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Allergia agli acari della polvere: le regole per una casa davvero pulita

di Valentina Murelli - 14.01.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
L'allergia agli acari è una delle prime allergie respitarie che può presentarsi nei bambini. Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù, spiega quali sono i fattori di rischio, come prevenirla, come tenere sotto controllo l'ambiente se il bimbo è già allergico

In questo articolo

Le allergie agli acari, come quelle ai peli di animali, sono tra le prime allergie respiratorie che si manifestano nei bambini: "Possono comparire già intorno ai 3-4 anni, mentre quelle ai pollini in genere si presentano un po' più tardi, verso i 6-7 anni". Parola del dottor Alessandro Fiocchi, direttore dell'Unità di allergologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che abbiamo intervistato in un incontro con la stampa a margine della presentazione di un nuovo prodotto Folletto Vorwerk.

I sintomi: come accorgersi che il bambino potrebbe essere allergico

"Il primo sintomo a comparire è il prurito, solo che nel bambino molto piccolo, che ancora non sa grattarsi, spesso è difficile identificarlo come tale" spiega Fiocchi. Così può succedere che venga avanzato il sospetto di un reflusso gastroesofageo, quando in realtà il bambino rigurgita spesso perché si agita nel tentativo di alleviare il prurito.

"Un altro segno legato al prurito nel bambino piccolo è la tendenza a sfregarsi di continuo il naso contro la spalla o il petto di chi lo tiene in braccio" continua l'esperto. E c'è anche, nel bimbo appena più grande, il cosiddetto "saluto allergico", un tipico modo di sfregarsi il naso con la manina, dal basso verso l'alto.

Oltre al prurito, sono sintomi caratteristici anche la dermatite atopica (che compare in genere quando il bambino impara a grattarsi) e la rinite allergica. "E ancora, i genitori possono sospettare un'allergia se il bambino nei primi anni di vita ha infezioni respiratorie molto frequenti, se per lunghi periodi si mostra molto agitato e dorme male la notte, se tende a mettersi in una posizione sollevata quando dorme, se chiede spesso che gli venga grattata la schiena (perché i bronchi proiettano verso l'esterno a livello nervoso), o se gli suda molto la testa".

In caso di sospetto, la cosa da fare è rivolgersi al pediatra, che proporrà l'esecuzione di un test allergologico, tipicamente il Prick test cutaneo. "A questo proposito c'è da sfatare un falso mito" afferma Fiocchi: "Non è mai troppo presto per fare un test di allergia: lo si può fare anche a pochi giorni di vita".

I fattori di rischio per le allergie respiratorie

"A rischiare l'allergia sono ovviamente i bambini che hanno familiarità per questa condizione, cioè con genitori o fratelli a loro volta allergici" spiega l'esperto. Ma non basta: "Se ci fosse solo la componente genetica in ballo, non ci spiegheremmo il massiccio aumento di allergie che si è verificato nel corso delle ultime tre generazioni, con un'incidenza passata dal 5% al 25-30%".

Bisogna dunque chiamare in causa dei fattori ambientali, per chiarire i quali l'équipe di Fiocchi al Bambino Gesù ha avviato uno studio che permette di indagare, tramite un questionario molto dettagliato, le abitudini di vita delle famiglie con bambini che si presentano in ambulatorio per un sospetto di allergia, e le caratteristiche dell'ambiente in cui vivono. In accordo con la letteratura scientifica internazionale, i risultati preliminari identificano i seguenti fattori di rischio principali:

  1. Vivere in città. Anche se l'aria di molte città (Milano in primis) è molto migliorata negli ultimi 40 anni, i bambini cittadini corrono più rischi dei coetanei di campagna di diventare allergici ai pollini, alla polvere, ai peli di gatto e all'alternaria.
  2. Fumo di sigaretta. Va evitato anche quello di terza mano, cioè quello che rimane su indumenti e pelle anche quando il fumatore non fuma in casa. È un fattore di rischio per le allergie anche il fumo in gravidanza.
  3. Usare prodotti disinfettanti per le pulizie della casa. Il fatto è che nella polvere di casa oltre ai fattori allergizzanti – come acari o peli di animale – che vanno sicuramente allontanati per ridurre il rischio di sensibilizzazione – possono trovarsi anche batteri importanti, per la loro interazione con il sistema immunitario, per ridurre il rischio che una sensibilità allergica si traduca in un'allergia vera e propria. E i disinfettanti eliminano proprio la componente batterica presente nell'ambiente.
  4. Usare di frequente spray deodoranti per la casa e insetticidi. "Contengono composti organici volatili che sono irritanti per le vie aeree" spiega Fiocchi.

Altri fattori di rischio individuati dallo studio del Bambino Gesù sono:

  • presenza di umidità sui muri, che favorisce la proliferazione di muffe e acari;
  • presenza di animali in casa (per le allergie a quegli animali specifici). "Ma bisogna fare una precisazione" afferma Fiocchi: "Uno studio americano in via di pubblicazione ha mostrato che il rischio aumenta se in casa c'è un solo gatto, ma addirittura diminuisce se ce ne sono diversi, probabilmente perché più animali non significano solo più allergeni, ma anche più batteri con ruolo protettivo". E lo stesso vale per i cani;
  • passare raramente l'aspirapolvere;
  • cambiare spesso il sacchetto dell'aspirapolvere, nel caso si tratti di sacchetti non ermetici, probabilmente perché questo favorisce delle perdite di allergeni nell'ambiente;
  • stendere i panni in casa (per via dell'umidità).
  • avere una mamma laureata. Può sembrare sorprendente o buffo ma è proprio così, e ci sono delle valide ragioni. "Il fatto è - spiega Fiocchi - che le donne laureate tendono ad avere figli in età più avanzata, e questo è un fattore di rischio per le allergie dei bambini, e tendono ad avere meno figli (considerate che i più a rischio sono i figli unici e i primogeniti). Inoltre, le mamme laureate hanno in genere uno status socio-economico più elevato ed è ampiamente dimostrato, in tutto il mondo, che le allergie aumentano all'aumentare del benessere, sia dei paesi sia delle singole famiglie".

I fattori protettivi per le allergie respiratorie

Fiocchi cita tre consigli che potrebbero ridurre la possibilità di sviluppare allergia respiratoria nei bambini a rischio:

  1. allattamento materno il più a lungo possibile (in questo caso l'effetto è solido e scientificamente ben dimostrato);
  2. somministrazione di probiotici e di alcuni acidi grassi essenziali come omega tre ("Le prove non sono fortissime, ma in genere li consigliamo");
  3. pulizia adeguata degli ambienti per ridurre l'esposizione agli allergeni. "Come abbiamo detto: sì a passare spesso l'aspirapolvere, no a utilizzare disinfettanti".

Le regole fondamentali per una casa anti-acaro

Liberare completamente la casa dagli acari – minuscoli animaletti, parenti stretti dei ragni, che proliferano benissimo negli ambienti domestici – è un'operazione praticamente impossibile.

Gli acari sono dappertutto, in grandissime quantità: si stima che il 10% circa del peso di un vecchio cuscino possa dipendere dagli acari che vi dimorano e dai loro resti, e che un materasso possa contenere fino a 10 milioni di acari. Tuttavia molto si può fare per abbatterne la presenza, riducendo così l'esposizione agli allergeni del bambino allergico.
Ecco le regole fondamentali per tenere l'ambiente sotto controllo:

  1. Utilizzare rivestimenti anti-acaro per materassi e cuscini. "Attenzione: parliamo di rivestimenti, perché invece materassi e cuscini di per sé di fatto non sono anti-acaro. Anzi, spesso i pazienti sono convinti che per la prevenzione sia fondamentale acquistare materassi e cuscini in lattice, ma non è così. Anzi, questa scelta può essere controproducente, perché gli allergeni degli acari, del cane e del gatto tendono ad accumularsi più rapidamente nei cuscini e materassi sintetici che in quelli di piuma".
  2. Evitare tappeti, moquette e tendaggi pesanti. Meglio invece pavimenti in linoleum e in legno.
  3. Lavare la biancheria da letto settimanalmente. In lavatrice, a temperatura di 55°-60°C.
  4. Congelare i peluche! Per fortuna non serve eliminarli: "Basta metterli in freezer per almeno 12 ore ogni 15 giorni circa", afferma Fiocchi. E periodicamente lavarli in lavatrice a 60° C.
  5. Libri e vestiti vanno tenuti in armadi chiusi.
  6. Passare di frequente un aspirapolvere con filtro ad alta efficienza (meglio se certificato come adatto agli allergici). Non usare la scopa, che solleva la polvere.
  7. Arieggiare spesso la casa, per evitare il ristagno d'aria e di polvere ed eccessivi livelli di umidità.
  8. Sempre per ridurre l'umidità, non utilizzare umidificatori - al contrario, si possono usare deumidificatori se si formano muffe o condense - e non stendere in casa i panni bagnati.

Altre fonti per questo articolo: materiale informativo sulla rinite allergica dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù; materiale informativo sugli acari della polvere dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù; materiale informativo del Servizio sanitario inglese sulle allergie.

Domande e risposte

Qual è il primo sintomo di un'allergia nel bebè?

Il primo sintomo è il prurito, solo che nel bambino molto piccolo, che ancora non sa grattarsi, spesso è difficile identificarlo.

Cosa fare se il bambino ha un'allergia respiratoria? 

La prima cosa da fare è rivolgersi al pediatra, che proporrà l'esecuzione di un test allergologico, tipicamente il Prick test cutaneo.

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