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App per riconoscere la depressione post parto: un nuovo aiuto per le neomamme

di Valentina Murelli - 20.04.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy
Non sempre è facile riconoscere la depressione post parto. In futuro, però, gli smartphone potrebbero dare una mano, con app dedicate. E proprio l'Italia è in prima linea nello sviluppo di questi strumenti.  

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Un po' di tristezza, umore labile con facile tendenza al pianto, ansia, difficoltà di memoria e concentrazione: sono sintomi molto comuni nei primi giorni dopo il parto

, e colpiscono fino all'80% delle neomamme. Si tratta di baby blues o maternity blues e non c'è da allarmarsi: è una condizione fisiologica, legata ai cambiamenti ormonali che avvengono immediatamente dopo la nascita del bambino.

A volte, però, i sintomi non passano e tendono ad aggravarsi, oppure compaiono dopo un periodo di relativa serenità, quando ormai il bambino ha un paio di mesi: potrebbe trattarsi allora di depressione post parto, una condizione che non sempre è facile da identificare. Intanto, perché a volte può essere difficile distinguere i segnali della depressione dalla grande stanchezza che la mamma ha accumulato nei mesi in cui si è occupata del bambino. E in secondo luogo perché lei stessa tende a minimizzare o addirittura nascondere i suoi sintomi.

"Eppure, riconoscere per tempo la depressione post parto è molto importante", sottolinea lo psichiatra Antonio Picano, specialista presso l'AO San Camillo Forlanini di Roma e presidente di Rebecca Fondazione, dedicata allo sviluppo di iniziative culturali e scientifiche sulla maternità e la famiglia. "È importante non solo per la madre, che può così essere aiutata a vivere più serenamente la sua maternità, ma anche e soprattutto per il bambino. Sempre più dati di letteratura dicono infatti che i figli di mamme con depressione post parto non trattata possono avere ritardi nello sviluppo e un maggior rischio di alcuni disturbi dell'umore e del comportamento e di malattie come asma e allergie".

Ecco allora che potrebbero essere d'aiuto alle mamme strumenti in grado di aiutarle a capire che c'è qualcosa che non va ed è il caso di chiedere aiuto. E vanno proprio in questa direzione una serie di sforzi, compiuti a livello internazionale, per sviluppare applicazioni per smartphone - indubbiamente lo strumento che oggi utilizziamo di più - dedicate a questo obiettivo.

In Italia, per esempio, lo sta facendo la Fondazione Rebecca, che ha in programma di lanciare in autunno un'app, Rebecca Blues, che dovrebbe aiutare a mettere in contatto mamme e medici di riferimento, segnalando a questi ultimi se compare qualche segnale di depressione.

Picano spiega come funziona: "Tanto per cominciare, la mamma sceglie un medico di riferimento, che può essere il ginecologo, il medico di base, lo psichiatra se per esempio ha già sofferto in passato di depressione. A questo medico arriveranno in tempo reale i risultati di piccoli test che periodicamente l'app propone alla mamma". Sono test basati sulle valutazioni standard eseguite dagli psichiatri per capire se c'è o meno depressione, ovviamente adattate per un utilizzo più domestico. "Se i test segnalano che c'è qualcosa che non va, il medico contatta la mamma e la invita a un colloquio: solo al bisogno, cioè se ci sono particolari aspetti di gravità, la invierà presso un centro specialistico".

Rebecca Blues, per la quale Picano prevede una vera e propria sperimentazione iniziale, con un gruppo selezionato di neomamme che saranno seguite per circa un anno, non è comunque l'unico esempio di app contro la depressione post parto in corso di sviluppo nel nostro paese. Un team internazionale di psicologi guidati da Gianluca Esposito, dell'Università di Trento, per esempio, sta cercando di mettere a punto uno strumento che possa facilitare l'autodiagnosi.

In questo caso, l'app dovrebbe puntare al riconoscimento di eventuali segnali di depressione post parto a partire dalla voce delle neomamme. E se ci sono segnali di allarme l'app dovrebbe spronare la donna a chiedere aiuto e fornirle semplici suggerimenti su come itneragire con il bambino.

Come ha sottolineato Esposito, "numerosi studi hanno mostrato che le donne che soffrono di depressione post parto mettono in atto con i loro bimbi, nei primi mesi di vita, strategie comunicative differenti.

Questo vale sia a livello quantitativo - in media tendono a parlare meno al proprio piccolo - sia a livello qualitativo (tipo di parole, tono e velocità del linguaggio usati)". Esposito e colleghi stanno quindi analizzando nel dettaglio tutte le differenze acustiche nella voce di molte neomamme di lingua italiana, tedesca e giapponese, per risalire a quella che è stata definita la "firma vocale" della depressione post parto. Obiettivo finale: disporre di uno strumento per smartphone o tablet in grado di riconoscere quel tipo di firma e allertare la mamma in difficoltà.

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Aggiornato il 13.07.2016

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