In teoria, allattare dovrebbe essere da subito un gesto spontaneo e naturale. In pratica, però, un buon avvio dell'allattamento non dipende solo dalla motivazione e dalle inclinazioni della mamma, ma anche da vari fattori "esterni", per esempio da come è andato il parto o dal tipo di assistenza che mamma e bambino hanno ricevuto nei primi giorni insieme.
Conoscere le condizioni che favoriscono l'allattamento può essere d'aiuto per cominciare con il piede giusto: ecco allora tutto quello che devi sapere anche prima di partorire.
1. Non serve alcuna preparazione specifica per il seno durante la gravidanza
Al contrario di quanto si pensava fino a poco tempo fa, massaggi particolari o sfregature con guanti di crine o asciugamani ruvidi non aiutano a predisporre il seno all'allattamento.
2. Nelle primissime poppate qualche fastidio ai capezzoli è normale
Nei primi istanti delle prime poppate si può avvertire un fastidio o un piccolo dolore al capezzolo, come se questo venisse tirato con forza o “stappato”. Niente paura, è tutto normale: il fastidio è dovuto allo stiramento dei dotti galattofori e dura per pochi secondi all'inizio delle prime poppate. Dopo due/tre giorni non si avverte più nulla.
3. Il contatto pelle a pelle è il primo passo per cominciare al meglio
Il contatto pelle a pelle tra mamma e bambino già in sala parto, e per almeno un paio d'ore dopo la nascita, promuove l'avvio immediato dell'allattamento. Cosa che, a sua volta, promuove una produzione adeguata e costante di latte già dai primissimi giorni di vita del bambino.
Numerosi ospedali favoriscono questo contatto, che può essere praticato addirittura anche dopo taglio cesareo. In altri casi, invece, si continua con una routine più tradizionale, che prevede di allontanare il neonato per i primi controlli medici e il bagnetto. Puoi informarti su cosa preveda in proposito l'ospedale in cui intendi partorire.
Attenzione però: se per qualunque ragione non è possibile per mamma e bambino stare pelle a pelle subito dopo la nascita, questo non significa che tutto è perduto. Si può comunque recuperare e avviare bene l'allattamento.
Semplicemente, in questo modo è un po' più semplice.
4. Rooming-in: per l'allattamento è meglio
Anche il rooming-in, cioè il fatto che il piccolo venga lasciato in stanza insieme alla mamma per tutta la durata della degenza in ospedale, facilita il bonding, cioè la costruzione di quel legame speciale tra mamma e bambino, e l'avvio dell'allattamento al seno.
Il rooming-in è sempre più diffuso, ma non tutti gli ospedali lo garantiscono, per semplici ragioni organizzative. In questo caso, il bambino trascorre parte - a volte gran parte - della sua giornata nella nursery e viene portato alla mamma solo in orari prestabiliti per le poppate. Questo però può interferire con la produzione di latte, che avviene secondo un meccanismo di domanda-offerta: tanto più il bambino si attacca - e dunque chiede latte - tanto più e tanto prima la mamma ne produce.
Puoi informarti per tempo su come è organizzato l'ospedale in cui intendi partorire. Qui trovi la lista degli Ospedali italiani amici dei bambini, nei quali si pratica il rooming-in. Anche ospedali che non hanno la certificazione Unicef di "Amici dei bambini", tuttavia, possono offrire questa possibilità.
Ovviamente, può darsi che in alcuni casi il rooming-in non sia possibile, anche se l'ospedale è organizzato per farlo. Può succedere per esempio se il bimbo ha l'ittero e ha bisogno di fototerapia, un trattamento che prevede l'esposizione a una particolare lampada. Anche in questi casi, però, l'allattamento al seno va incoraggiato il più possibile. Se serve, si può ricorrere alla somministrazione di latte materno spremuto, da preferire comunque al latte artificiale.
Cosa fare se nell'ospedale in cui intendi partorire non è previsto il rooming-in?
Per prima cosa valuta se non sia il caso di cambiare struttura. Se questo non è possibile, accertati che:
5. L'allattamento? Rigorosamente a richiesta
Il bambino deve potersi attaccare al seno quando vuole. Soprattutto nei primi tempi, il neonato può fare anche 10-15 poppate al giorno, vuoi per fame, vuoi per sete o vuoi semplicemente per essere confortato dal seno materno. Stabilire orari rigidi per le poppate non solo non soddisfa le sue esigenze, ma rischia di ostacolare la produzione di latte.
Va da sé che il rooming in faciliti l'allattamento a richiesta. Al contrario, se il bimbo rimane nella nursery è possibile che tra una poppata e l'altra, per placare un suo eventuale pianto gli vengano date piccole aggiunte di latte artificiale o di soluzione glucosata, che però, di nuovo, interferiscono con la produzione di latte. Se il bimbo deve stare nella nursery e non sono previste aggiunte di latte artificiale per ragioni mediche, fai presente il tuo desiderio di allattarlo esclusivamente al seno.
A volte, l'allattamento a richiesta può risultare troppo faticoso o stressante. In questi casi, può essere d'aiuto parlarne con gli operatori sanitari in ospedale, che ti rassicureranno sul fatto che si tratta di un atteggiamento normale del neonato e che non c'è niente che non va.
Non sarà troppo pesante il rooming-in, dopo la grande fatica del parto?
È vero, poter lasciare il bambino nella nursery consentirebbe alla neomamma di riposarsi dopo le fatiche del parto e di lasciare ad altri l’accudimento del bebè, in un momento in cui magari non si sente ancora preparata a ‘fare le mamma’, soprattutto se si tratta del primo figlio. Eppure, proprio averlo sempre accanto consente di conoscerlo meglio, di imparare a capire il significato dei suoi pianti.
Inoltre, si consideri che nei primi giorni di vita il bambino dorme per la maggior parte del tempo e che se si ha bisogno di aiuto ci si può sempre rivolgere alle puericultrici del nido, per esempio per fargli il bagnetto o per cambiargli il pannolino. Insomma, un rodaggio in tutta sicurezza!
6. Attaccare, attaccare, attaccare, anche se la montata lattea non è ancora arrivata
Nei primi giorni, quando il latte non è ancora arrivato, il bebè succhiando assume comunque un’altra importantissima sostanza - il colostro - che gli fornisce un concentrato di anticorpi che lo proteggerà dalle infezioni. Chiaro che in questi giorni poppa poco - solo 10 o 15 ml di latte per volta - ma non importa: sta comunque bevendo sostanze preziosissime! Per questo, anche se lamontata latteanon è ancora arrivata, va attaccato ogni volta che lo chiede.
7. Latte artificiale in ospedale? Solo quando serve
In passato, e in alcuni ospedali succede ancora oggi, era piuttosto comune: i bambini rimanevano nella nursery e ai primi tentativi di allattamento materno si abbinava comunque la somministrazione di latte artificiale.
Ora tutti gli organismi sanitari nazionali e internazionali che si occupano di promozione dell'allattamento al seno insistono molto su un punto: l'aggiunta di latte artificiale va fatta solo se ce n'è effettivamente bisogno, e quindi solo dopo un'attenta valutazione delle condizioni del bambino e del rapporto mamma-bambino. Informando la famiglia e coinvolgendola nella scelta.
A chi puoi rivolgerti per chiedere consiglio:
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Movimento allattamento materno italiano www.mami.org
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La Leche League Italia www.lllitalia.org
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Consulenti professionali in allattamento materno IBCLC www.aicpam.org
Fonti per questo articolo: consulenza di Paola Paschetto, consulente professionale in allattamento materno IBCLC; consulenza di Paola Pileri, ginecologa, esperta di patologia della gravidanza e di allattamento dell'Ospedale Sacco di Milano; Dossier Allattamento al seno: tra arte, scienza e natura del Ministero della salute; Allattamento al seno e uso di latte materno, Position statement promosso dal Tavolo sull'allattamento al seno del Ministero della salute; Dieci passi UNICEF/OMS per gli Ospedali amici dei bambini.
Leggi tutto lo Speciale sull'allattamento
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Revisionato da Valentina Murelli - Aggiornato il 14.12.2015