È vero che l'allattamento al seno è un anticoncezionale naturale e quindi non è possibile avviare una nuova gravidanza durante l'allattamento? Qual è il metodo anticoncezionale migliore da usare dopo il parto? Come sceglierlo? Sono, queste, domande abbastanza comuni tra le neomamme e risposte serie e documentate si possono trovare in un documento pubblicato nel 2014 dal Tavolo tecnico sull'allattamento al seno del Ministero della salute, intitolato appunto La contraccezione per la donna che allatta. Vediamo le informazioni fondamentali contenute nel documento.
Quando tornano le mestruazioni dopo il parto?
L'amenorrea post-partum (cioè l'assenza di mestruazioni che segue la nascita del bebè) può durare fino a sei settimane dopo il parto - se la mamma non allatta - mentre in presenza di allattamento questo periodo può protrarsi anche per molti mesi.
L'allattamento al seno funziona come anticoncezionale naturale?
"L'allattamento al seno – mette in chiaro la pubblicazione – riduce la fertilità della donna, ma non rappresenta un metodo di controllo delle nascite sempre affidabile. In un regime di rapporti sessuali liberi sono quindi da attendersi nuove gravidanze fin dal primo anno dopo il parto". Per questo è possibile e "in base al desiderio della coppia, anche opportuno, ricorrere a un metodo contraccettivo fin dalle prime settimane dopo il parto".
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Metodi di barriera: preservativo e diaframma
I metodi di barriera - preservativo (maschile o femminile) e diaframma vaginale - non influenzano in alcun modo la salute della madre o del bambino.
Il documento specifica che "il preservativo (maschile o femminile) può essere liberamente usato dopo il parto alla prima ripresa dell'attività sessuale" mentre "il diaframma può essere usato dopo almeno 6 settimane dal parto", perché bisogna attendere che l'utero ritorni alle dimensioni che aveva prima della gravidanza.
Si ricorda inoltre che al diaframma "dovrebbero essere associate anche sostanze spermicide locali (creme od ovuli) che possano aumentare l'efficacia contraccettiva del metodo. Questa è comunque assicurata solo in caso di corretto utilizzo del metodo (per esempio: il diaframma non va rimosso per alcune ore dopo il rapporto).
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Pillola estro-progestinica o progestinica: ecco quale scegliere
Occorre distinguere due situazioni: donne che allattano e donne che non allattano.
Donne che allattano
Il documento del Ministero spiega che "la quantità del latte può essere negativamente influenzata dall'estrogeno presente nella pillola estro-progestinica": un effetto che potrebbe essere particolarmente rilevante nei primi sei mesi di allattamento in donne che di per sé hanno una produzione già limitata. In questi casi, alla pillola estro-progestinica potrebbe essere preferita quella contenente solo progestinico, che infatti è considerata "la contraccezione ormonale di prima scelta nella donna che allatta".
Nella donna che allatta,la pillola con solo progestinico può essere utilizzata a partire dalle sei settimane dopo il parto, mentre l'associazione estro-progestinica nelle sue varie forme (pillola orale, ma anche cerotto o anello) può essere utilizzata dopo sei mesi dal parto.
Donne che non allattano
In questo caso si possono utilizzare, a scelta, pillola estro-progestinica oppure solo progestinica. Entrambe possono essere assunte già dopo tre settimane dal parto, ma in presenza di un aumentato rischio di trombo-embolia venosa (se ci sono stati episodi pregressi di trombo-embolia, se la mamma soffre di trombofilia, in caso di taglio cesareo, emorragia e/o trasfusione post-partum, preeclampsia, obesità, fumo, lungo periodo di immobilità nel post-partum) l'associazione estro-progestinica andrà utilizzata sei settimane dopo il parto.
Impianto sottocutaneo
L'unico impianto in commercio in Italia rilascia etonogestrel che - ricorda il documento - non influenza quantità e qualità del latte, né lo sviluppo del neonato.
Similmente alla pillola di solo progestinico, viene consigliato dopo le prime 6 settimane dal parto.
Spirale al rame e spirale medicata
La spirale al rame potrebbe essere inserita già durante il taglio cesareo o il parto vaginale, ma le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (NDR) consigliano l'inserimento almeno a 4-6 settimane dal parto, e possibilmente dopo la ripresa delle mestruazioni".
La spirale medicata è un dispositivo intrauterino che rilascia ormoni (levonorgestrel). Il documento sottolinea che "von vi sono azioni negative del levonorgestrel liberato quotidianamente in cavità uterina, né sull'allattamento, né sullo sviluppo neonatale. Il suo inserimento nell'utero viene consigliato dopo le prime 4 settimane dal parto".
L’allattamento al seno può essere considerato un anticoncezionale naturale?
In effetti l'allattamento al seno può ridurre in modo significativo la fertilità: secondo il documento del Ministero della salute la riduce addirittura del 98%, ma a patto che siano soddisfatte tre condizioni contemporaneamente:
- Non siano stati superati i primi sei mesi dal parto;
- Non siano ancora comparse le mestruazioni (amenorrea lattazionale);
- L'allattamento al seno sia esclusivo, senza alcun ricorso a latte artificiale, acqua o tisane, con intervalli tra le poppate mai superiori alle sei ore di notte e alle quattro ore di giorno.
Qualora l'allattamento non sia più esclusivo o qualora gli intervalli fra le poppate siano allungati, come avviene per un eventuale, anche singolo episodio di sonno notturno prolungato, viene meno la sicurezza contraccettiva.
In ogni caso, è bene che la coppia si affidi a questo metodo solo ed esclusivamente se se la sente di mettere in conto la possibilità di una nuova gravidanza a distanza ravvicinata rispetto alla precedente.
Metodi naturali
Che dire, infine, dei metodi naturali come Ogino-Knaus, Billings, temperatura basale e altri? Secondo il documento del Ministero, "possono essere suggeriti da quando si è stabilizzato il ciclo", ma il loro utilizzo "va preceduto da un corretto addestramento con personale specializzato".
Revisionato da Valentina Murelli