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Allattamento prolungato o allattamento notturno e carie: cosa c'è di vero?

di Valentina Murelli - 29.11.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Si tratta di un tema controverso, data la difficoltà di compiere studi scientificamente solidi e i molti fattori in gioco nello sviluppo di carie. Importante sottolineare che le linee guida sulla promozione della salute orale non sconsigliano affatto l’allattamento.

In questo articolo

Allattare a lungo (oltre l'anno di vita) e spesso (anche di notte) può facilitare la comparsa di carie precoci nei bambini? Ne sono convinti molti dentisti e pediatri, e anche alcune mamme che, magari dietro la spinta di uno specialista, decidono di interrompere un allattamento perché il bimbo ha sviluppato qualche carie.

La risposta a questa domanda - e le conseguenti decisioni da prendere riguardo la prosecuzione o meno dell'allattamento - però, sono più complesse di come potrebbe sembrare a prima vista. Anche se alcuni studi suggeriscono un'associazione tra allattamento "a lungo termine" e comparsa di carie nei bambini, gli stessi autori sottolineano che questo non è sufficiente per sconsigliare l'allattamento.

Allattamento e carie, cosa dice la scienza

“Molte delle convinzioni – errate – che circolano su allattamento e carie vengono da studi condotti più di quarant'anni fa e di pessima qualità” afferma Elisa Buzzi, dentista pediatrica con studio a Pavia. Per esempio, una ricerca pubblicata nel 1977 che in realtà era una semplice raccolta di nove casi di bambini allattati al seno che avevano sviluppato carie nei dentini da latte, senza alcun confronto con gruppi di controllo (per esempio bambini alimentati con latte artificiale). “Altre ricerche successive hanno sconfessato queste prime pubblicazioni – sottolinea Buzzi – ma l'idea di un collegamento tra allattamento materno e carie è rimasta, come è rimasta l'idea che per ridurre il rischio di carie si debba interrompere l'allattamento”.

La verità è che si tratta di un settore nel quale è molto difficile fare ricerca. Per ovvie ragioni etiche non è possibile effettuare studi in cui i bambini partecipanti vengono suddivisi a caso nei due gruppi “allattati al seno” e “allattati con formula” per poi osservare come vanno le cose (questo tipo di studio, chiamato randomizzato, è considerato ottimale per la ricerca medica).

Quello che si può fare è prendere un gruppo di bambini e seguirlo nel tempo, vedendo se compaiono differenze tra piccoli allattati al seno e piccoli allattati artificialmente.

Ci sono alcuni studi di questo tipo (si chiamano di coorte) e mettendone insieme i risultati un gruppo di ricercatori australiani ha concluso nel 2015 che mentre fino a 12 mesi sembra esserci un effetto protettivo dell'allattamento materno rispetto al rischio di carie precoci, dopo l'anno di età la prosecuzione dell'allattamento sembra invece associarsi a un aumento del rischio. I risultati di uno studio condotto in Brasile nel 2017 e pubblicati sulla rivista Pediatrics hanno invece mostrato un aumento del rischio di carie a 5 anni per bambini allattati oltre i 24 mesi.

L'ipotesi è che i bambini allattati dopo i 24 mesi (a maggior ragione dopo i 12) continuano a poppare a richiesta anche di notte, quando è praticamente impossibile intervenire con uno spazzolino. Ma attenzione: questi risultati non significano affatto che l'allattamento prolungato sicuramente fa venire le carie (trovare un'associazione, infatti, non significa trovare un rapporto causa-effetto) e che dunque è bene interromperlo. Anzi: gli stessi autori dello studio del 2017 sottolineano che, considerati i tanti benefici dell'allattamento, quello che bisogna fare è mettere in atto il prima possibile una serie di altre misure preventive delle carie.

In effetti ci sono varie ragioni per non interrompere un allattamento a causa del timore del rischio di carie. Vediamole.

Le criticità degli studi

Per prima cosa bisogna tenere conto del fatto che non tutti gli studi disponibili sono davvero solidi dal punto di vista del “disegno sperimentale”, della raccolta dei dati e della loro analisi statistica. Come spiega un articolo pubblicato nel 2018 sul Journal of Dental Research, sono tante le sfide metodologiche e gli aspetti critici di questo tipo di studi. A volte, per esempio, si parla di allattamento materno ma non ne vengono specificate chiaramente le caratteristiche (se è esclusivo o misto, se a richiesta o meno, e che cosa si intende esattamente per “richiesta”) o la durata complessiva.

Per non parlare dei possibili fattori confondenti: quei fattori che, come dice il termine, possono influenzare le osservazioni.

Per esempio il tipo di batteri che colonizzano il cavo orale del bambino, la presenza o meno di fluoro nell'acqua potabile, quale svezzamento è stato seguito e con quali alimenti, le abitudini di igiene orale seguite, la presenza di carie preesistenti rispetto al momento in cui si conduce lo studio e così via.

Tutti i vantaggi del latte di mamma

In secondo luogo, nello sforzo di ragionare sul “rischio carie” non si possono trascurare gli effetti benefici dell'allattamento. Un articolo di revisione della letteratura pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Lancet nel 2016 ricorda che i bambini allattati per periodi più lunghi corrono meno rischi di alcune malattie infettive, otite acuta, malocclusioni dei denti decidui (da latte), sovrappeso e obesità rispetto ai bambini allattati per periodi più brevi o non allattati affatto.

L'allattamento prolungato, inoltre, ha effetti benefici anche per le mamme, riducendo il rischio di sviluppare tumore del seno e dell'ovaio e diabete.

Rischio di carie: sono tanti i fattori i gioco

Infine, va considerato che l'allattamento è solo una delle tante variabili che contribuiscono a determinare il rischio di un bambino di sviluppare carie anche quando è molto piccolo.

Le Linee guida per la promozione della salute orale e la prevenzione di carie e altre patologie orali nei bambini, pubblicate dal Ministero della salute nel 2013, non menzionano una possibile riduzione dell'allattamento materno, e anzi insistono sull'importanza dell'allattamento al seno – oltre che di stili di vita salutari e di una dieta appropriata – per “favorire e mantenere una buona salute generale e orale”.

Le carie nei bambini piccoli: i fattori di rischio

"La carie affligge circa il 22% dei bambini sotto i 4 anni, cioè circa un bimbo ogni quattro o cinque)" afferma Buzzi. Le Linee guida ricordano che la carie è una malattia infettiva multifattoriale, cioè dipendente da vari fattori e in particolare:

  • un disequilibrio della flora batterica che popola il cavo orale, con aumento dei batteri cariogeni (come streptococchi del gruppo mutans e lattobacilli) a discapito di altri batteri;
  • la presenza di zuccheri fermentabili introdotti con la dieta;
  • le caratteristiche della saliva, che possono essere più o meno favorevoli all'instaurarsi della carie.

Ecco dunque i 4 principali fattori di rischio per lo sviluppo di carie nei dentini da latte, tra i sei mesi e i cinque anni di vita del bambino.

1. Pessima salute orale della mamma (e di chi si prende cura del bambino)

Perché a un certo punto cominci a svilupparsi una carie, è necessaria che ci sia stata una colonizzazione della bocca del bambino da parte di batteri cariogeni. Va da sé che questa colonizzazione è più semplice se la mamma – o in generale chi si prende cura del bambino – a sua volta ha tanti batteri cariogeni (anche in assenza momentanea di carie) e ha l'abitudine di mettere in atto comportamenti che ne favoriscono il passaggio al bambino. “Per esempio condividere le stoviglie, leccare il ciuccio, raffreddare la pappa soffiandoci sopra, dare baci umidi” precisa Buzzi.

Ecco perché per prevenire la carie nei bambini piccoli bisogna partire dalla salute orale della mamma, dalla gravidanza se non prima.

2. Troppi dolci nella dieta e biberon notturno

Che lo zucchero faccia venire la carie è conoscenza comune, ma le Linee guida mettono il concetto in termini un po' più precisi, chiamando in causa come fattore di rischio il frequente consumo di cibi o bevande dolci fuori pasto e l'uso notturno del biberon riempito di latte o bevande dolci (camomilla o tisane zuccherate, succhi di frutta).

“Attenzione, perché non a caso si parla solo di biberon e non di allattamento al seno” sottolinea la dottoressa Buzzi. “Tanto per cominciare, è vero che il latte materno contiene uno zucchero, il lattosio, ma è altrettanto vero che si tratta dello zucchero meno cariogeno, cioè con meno capacità di favorire la formazione di carie non solo rispetto al saccarosio, il comune zucchero di cucina, ma anche rispetto a glucosio, maltosio e fruttosio. In secondo luogo, insieme al lattosio il latte materno contiene numerose sostanze, come la lattoferrina, che hanno un effetto antibatterico, in particolare rispetto allo Streptococcus mutans, il principale tra i batteri cariogeni”.

E non è solo questione di cosa c'è nel biberon, ma anche di come il biberon eroga le bevande. “Nel caso dell'allattamento al seno, per poppare in modo efficace il bambino deve mettere in bocca non solo il capezzolo ma molta parte dell'areola, la quale viene spremuta dalla lingua che contemporaneamente porta il capezzolo in fondo alla gola. Solo là, praticamente sotto vuoto, il latte viene erogato. La tettarella del biberon, invece, ha un bel foro grande e si ferma poco dietro gli incisivi: significa che il latte (o, peggio, la camomilla zuccherata o il succo di frutta) finisce dappertutto in bocca e continua a gocciolare a lungo sui denti e le gengive, anche se il bambino non succhia”.

Riassumendo: niente biberon notturni e pochissimi (o niente) cibi zuccherati. Tra l'altro, ricordiamo che tutte le principali associazioni pediatriche nazionali e internazionali sconsigliano ormai vivamente l'introduzione di zuccheri aggiunti nella dieta dei bambini fino a due anni d'età. “E ricordiamo anche che gli zuccheri possono essere presenti in posti inaspettati, come i fagioli in scatola" afferma Buzzi, che consiglia di leggere sempre le etichette dei cibi confezionati: "Se lo zucchero compare tra i primi 3-5 ingredienti, significa che non è un buon cibo, né per voi né per i vostri figli”.

Per lo stesso motivo, Buzzi suggerisce di evitare, già dallo svezzamento, i prodotti per l'infanzia che contengono zuccheri e abituano il gusto a cibi industriali e a consistenze molli che ristagnano tra i denti, favorendo le carie (al contrario delle fibre, che spazzolano automaticamente i denti) e non stimolano la masticazione e il corretto sviluppo delle arcate.

3. Scarsa igiene orale
Buzzi non si stanca di ripeterlo:

“Come da Linee guida, bisogna lavare i denti almeno a partire dall'eruzione del primo dentino con uno spazzolino morbido e pochissimo dentifricio fluorato con 1000 ppm di fluoro, almeno 2 volte al giorno, senza sciacquare”.

Per "pochissimo dentrificio" si intende l'equivalente di un chicco di riso fino all'anno e di una lenticchia o un pisellino più avanti.

"In pratica deve solo 'sporcare' lo spazzolino" precisa la dentista.

E per quanto riguarda le classiche goccine di fluoro da dare ai bambini? Sempre le Linee guida le consigliano se c'è un elevato rischio di carie o il bambino non ne vuole sapere di usare il dentifricio. In questi casi si consigliano:

  • da 6 mesi a 3 anni: 0,25 mg al giorno di fluoro con gocce;
  • da 3 a 6 anni: 0,50 mg al giorno di fluoro con gocce o pastiglie.

4. Difetti dello smalto

Piccole macchie bianche, gialle o marroni che possono comparire sui dentini, fin dalla loro prima eruzione. Sono difetti dello smalto, come i cosiddetti white spots, dovuti a demineralizzazioni. "Sono sempre più frequenti, cominciano a formarsi in utero, durante la formazione stessa dei dentini e anche loro predispongono allo sviluppo di carie" spiega Buzzi. In questi casi è fondamentale portare il bambino da un dentista pediatrico, per mettere in atto interventi che possano attutire il problema e ridurre il rischio di conseguenze negative.

Conclusioni


Le prendiamo dall'articolo del 2018 sul Journal of Dental Research:

1. Anche se alcuni studi suggeriscono che un allattamento frequente oltre i due anni di vita sia associato a un aumento del rischio di carie, potenziali raccomandazioni su un eventuale riduzione delle poppate, in particolare notturne, devono essere "pesate" rispetto ai rischi di intaccare i tanti benefici provati dall'allattamento.

2. D sicuro, se si decide di interrompere l'allattamento al seno o di ridurre la frequenza delle poppate, non vanno introdotti in alternativa dei biberon di latte formulato, specialmente di notte.

3. Importante lavorare sugli altri fattori di prevenzione delle carie: molta cura nell'igiene orale (lavando i dentini con dentrifricio fluorato dalla prima eruzione) e massima attenzione agli zuccheri introdotti con la dieta.

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