la produzione di sebo, che è una sostanza grassa che ricopre la pelle e la protegge, potenziando la sua funzione di barriera e compensando, parzialmente o totalmente, la secchezza che caratterizza le pelli atopiche. Una sorta di trattamento emolliente naturale, insomma, che determina un miglioramento progressivo della dermatite atopica, che in 6 casi su 10 va incontro a remissione.

Praticare sport può peggiorare la dermatite atopica? Come comportarsi? 
Avere la dermatite atopica non è una controindicazione alla pratica dello sport, che anzi è fortemente raccomandato perché rappresenta un momento di svago, che distrae il bambino dal prurito e lo induce a grattarsi di meno. È vero, tuttavia, che la sudorazione può agire da fattore scatenante. E' importante quindi dopo la pratica sportiva eseguire una doccia rapida con un detergente delicato ed applicare l'emolliente. Con queste accortezze il bambino potrà praticare anche il nuoto in piscina.

Il sole fa bene a chi soffre di dermatite atopica?
Sì: i raggi solari hanno un effetto positivo sulle pelli atopiche e sul prurito, poiché svolgono un'azione inibitoria sulle cellule cutanee che stimolano la liberazione di sostanze infiammatorie. È fondamentale però che la pelle venga esposta ai raggi UV gradualmente, soprattutto se la dermatite è in fase attiva: se il bambino viene portato al mare e la pelle è molto infiammata, infatti, il sole, l'acqua del mare o la sabbia possono peggiorare lo stato infiammatorio. E' importante inoltre esporsi solo dopo aver applicato una crema solare protettiva, con SPF 50 nei primi giorni, che potrà scendere a SPF 30 nei bambini sopra i 2 anni (su indicazione medica) solo dopo che la pelle si sia un po' abbronzata. La crema va riapplicata ogni 2 ore ed in ogni caso occorre evitare l'esposizione nelle ore centrali della giornata.

Quali sono le buone abitudini quotidiane per bambini e adolescenti con dermatite atopica?
Innanzitutto sfatiamo un falso mito: non è vero che chi ha la dermatite atopica non può fare il bagno o la doccia tutti i giorni; la pelle atopica necessita dello stesso tipo di igiene delle altre pelli. Occorre però limitare la durata del contatto con l'acqua, perché più la pelle resta immersa, più perde acqua; inoltre occorre ridurre la temperatura, perché il calore aumenta la reazione infiammatoria al prurito. Ok, quindi, ad un bagno - o meglio una doccia – di massimo 5 minuti, con acqua non superiore ai 35-36 gradi. 

Per la detersione della pelle, usiamo saponi molto delicati, possibilmente non schiumogeni e assolutamente privi di profumazione.
Fondamentale poi l'idratazione con un buon prodotto emolliente, perché la pelle atopica è tendenzialmente secca e la secchezza fa aumentare l'intensità del prurito. Il momento migliore per applicare la crema è subito dopo il bagno, sulla pelle tamponata dall'asciugamano (evitando di strofinare!) e ancora umida, spalmata in dosi generose e con un massaggio prolungato su tutto il corpo, non solo dove c'è prurito, in modo da proteggere adeguatamente tutta la pelle.

Gli indumenti a diretto contatto con la pelle dovrebbero essere il più possibile in cotone, preferibilmente con colori chiari, e con l'accortezza di eliminare tutte le etichette che, con lo sfregamento, possono dare irritazione.

Per il lavaggio degli indumenti si può usare un comune detergente liquido, ma senza abbondare con le dosi, in modo da favorire una completa eliminazione dei residui di detersivo con il risciacquo. Ok anche all'utilizzo dell'ammorbidente, che dà maggiore morbidezza ai capi, ma da usare anch'esso in piccole dosi, mentre sono da evitare i disinfettanti per la biancheria.

E l'alimentazione? 
Ci sono alimenti che contengono istamina (pomodori, cioccolato) e che, assunti in quantità elevate, potrebbero peggiorare il prurito. Ciò non significa che vadano esclusi dalla dieta, ma semplicemente ridotti in quei momenti in cui la dermatite è in fase acuta.

Come detto in precedenza, un bambino che soffre di dermatite atopica potrebbe essere predisposto a sviluppare allergie (pollini, alimenti). Avere la dermatite atopica, tuttavia, non significa avere anche l'allergia alimentare, ma alcune forme più severe di dermatite atopica in bambini molto piccoli possono talvolta essere spia anche di una allergia alimentare. Sarà il pediatra o il dermatologo a cogliere eventuali segnali di un'allergia alimentare e ad avviare indagini specifiche.

Avere la dermatite atopica può influire sulla socialità del bambino o dell'adolescente?
Sì, perché è una patologia che è ben visibile all'esterno, soprattutto nelle forme più severe, e questo può creare problemi soprattutto nell'adolescenza, quando certi inestetismi possono influire fortemente sull'autostima e di conseguenza sulle relazioni con gli altri.

Quale è l'impatto della dermatite atopica grave su bambino e caregiver?
Anche in tal caso l'impatto può essere forte, perché nelle fasi acute della patologia il sonno è spesso disturbato dal prurito e questo non consente un riposo adeguato né al bambino né, di conseguenza, ai genitori; una mancanza di sonno che si ripercuote sulla qualità di vita durante il giorno e che influisce sulla capacità di concentrazione a scuola o nel lavoro. Notevole è anche l'impatto nella vita quotidiana del caregiver e del paziente, perché il bambino necessita di attenzioni costanti e di tempo da dedicare alla gestione pratica della sua patologia. 

Come si cura la dermatite atopica?
Innanzitutto, trattandosi di una patologia molto diffusa e in gran parte di grado lieve, dovrà essere il pediatra a gestire la terapia. Nelle forme di grado moderato o severo è invece importante che il bambino venga seguito presso un centro di riferimento per la dermatite atopica, dove, a seconda dell'entità della patologia, si individuerà l'approccio terapeutico più corretto e si seguirà l'evoluzione della malattia nel tempo.

Il primo approccio prevede senz'altro la cosiddetta educazione terapeutica, che mira a far comprendere al bambino e ai genitori di che patologia si tratta, quali sono le sue implicazioni, quali le abitudini che determinano miglioramenti o peggioramenti, come trattarla.

Per quanto riguarda i farmaci, la terapia di prima scelta è l'applicazione topica di pomate cortisoniche, prescritte dal medico, che indicherà anche la durata del trattamento e la modalità di sospensione del farmaco, che dovrà essere interrotto sempre in modo graduale.

In alternativa al cortisone, si può ricorrere a farmaci immunomodulatori, sempre ad uso topico, come il tacrolimus e il pimecrolimus, prescritti solo dallo specialista.

Per le forme più estese e severe di dermatite atopica, in cui le terapie locali, pur eseguite in modo corretto, non abbiano sortito effetto, si può prendere in considerazione la somministrazione per via sottocutanea di un farmaco biologico appartenente alla categoria degli anticorpi monoclonali che inibisce le molecole responsabili dell'infiammazione. Tali farmaci possono essere prescritti solo presso centri ospedalieri autorizzati, dopo appropriata valutazione dello specialista.

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