Un ufficio pubblico non è il luogo adatto per allattare al seno il proprio bebè: con questa motivazione Francesca Castelli, neo-mamma trentenne, la scorsa settimana è stata allontanata dall'ufficio postale di Biella, in pieno centro.
«Mio figlio aveva fame - ha affermato su Repubblica la donna - e io, dopo aver fatto la fila e aver svolto le commissioni nell’ufficio, mi sono messa in un angolo dell’ufficio postale e gli ho dato il seno. Per sfamarlo».
Di fronte all'impossibilità di trovare un luogo più appartato («non siamo attrezzati» avrebbe risposto il personale), mamma Francesca è stata poi allontanata con decisione dalla direttrice, poiché quello "non era un bar" e l'allattamento senza biberon era espressamente vietato.
Francesca ha vissuto questa situazione come un vero sopruso e l'eco della storia è subito giunto all'attenzione di media e delle alte cariche dello Stato.
La Ministra Marianna Madia, anch'essa mamma, si è infatti subito interessata della vicenda, annunciando con un tweet la sua presa di posizione.
Allattare è un diritto
Il Ministero della salute in passato lo aveva già detto chiaramente: allattare è un diritto. Alla donna che sceglie di nutrire al seno il proprio bambino devono essere garantiti i diritti di:
• ricevere informazioni e aiuto che permettano di allattare senza interferenze e di superare eventuali difficoltà;
• allattare ovunque e in qualsiasi momento;
• essere tutelate al rientro al lavoro su come conciliare allattamento e lavoro.
Forti di ciò, alcune mamme anno dunque reagito alla vicenda di Francesca lanciando una petizione per chiedere una legge specifica che tuteli il diritto di allattare il proprio bambino senza doversi sentire in difetto.
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Allattamento... di protesta
Dopo la pioggia di polemiche, le Poste Italiane non hanno ancora rilasciato un comunicato ufficiale. L'imbarazzo è papabile, anche perché le normative sbandierate dalla direttrice per impedire a Francesca di allattare il proprio piccolo non esistono!
Intanto martedì 31 gennaio, alcune mamme si troveranno dalle 11.30 alle 12.30 di fronte alle Poste in questione per un flashmob di protesta: una silenziosa poppata di gruppo che non impedirà il normale svolgimento delle attività lavorative ma darà un forte segnale contro il trattamento subito da mamma Francesca.
FONTE: Repubblica, La Stampa
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