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Pipì a letto: consigli degli esperti

Mio figlio fa la pipì a letto: ecco i consigli del pediatra

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È ancora considerato un tabù ed i genitori per primi tendono a sottovalutare il problema. Invece parlarne con il pediatra è fondamentale per individuare le possibili cause e, se necessario, le terapie farmacologiche o comportamentali più adatte

È ancora considerato un tabù ed i genitori per primi tendono a sottovalutare il problema. Invece parlarne con il pediatra è fondamentale per individuare le possibili cause e, se necessario, le terapie farmacologiche o comportamentali più adatte

Che capiti una volta ogni tanto o con una certa frequenza, l'enuresi notturna è per alcuni versi ancora un tabù: chi ne soffre se ne vergogna e anche i genitori tendono a tener nascosto un disturbo che fa sembrare il bambino più piccolo di quel che è, fino a minare la sua autostima e limitarlo nelle relazioni con i coetanei.  

È invece importante che se ne parli, sia per avere le informazioni corrette su un fenomeno di cui spesso non si ha adeguata conoscenza, sia per farsi aiutare ad approcciare il problema in modo opportuno. Ed è importante che se ne parli innanzitutto con il pediatra. Per fare chiarezza sull'enuresi notturna, Nostrofiglio ha intervistato un esperto del settore, il dott. Vittorio Venturoli, pediatra a Forlì che da anni si occupa di problematiche del rene e delle vie urinarie del bambino.

Che cos'è l'enuresi notturna

È la perdita involontaria di urina che si verifica durante il sonno. "Perché si possa definire enuresi notturna, però, non basta che il bambino perda le urine di notte una volta ogni tanto" sottolinea il pediatra: "si può parlare di enuresi quando un bambino di più di 5 anni ha bagnato il letto almeno 2 volte la settimana in modo consecutivo negli ultimi 3 mesi".

Un controllo che si sviluppa nel tempo

Per i neonati fare la pipì 'addosso' è un fatto assolutamente naturale: fino ad una certa età, infatti, la minzione è un atto involontario, che il bambino compie anche 30-40 volte al giorno senza alcun controllo da parte del sistema nervoso centrale; è all'incirca dai 3 anni che comincia a diventare un atto volontario, per cui il bambino diventa un po' per volta capace di decidere di urinare nel vasino o posporre la minzione, se  ad esempio gli scappa la pipì quando è fuori casa e deve trattenerla per un po'.
"I tempi di questa maturazione sono individuali: ci sono bambini precocissimi che iniziano a diventare consapevoli dello stimolo già ad un anno, altri che lo diventano a partire dai 5 anni" continua il pediatra. "In genere le più precoci sono le femmine, ma nella gran parte dei casi verso i 4 anni sia i maschi che le femmine acquisiscono un buon controllo sia nel procrastinare la minzione, quando non c'è un bagno a disposizione, sia ad anticiparla, quando ad esempio gli chiediamo di andare a far pipì prima di partire per un viaggio".

Le cause dell'enuresi notturna

Le cause sono in gran parte fisiologiche e tendono a risolversi da sé nel corso del tempo. "Solo in una minoranza di casi ci possono essere problemi anatomici o infezioni delle vie urinarie, che vanno esclusi in prima battuta" commenta il dott. Venturoli. "Per accertare eventuali cause organiche, in genere il pediatra, dopo vista clinica, prescrive un esame delle urine con urinocoltura, più un'ecografia alle vie urinarie ed alla vescica".

Una volta escluse cause organiche, occorre capire di che tipologia di enuresi soffre il bambino. Esistono infatti due grandi gruppi di bambini enuretici, anche se la distinzione non è sempre così netta:

- I bambini con enuresi monosintomatica, ossia quelli che hanno come unico sintomo quello di fare la pipì addosso durante il sonno. Alla base dell'enuresi monosintomatica c'è principalmente un problema di insufficiente produzione notturna di un particolare ormone, chiamato proprio ormone antidiuretico (la sigla è ADH), che fa sì che la notte si produca meno urina che di giorno. Nei bambini con enuresi monosintomatica manca il picco notturno di ADH, che gli altri bambini cominciano a presentare intorno ai 4 anni".

- I bambini con enuresi non monositomatica, che sono quelli che possono bagnare le mutandine non solo di notte ma anche di giorno. "L'enuresi non monosimtomatica è dovuta ad una iperattività della vescica" prosegue il medico: "la vescica cioè tende e a contrarsi ancor prima di riempirsi, per cui il bambino avverte un'improvvisa urgenza di far pipì che non sempre riesce a trattenere. Di giorno quindi può succedere che bagni le mutandine perché non fa in tempo ad arrivare in bagno, mentre di notte la vescica si contrae troppo presto e fa perdere le urine.  A volte l'iperattività della vescica può dipendere anche dal desiderio che il bambino raggiunga precocemente il controllo vescicale, magari perché si vorrebbe eliminare il pannolino prima dell'ingresso all'asilo: è bene invece rispettare i tempi di maturazione fisiologica, che possono essere diversi da bambino a bambino". 

Il terzo fattore: la difficoltà di risvegliarsi. In entrambe le tipologie di enuresi, entra in gioco un terzo fattore che è la profondità del sonno con difficoltà a risvegliarsi: questo significa che i bambini non avvertono lo stimolo della pipì e non riescono a svegliarsi, neanche quando hanno la vescica piena, ed ecco che bagnano il letto.

Le cause psicologiche

Per completare il quadro, non va dimenticato che talvolta dietro l'enuresi, soprattutto del secondo tipo, ci può essere una componente psicologica, legata ad eventi stressanti che possono coinvolgere il bambino, come la nascita di un fratellino, la perdita del nonno o anche eventi particolari come il compleanno, una gara sportiva, una verifica a scuola.

Come si cura l'enuresi notturna

Una volta escluse cause organiche, l'enuresi è un inconveniente che tende a risolversi da solo e che potrebbe non richiedere alcuna terapia. Tuttavia, dal momento che è un disturbo che può influire molto negativamente sull'autostima del bambino in un'età in cui comincia la sua vita sociale, spesso il pediatra può valutare con i genitori di intraprendere terapie farmacologiche/comportamentali che possono accelerare la soluzione del problema.

"Nelle forme di enuresi monosintomatiche, la terapia consiste nella somministrazione di Desmopressina, un analogo dell'ormone antidiuretico che svolge le stesse funzioni dell'ADH in attesa che l'organismo inizi a produrlo da sé" suggerisce il pediatra. "E' un farmaco efficace poiché fa aumentare il riassorbimento di acqua dai reni, ma dopo la somministrazione bisogna fare attenzione a non bere troppo per non diluire i sali presenti nel sangue.

Nei bambini con vescica iperattiva,
quindi nelle forme non monosintomatiche, si tende a dare farmaci in grado di distendere la vescica ed aumentare di conseguenza la sua capacità, come l'ossibutinina, che riduce la tendenza a contrarsi dei muscoli che avvolgono la vescica".

L'allarme notturno funziona?

Per entrambe le tipologie di enuresi, si può provare la cosiddetta terapia degli allarmi notturni, molto in uso nei paesi anglosassoni: si mette nel letto un sensore che, alle prime gocce di pipì, emette un segnale acustico che sveglia il bambino in modo da indurlo ad andare a fare la pipì in bagno. "È una pratica che si basa sul progressivo instaurarsi di un riflesso condizionato, che porta ad un aumento del tono del muscolo sfintere esterno (il muscolo che chiude il 'rubinetto' della minzione, per intenderci)" spiega il dottor Venturoli; "si è visto inoltre che questo sistema tende ad aumentare la produzione di ormone antidiuretico che in tali bambini è deficitario. All'inizio è una pratica abbastanza disturbante per tutta la famiglia, perché sveglia non solo il bambino ma anche i genitori ed eventuali fratellini, però se funziona val la pena di fare il sacrificio".

Consigli utili

Tenere un diario minzionale. Spesso il pediatra può consigliare di tenere un diario minzionale, per cui di giorno si fa fare la pipì in un contenitore graduato e si misura quanta ne fa: "Il diario minzionale serve sia per capire meglio di quale tipologia di enuresi soffre il bambino, sia per renderlo più cosciente del fatto che la pipì è un atto volontario, che si può controllare" commenta il pediatra. "Anche solo pensare di più all'atto del mingere, come avviene durante la compilazione del diario, può migliorare il controllo del sistema nervoso volontario sulla vescica".

Bere senza esagerare. È giusto che il bambino assuma un'adeguata quantità di liquidi, ma si può fare in modo che beva di più dal mattino fino alle 18 circa e di meno nelle ore serali: tra l'altro bere molto alla mattina abitua la vescica a dilatarsi e ad ampliare la sua capacità.

Mangiare di sera cibi poco salati.
Questo perché il sale crea alterazioni biochimiche che riducono la produzione dell'ormone antidiuretico, in più fa aumentare la sete, per cui i bambini tendono a bere di più ed a produrre più urina di notte. Da ridurre anche i cibi che contengono molto calcio, come latte e derivati.

Combattere la stitichezza, poiché le feci ristagnanti nel retto comprimono la vescica.

Urinare nella giusta posizione
. Anche la posizione è importante: mentre si fa pipì è bene tenere i piedi appoggiati e le gambe ben divaricate.

a cura di Angela Bisceglia

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