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Allattamento, il mio latte gli basta o ci vuole l'aggiunta?

di Angela Bisceglia - 19.10.2021 - Scrivici

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Come si capisce se il latte materno non basta: quando dare l'aggiunta? Come capire se il bambino non si sazia e il latte è poco. Tutto quello che c'è da sapere

In questo articolo

Come si capisce se il latte materno non basta

Sono tantissime le mamme a cui prima o poi arriva lo stesso dubbio: il mio latte è sufficiente per il piccolo? Come si capisce se il latte materno non basta? Prima di andare a comprare latte artificiale e biberon, ecco le cose da sapere.

Il seno della mamma non è mai vuoto

Avrai notato che in alcuni momenti il seno appare più turgido e pieno, in altri ti sembra come svuotato. In realtà, in tutti i casi non è mai vuoto e succhiando il bambino trova sempre del latte.

"In genere, il seno è più grosso e in tensione nelle prime settimane" fa notare Paola Paschetto, consulente professionale in allattamento materno, "prima della cosiddetta fase della calibrazione, in cui la produzione deve ancora adeguarsi alle richieste del bimbo. Quando si è raggiunto il giusto equilibrio, la mammella diventa naturalmente più morbida. Anzi, questo va visto come un aspetto molto positivo, poiché il bambino non incontra più difficoltà ad attaccarsi al seno".

Se ti sembra poco, aumenta le poppate

Il meccanismo della produzione del latte si basa sulla regola della domanda e dell'offerta: se il bambino succhia, stimola la produzione del latte, che nel giro di 48 ore si adatterà perfettamente alle sue richieste; se succhia di meno, anche la quantità a poco a poco diminuisce.

Ecco perché è importante non dare mai aggiunte di alcun liquido (neanche acqua o camomilla!): se il bambino arriva all'"appuntamento" con la sua mamma già sazio del biberon, come potrà stimolare la produzione del latte materno?

Occhio anche al ciuccio, che nelle prime settimane può interferire con l'apprendimento delle corrette regole di suzione e quindi far assumere meno latte al piccolo.

Anche lo stress può influire

Non è vero che lo stress fa diminuire la produzione del latte, tuttavia può influire sulla sua fuoriuscita, o meglio sul cosiddetto riflesso di emissione: il latte c'è ma non arriva nei dotti galattofori e allora il bambino deve fare più fatica per succhiare perché non trova le mammelle ben riempite; questo può innervosirlo ed ecco che la mamma imputa la sua irrequietezza a mancanza di latte.

Come rimediare? Rilassandosi, riposando di più, ma soprattutto avendo fiducia di essere perfettamente in grado di nutrire il proprio figlio. Ricordati anche di seguire una dieta completa ed equilibrata e di bere regolarmente durante la giornata (non è necessario forzarsi a bere, basta non dimenticarsene!)

Non sempre il bebè vuole succhiare per fame

A volte le mamme credono di non avere latte a sufficienza perché il bebè reclama il seno troppo spesso. In realtà, questo può succedere semplicemente perché nella poppata precedente ha succhiato di meno (magari si è addormentato subito), o perché fa caldo e ha sete, o perché si avvicina la notte e vuole sentirsi rassicurato. Il latte materno non è solo fonte di nutrimento, ed il piccolo trova nel seno tutto quel che può consolarlo e confortarlo.

Con l’allattamento al seno, i risvegli notturni sono normali

Il latte materno, grazie alla sua composizione particolarmente digeribile, viene assimilato in fretta dall'organismo del bebè; è naturale quindi che il piccolo si svegli anche 2-3 volte nel corso della notte per essere allattato. I risvegli quindi non sono affatto indice di scarsa quantità di latte.

Quando è necessaria l'aggiunta?

Ci sono situazioni in cui integrare l'allattamento al seno è necessario, anche solo per poco tempo. Ecco alcuni casi.

  • Se il calo ponderale fisiologico dei primi giorni (che in condizioni normali è del 5-6% rispetto al peso iniziale), supera il 10%, allora il neonatologo potrebbe decidere di somministrare piccole aggiunte di latte in formula, finché alla mamma non arriva la montata lattea. Ma si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di una supplementazione temporanea, che non compromette la prosecuzione dell'allattamento esclusivo al seno.
  • Se, con l'arrivo della montata, il lattante non si è ancora attaccato bene, vuoi per un attacco scorretto, vuoi per un ingorgo mammario, si potrebbe decidere di dare qualche piccola 'aggiunta di latte materno', pur continuando ad offrirgli direttamente il seno. "La mamma cioè si spreme il latte manualmente o con il tiralatte e lo dà al figlio con il cucchiaino, con un bicchierino o con il cosiddetto DAS" suggerisce Paola Paschetto. "Il DAS è un dispositivo di alimentazione supplementare composto da una bottiglietta capovolta, dove si mette il latte materno, e due piccoli tubicini che si attaccano al seno ed arrivano vicino al capezzolo. In questo modo il bambino beve contemporaneamente dal seno e dai sondini, con molteplici vantaggi: assume la quantità di latte materno adeguata, stimola la produzione del latte e non viene 'distratto' dal diverso metodo di suzione del biberon".

Se, nonostante questi accorgimenti, al controllo pediatrico la crescita non risulta adeguata, il medico potrebbe consigliare di dare alcune aggiunte di latte in formula procedendo con un allattamento misto.

Con la consulenza di Paola Paschetto, consulente professionale in allattamento materno (IBCLC, consulenza di Paola Paschetto, consulente professionale in allattamento materno (IBCLC, International Board of Lactation Consultant Examiners).

Per chiedere un consiglio e risolvere un problema dell'allattamento puoi rivolgerti qui:

Revisionato da Francesca Capriati

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