Ansia, difficoltà ad addormentarsi, crisi di pianto, mancanza di concentrazione. E poi un senso di impotenza e inadeguatezza che rende difficile affrontare la giornata. Nei casi più estremi, apatia nei confronti del bambino e, in pochissimi casi-limite, infanticidio. La maternità può essere anche questo. La depressione post partum è nemico subdolo e implacabile.
«E’ una ladra della maternità: le donne devono saperlo»¸ dice a NostroFiglio.it Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Salute mentale e neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano.
Colpevolizzarsi o ignorare e minimizzare la situazione non serve ed è pericoloso: la depressione in gravidanza è un disturbo dell’umore e, come tale, ha dei fattori di rischio ma anche dei fattori di protezione. Solo conoscendoli, si può affrontare e superare.
Depressione: in Lombardia ne soffre 1 mamma su 3
OnDa, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna, ha promosso un’indagine sulla depressione in gravidanza e nel post-partum. E’ emerso che, in Lombardia, ne soffre una mamma su tre: in tutta Italia circa il 16% delle future madri o delle neomamme ha sofferto di depressione.
La depressione non è il maternity-blues
Attenzione però: la depressione post partum, ci spiega Mencacci, non è il ‘maternity blues’. Quest’ultimo è un fatto frequente: dopo il parto, la brusca caduta dei livelli ormonali (estro-progestinici) provoca crisi di pianto, irritabilità, insonnia e ansia. Il disturbo, diagnosticato sull’80% delle partorienti, di solito si risolve spontaneamente nel giro di una decina di giorni.
Secondo gli esperti, questa patologia è in realtà una sorta di stratagemma della natura che pone la madre in maggiore allerta dopo la pacatezza della gravidanza. La depressione post partum è tutt’altra cosa. Qualcosa che – lo racconta la ricerca di OnDa – il 50 % delle donne fatica persino a ipotizzare. Eppure esiste, e non va sottovalutata. (Ti potrebbe interessare: Depressione post parto e baby blues)
Attenzione alla trentaduesima settimana
Come spiegano Mencacci e Luca Bernardo, direttore del dipartimento materno-infantile del Fatebenefratelli, la depressione può avere importanti avvisaglie già durante la gravidanza: «Ecco perché parliamo di depressione perinatale: si è scoperto che anche in gravidanza si possono manifestare questi sintomi, specie intorno alla trentaduesima settimana.
Intervenire presto è fondamentale: nei mesi prima del parto la donna è più aperta e disponibile a prendersi cura di sé e a farsi aiutare», spiegano gli esperti.
Fattori di rischio
Gli studi hanno dimostrato alcuni fattori di rischio: il principale è l’avere sofferto in passato di depressione. «Sfatiamo subito il mito che durante la gravidanza si debbano sospendere gli psicofarmaci, nel caso di una terapia in corso: si tratta di una sospensione assurda, molto dannosa per la psiche della madre e per il suo rapporto con il bambino. Una sospensione che, in molti casi, è stata responsabile di una pesante crisi post-partum», commenta Mencacci.
Tra gli fattori scatenanti ci sono gravidanza indesiderata o non programmata, la giovane età, le gravidanze ravvicinate, recenti eventi stressanti (un lutto, ad esempio, o una separazione con il padre del bambino), difficoltà o impossibilità ad allattare, storie di abusi, un parto ‘deludente’ (frequente nelle donne che hanno subìto cesareo non programmato), ma anche la disoccupazione, problemi economici e soprattutto la mancanza di supporto sociale o della famiglia.
Fattori di protezione
Studi recenti hanno dimostrato come la vitamina D possa migliorare l’umore della donna, anche in situazioni critiche: sì dunque a stare al sole, all’aria aperta e sì anche ad alimenti ricchi di Omega 3 (gli acidi grassi essenziali).
Dal punto di vista pratico, come spiega Francesca Merzagora, presidente di OnDa, è fondamentale la prevenzione: le donne devono essere informate e sapere dove trovare supporto medico alle prime avvisaglie.
Tantissimo può fare la famiglia: il sostegno del compagno e dei familiari è fondamentale. A loro è chiesto, nelle settimane immediatamente successive al parto, di farsi carico delle incombenze pratiche: la neomamma deve sentirsi coccolata, aiutata, protetta. Deve avere tempo per recuperare lo scarso sonno notturno.
«Il lavoro è il miglior deterrente alla depressione post-partum – spiega Mencacci – non a caso, in molte delle interviste svolte nell’ultima indagine, proprio la mancanza di lavoro e di stabilità economica era fonte di grande stress per le neomamme».
Importante anche rivolgersi ai consultori e frequentare i corsi post-partum che normalmente gli ospedali offrono: il confronto con le altre donne e la possibilità di parlare con ostetriche e puericultrici è utile a comprendere il problema. La depressione post partum si affronta con la terapia, psicologica e farmacologica, ed è curabile: questo va subito chiarito. Ma deve essere diagnosticata e tratta da da esperti.
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Ricordati che sorridere fa bene a te a chi hai intorno
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Fai ridere il tuo bambino: riderai anche tu!
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Prenditi cura di te stessa
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Concentrati su un pensiero felice
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Se ti senti triste, chiama un’amica!
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Ritagliati uno spazio per qualcosa che ami
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Abbraccia e lasciati abbracciare
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Prova a vedere con po’ di ironia e distacco quello che stai vivendo
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Concediti qualche piacere
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Prova a distrarti anche uscendo dall’ambiente in cui vivi
E se sto male, dove vado?
In Italia esistono sei centri di eccellenza in Italia per la diagnosi e la cura di questo disturbo, cui è bene rivolgersi per avere informazioni o chiedere un consulto: a Torino il Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Molinette (tel. 011.6336740), a Milano il Centro Psiche Donna del Fatebenefratelli (tel. 02.63633313), a Pisa la Perinatal Depression Research and Screening Unit dell’Università Pisana (tel. 800.598.171), ad Ancona gli Ospedali Riuniti (tel. 366.194.08.63), a Napoli il Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Napoli (tel. 081.5666503), a Catania l’Unità operativa di Psichiatria del Policlinico ‘Rodolico’ (tel. 095.3782468).
(LEGGI ANCHE: Depressione post parto, come riconoscerla e curarla)
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