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Depressione post parto, arrivano le linee guida per i medici

di Nostrofiglio Redazione - 05.12.2011 - Scrivici

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Il dottore generico di famiglia, il ginecologo e il pediatra sono chiamati in causa contro la depressione in gravidanza e post parto. Da oggi, grazie a nuove linee guida, sono messi nella condizione di capire se la paziente “in dolce attesa” e la neo mamma soffre di depressione e di darle il primo aiuto

Il medico di famiglia, il ginecologo e il pediatra sono chiamati in causa contro la depressione in gravidanza e post parto. Come? Da oggi sono messi nella condizione di capire se la paziente “in dolce attesa” e la neo mamma non stanno bene e a darle il primo aiuto.

 

E’ questo infatti l’obiettivo delle linee guida messe a punto dai sei centri italiani di eccellenza contro la depressione post parto, coinvolti nel progetto dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) “A smile for mom’s” e presentate la scorsa settimana a Milano.

 

Le linee guida si basano sulla conoscenza clinica e di ricerca relativa alla depressione e su linee guida internazionali.

 

Come si è detto, hanno come destinatari gli operatori sanitari che entrano in contatto con le mamme, ovvero medico generale, ginecologo, neonatologo e pediatra e l’obiettivo di aiutarli a capire se la mamma soffre di depressione post parto e di darle il primo aiuto prima di mandarla da uno specialista (psichiatra o psicologo).

 

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“Oggi dopo otto anni di lavoro ed esperienza di centri specializzati, le linee guida vedono finalmente la luce – dice Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’azienda ospedaliera Fatebenefratelli di Milano -. Da oggi gli operatori sanitari potranno “dare una lettura della problematica aderente all’identità scientifica e scevra da valutazioni soggettive e interpretazioni vaghe”.

 

“Particolare cura all’interno delle linee guida è stata dedicata alla prevenzione identificando i fattori di rischio per le singole tipologie psicopatologiche anche attraverso una indagine della storia di vita della donna che consideri non solo l’anamnesi medica ma anche familiare, biologica (ormonale) e ambientale – continua Roberta Anniverno, responsabile del Centro psiche donna di Milano -.Questo aspetto consente una diagnosi più accurata sui sintomi, sull’intensità dei disturbi d’ansia e affettivi, sulle ripercussioni nell’esperienza della maternità”.

Per poi, ovviamente, indicare la via da seguire per la guarigione.

 

Certo l’arma fondamentale per combattere la depressione post parto resta la capacità delle donne di ‘sapersi ascoltare’. “La gravidanza rappresenta per la donna un periodo di profondi cambiamenti non solo fisici ma anche psicologici – dice Francesca Merzagora, presidente di Onda – E’ molto importante dare ascolto a ciò che si prova dentro di se perché tristezza, sconforto e ansia possono trasformarsi in sintomi di depressione. Il mancato riconoscimento e il non trattamento di questi sintomi possono compromettere il decorso della gravidanza, con ricadute che vanno dalla scarsa cura di se all’abuso di sostanze, fino al coinvolgimento dello sviluppo del feto e della crescita del neonato.”

 

Leggi anche: tutto lo Speciale contro la depressione post parto e i Dieci consigli per sorridere

 

I sei centri italiani che curano la depressione post parto

 

Qui trovi un aiuto on line: forum di nostrofiglio sezione Depressione post parto e www.depressionepostpartum.it

 

I numeri della depressione

Oggi la depressione post parto colpisce il 16% di donne nel periodo della maternità, con percentuali dal 10-16% al 14-23% in gravidanza e dal 10-15%al 20-40% nel post-partum. In particolare, il 13% di donne sperimenta già un disturbo dell’umore durante le prime settimane dopo il parto, il 14,5% nei primi tre mesi postnatali con episodi depressivi maggiori o minori ed il 20% nel primo anno dopo il parto. Non vanno dimenticati gli episodi di maternity blues (50-80%) o le psicosi post-partum (1 su ogni mille parti). Unico dato, relativamente positivo, è la diminuzione nell’ultimo anno degli infanticidi, passati da 14 casi del 2009, ai 19 del 2010 in cui si è registrato il picco massimo, ai soli sette del 2011. (dati Onda)

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