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Intervista a Irene Vaticano, autrice del libro " Allatta che ti passa"

di Nostrofiglio Redazione - 21.03.2022 - Scrivici

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"Allatta che ti passa": un libro di Irene Vaticano, infermiera specializzata nell'allattamento e consulente babywearing, sull'alimentazione dei bambini, dall'allattamento allo svezzamento

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Intervista a Irene Vaticano, autrice del libro "Allatta che ti passa"

Sul delicato e importante tema dell'allattamento ci sono spesso mille dubbi e paure. Abbiamo intervistato Irene Vaticano, un'infermiera specializzata in allattamento (con titolo professionale e internazionale, quale IBCLC) e consulente babywearing che si occupa di sostenere i genitori, offrendo corsi online e consulenze per aiutare le neomamme e non solo. Dal 15 Marzo è in libreria e negli store online il suo libro "Allatta che ti passa", un libro che è un percorso che inizia dalla gravidanza e si sviluppa nei primi giorni di vita del neonato e della neomamma; raccogliendo le domande più comuni delle mamme circa il mondo dell'alimentazione, dall'allattamento allo svezzamento. Cominciamo dall'allattamento.

L’allattamento al seno è una scelta e lei scrive “La scelta è della madre, non di chi la circonda”. Cosa vuol dire con questa espressione?

Spesso le mamme sono messe sotto pressione da chi le circonda, sia nel caso di operatori sanitari, ma anche nel caso di famiglia, amici, parenti, vicini di casa...e quando una donna diventa mamma, soprattutto per la prima volta, l'allattamento viene quasi dato per scontato, come se la mamma non avesse una volontà e chiunque si sente in diritto di dare la propria opinione senza neanche chiedere se alla mamma interessi.

Ci sono casi in ospedale dove in realtà l'allattamento al seno non viene poi così tanto sostenuto e vengono date aggiunte molto facilmente. Non viene spiegata bene la tecnica per l'allattamento, quali sono le posizione migliori, non viene controllato e valutato l'attacco in maniera effettivamente profonda. Banalmente si fermano tutti a guardarlo da fuori, ma se non si valuta la forma del capezzolo post poppata, non viene valutato l'attacco e non si può sapere cosa è successo all'interno della bocca.

Se non aiutiamo e sosteniamo le mamme in questo senso è un po' come se le andassimo contro. Ci sono delle mamme che magari non vogliono allattare, però si sentono dire che devono farlo perché è la scelta migliore per il bambino, ci sono mamme che invece vogliono allattare, ci tengono tantissimo e vengono a volte additate come morbose e accanite.

Io ritengo che questo non sia corretto perché si tratta della mamma, di una sua parte del corpo, del suo bambino, quindi deve essere lei a scegliere al cento per cento. E quella è la sua via oppure no? Non dovrebbe farlo nessuno al posto suo. Non dovrebbe essere messa nelle condizioni di sentirsi in colpa sia per una scelta che per l'altra.

Perché scegliere di allattare? Quali sono i benefici per mamma e bambino?

Innanzitutto perché l'allattamento non è solo nutrizione. Abbiamo dei benefici rispetto al latte inteso come nutrizione. Quindi il latte materno è il latte predisposto per il bambino. Da un certo punto di vista è completamente illogico non sostenere la produzione di latte di una mamma e andare a sostituirla con quello che è un latte fondamentalmente per vitelli, un po' modificato in laboratorio per essere un po' piu' simile al latte materno.

Ci sono ancora un po' di retaggi culturali rispetto al latte di mamma, che non sia abbastanza nutritivo, ma in realtà il latte materno è sempre perfetto per il bambino, è un liquido organico, quindi è ciò che è più assimilabile per il bambino. Ciò che è più digeribile.

Al di là di questi benefici fisici, ci sono dei benefici psicologici per la mamma e per il bambino, perchè l'allattamento non è solo nutrizione. Io la chiamo una nutrizione dell'anima, per la mamma e il bimbo perché si va a creare un bonding, un rapporto veramente molto fisico tra mamma e bambino che a volte purtroppo senza allattamento è più difficile cercare. Questo non significa che non ci sia. Non è che una mamma che non allatta non avrà un buon rapporto col suo bambino, anzi, semplicemente dovrà lavorarci un pochino di più. Ricordiamoci che quando andiamo a seguire la natura è sempre tutto più semplice perché è predisposto, è scritto all'interno dei nostri geni.

Il fatto che il bambino, soprattutto se parliamo di un neonato (fascia 0-28 giorni) sia allattato al seno, impone che ci sia un altissimo contatto fisico tra mamma e bimbo. E questo lo porta a sviluppare la vista in un certo modo, a riconoscere la sua mamma, a sentirne l'odore, a sentirsi accolto in questo mondo che non è così scontato, perché per nove mesi è stato all'interno di una pancia che era il suo mondo. Nasce in questo modo un po' brutto e cattivo, con la luce, rumori forti, sbalzi di temperatura. Deve anche imparare a mangiare, prima non doveva neanche affaticarsi. E' tutto un po' strano e lo spaventa. 

Ecco che stare al seno della sua mamma, riuscire a ciucciare, scatena quelle che sono le endorfine, (l'ormone del relax) che lo rilassano e rassicurano. Statisticamente i bambini allattati al seno piangono molto meno, ovviamente con un allattamento avviato e quando non ci sono problemi.

Per la mamma avere un bambino che si addormenta al seno, che ciuccia ed è tranquillo, significa avere più fiducia in se stessa, un maggiore sviluppo di autostima perchè vede che riesce a soddisfare il suo bambino con il suo corpo al cento per cento.  

“L’allattamento è naturale, ma non sempre è facile”. Perché non è facile se è una cosa naturale e qual è la prima difficoltà?

Partiamo dalla gravidanza prima di arrivare all'allattamento. La mamma si è informata sull'allattamento oppure no? Quello che è il bambino ideale spesso è in contrasto con quello che è il bambino reale. La mamma ha un'idea di che cos'è l'allattamento, ma poi a livello pratico è molto lontana questa idea che si è fatta da quella che è la realta. Ed ecco che le sue aspettative vengono infrante ed è ancora più difficile affrontare la cosa.

Se la mamma sa che l'allattamento è naturale ma non è facile e potrebbe avere delle difficoltà, lo affronterà con un mood completamente diverso.

Non si sentirà la pecora nera di turno che ha avuto dei problemi, ma saprà che invece è molto più comune e che dovrà chiedere aiuto, senza alcuna vergogna. 

Può il parto influire sull’allattamento?

Il parto ha un impatto devastante sull'allattamento. Non avere un parto rispettato, un parto più naturale possibile, può creare anche fisicamente dei problemi nel bambino, nell'attacco. Pensiamo ad esempio a un parto con ventosa che determina una trauma alla testa, alle placche ossee. Ci sono bambini che a volte nascono con quello che si chiama tumore da parto, che non è un tumore, ma un edema a livello della testa. Quanto mal di testa può avere quel bambino? Quante tensioni a livello cervicale può avere sviluppato?

Le tensioni cervicali possono andare a influire sul modo di attaccarsi, perché il bambino non riesce magari a muovere bene la lingua. Quindi per far sì che l'attacco al seno vada bene, che la montata arrivi il più precocemente possibile, sicuramente avere un buon parto in un ambiente che per la mamma sia familiare o comunque rispettato, con un pelle a pelle dopo, con una non separazione dal suo bambino, eccetera, mette tutto nella predisposizione di poter essere piu' semplice.

Però possono esserci oggettivamente anche delle problematiche fisiche, ad esempio un frenulo linguale che non va bene, quindi un problema anatomico che purtroppo non è così infrequente e quindi bisogna poter guardare bene a trecentosessanta gradi tutto.

Come favorire un buon avvio dell’allattamento?

Partiamo dalla gravidanza. Una tecnica che è veramente molto utile è quella di andare a fare delle spremiture manuali a partire dalla 37 settimana, in caso di un di un bambino e 36 in caso di gemelli. Andare a spremere per due sessioni al giorno da cinque minuti entrambi i seni permette di dare un feedback al nostro corpo che gli fa già capire che dovrà allattare, andando a stimolare la montata.

  In questo modo si vanno a ridurre tutte quelle problematiche legate a una montata tardiva che eviti un calo fisiologico importante, eccetera. Quindi la prima cosa è sicuramente la spremitura in gravidanza

La seconda cosa da fare è scegliere il posto dove partorire, che sia più giusto possibile. Quindi per chi vuole partorire in ospedale, informarsi sul tipo di ospedale, per esempio se è amico del bambino, non scegliere una struttura solo perché è la più vicina, ma perché a livello qualitativo è quella che risponde ai nostri desideri, alle nostre esigenze. Prendere anche in considerazione le case maternità, il parto in casa, se va tutto bene, dove l'avvio dell'allattamento è estremamente più semplice anche solo per la mamma che si sente a suo agio ed è circondata dalle persone che possono dare supporto corretto.

Un'altra cosa da prendere in considerazine già in gravidanza è una figura di riferimento. Quindi io consiglio sempre una consulente dell'allattamento perché come abbiamo detto prima, i problemi non prevedibili come possono essere un frenulo o qualunque cosa nell' attacco non li possiamo prevedere prima.

La possibilità per una mamma di avere una persona da subito che valuti come stia andando l'attacco, il calo fisiologico, la montata etc, permette di poter azzerare quasi tutte queste problematiche e avviare l'allattamento in maniera nettamente più semplice.

Una delle cose più difficili e più comuni che rende l'allattamento così faticoso ed estenuante è il fatto di rendersi conto di avere un problema dopo settimane. Quando si vanno a fare i controlli, si vede che il bambino non cresce bene e si realizza di aver perso settimane in cui si poteva agire e risolvere il problema.   

Perché dopo il parto è importante lo skin to skin?

Perchè è ciò che la natura prevede, nel senso che c'è un istinto naturale nel bambino che si chiama Breast crawl, quel gattonamento verso il seno.

Pensiamo a come è fatto il capezzolo: circolare, in rilievo, più scuro. E' un puntatore a tutti gli effetti.

I bambini appena nati non vedono bene, hanno lo sguardo un po' offuscato, si stanno adattando alla vita, quindi il fatto di essere messo pelle a pelle innanzitutto gli permette la termoregolazione, perché i bambini fino ai 6 mesi di vita non sono in grado di termoregolare al cento per cento da soli. Se nascono in ospedale, dove ci sono le sale parto con una temperatura più bassa (per evitare la proliferazione batterica), quello che succede è  il rischio di ipotermia o comunque che scenda la temperatura del bambino, considerando che all'interno della pancia la temperatura è di trentasette gradi e fuori in sala parto magari è di 18. Ovviamente il rischio che la temperatura scenda è altissimo.

Il solco inframmamario, tra i due seni, è il punto dove la mamma genera più calore. Quindi si è visto che se si permette al bambino nudo di stare in questo solco per almeno due ore continuative, il bambino andrà a stabilizzare la sua temperatura anche nelle ore successive, molto di più che metterlo in una termoculla, artificiale.

Quindi uno dei motivi più importanti è proprio la termoregolazione, perché un bambino che termoregola bene è più predisposto ad andare verso il seno, ad avere meno complicanze. Fondamentalmente questo breast crawl gli permette di far venire fuori tutti i suoi istinti naturali di sopravvivenza. E' proprio un passo naturale e sottointeso nel venire al mondo, quindi andrebbe sempre garantito ed è importante sapere che se non è fatto per almeno due ore consecutive, non si ritiene valido.

Non è sufficiente quindi tenerlo per cinque minuti sulla pancia dopo che è nato, non è considerato skin to skin, deve essere fatto per almeno due ore.

Quelle due ore consentono al bambino di termoregolare e attaccarsi al seno, stabilizzare la glicemia attaccandosi al seno (prendendo qualche goccia di colostro, la glicemia si stabilizza e tutto va come deve andare). 

Se per qualche motivo questo non potesse accadere, nel caso per esempio di complicanze post parto della mamma, allora si potrebbe andare a mantenere la termoregolazione col papà. Ovviamente manca la parte di attacco al seno ma in questo modo si manterrebbe la temperatura stabile e appena la mamma ritorna disponibile, lo rifarà con la mamma. Questo è un modo di nascere più dolce, un adattamento alla vita più soft. Anche se non può farlo con la sua mamma, comunque verrà rassicurato da un battito cardiaco, da un calore, dall'odore della pelle e non da qualcosa di sintetico e sterile che che non riesce a rassicurarlo.

Quali sono le difficolta nell’allattare ? Quando e a chi chiedere aiuto?

Per prevenire e minimizzare le problematiche che potrebbero insorgere è importante chiedere aiuto prima possibile, quando già quella sensazione dentro ciascuna mamma dice che c'è qualcosa che non sta andando, non solo quando si pesa il bambino, ma quando la mamma ha già il sentore. Non bisogna mai aver paura di fare domande o chiedere aiuto. 

Il timore di una mamma va sempre accolto e compreso, ma soprattutto è sempre un segno che c'è qualcosa che non va. A quel punto poi parte un'indagine più approfondita, per rassicurare la mamma che tutto stia andando bene o capire che qualcosa non stia funzionando. 

Le difficoltà nell'allattamento possono esserci in ogni momento. Abbiamo parlato della fase iniziale di attacco ma le difficoltà possono esserci anche in fase di svezzamento per esempio, oppure nella fase di rientro al lavoro, durante l'allattamento notturno, durante gli scatti di crescita oppure nel momento in cui una mamma vuole smettere di allattare.

A questo non ci pensa mai nessuno. Si pensa al momento dell'avvio ma come si smette di allattare?

Essendo ogni momento delicatissimo è importante chiedere aiuto. L'ideale è una consulente professionale in allattamento con una figura è che ha studiato, certificata, che ha approfondito il più possibile tutti gli aspetti dell'allattamento.

Perché è importante la figura dell’osteopata?

L'osteopata è quella figura ormai sanitaria che è in grado di andare a valutare se ci sono dei blocchi, delle tensioni, qualcosa che disturba la funzionalità dell'attacco, che va a influire su quello che è il movimento, magari della mandibola, della lingua.

Pensiamo a un parto cesareo. I bambini vengono tirati fuori fisicamente dalla testa. Non vengono spremuti all'interno del canale del parto e facilmente si creano delle rigidità a livello cranico, perché le placche ossee, che ovviamente non sono fisse ma sono mobili, non avendo subito quella spremitura all'interno del canale del parto, rimangono un po' rigide. Tutto questo puo' fisicamente andare a impattare sull'attacco.

Quando si dice a volte che i bambini hanno un seno preferito, in realtà probabilmente hanno un po' di torcicollo. Da una parte si attaccano più facilmente, rispetto all'altra. La figura dell'osteopata può diagnosticare queste tensioni ma soprattutto le può trattare, quindi mettere il bambino fisicamente nelle condizioni di poter ciucciare più facilmente. 

“Attaccare il bambino al seno è come praticare una danza a due”: quanto è centrale questa fase nell’avvio all’allattamento? Ci sono posizioni che possono favorire l’attacco?

Io direi che la danza a due è il fulcro dell'allattamento perché in tutti i momenti dell'allattamento è sempre uno scambio tra mamma e bambino. Non esiste solo il bambino, non esiste solo la mamma.

Rispetto alle posizioni, una posizione che a me piace moltissimo è quella del biological nurturing, che è quella che si trova sulla copertina del mio libro. Ci tenevo tantissimo che fosse presentata così la mamma che allatta perché è la posizione che minimizza in assoluto tutti i problemi, perché il bambino riesce a sprofondare bene nel seno, perché la mamma è rilassata, riescono a circolare meglio gli ormoni, perché il bambino naturalmente va pancia a pancia, che è fondamentale soprattutto i primi mesi per far sì che l'attacco sia corretto.

Quindi è un po' come ballare insieme, è importante trovare quel ritmo insieme al bambino e a danzare si impara, non è innata questa cosa, quindi bisogna studiare il proprio bambino e andare all'unisono per far sì che l'attacco avvenga nella maniera corretta.

Quali sono gli interferenti dell’allattamento?

Se vogliamo parlare di interferenti a livello concreto, parliamo di biberon, cuccio e para capezzolo perché predispongono un attacco, quindi un'articolazione della lingua e della bocca diversa da quella che è l'articolazione al seno.

A livello muscolare, il bambino è predisposto ad attaccarsi al seno. Nel momento in cui si va ad usare ad esempio un biberon, il bambino non farà più quel movimento a onda con la lingua per succhiare, ma quasi la alzerà come un ponte per andare a tappare il forellino perché il latte scende praticamente a caduta. 

Basta un minimo sfioramento della tettarella che il latte spruzza e quindi andiamo ad alterare completamente quello che è il movimento della suzione.

Altro interferente è il ciuccio, anche se non ha una funzione nutritiva, porterà il bambino a mettere la lingua in un modo diverso per ciucciarlo e poi il para capezzolo che  porta il bambino ad attaccarsi in punta e a essere anche iper stimolato a livello del palato.

Un altro interferente, inteso in maniera leggermente diversa, può essere dare degli orari all'allattamento andando a interferire con quello che è l'istinto di sopravvivenza del bambino che è di allattamento a richiesta

Quali sono i problemi che possono insorgere durante l’allattamento?

Una volta avviato bene l'allattamento i problemi che potrebbero insorgere sono statisticamente inferiori,  se la mamma impara a fidarsi del suo bambino e non ci sono cose particolari.

I tipi di problemi che potrebbero insorgere dopo la fase di avvio all'allattamento sono gli scatti di crescita mal gestiti, quindi l'introduzione dell'aggiunta o intorno al terzo, quarto mese di vita, quando naturalmente il bambino comincia a crescere un pochino meno perché consuma più calorie, perchè interagisce di più con il mondo, cominiciano a venire dubbi sul fatto che stia crescendo meno e quindi l'ansia che il latte stia andando via.

Ma non è così.

I problemi veri e propri potrebbero essere legati per esempio ai problemi tiroidei della mamma. I casi di ipotiroidismo o ipertiroidismo purtroppo sono sempre più comuni.

Rispetto al bambino, un problema potrebbe essere il reflusso. Il reflusso nel lattante ha un apice intorno al quarto mese e ha un impatto sull'allattamento e sulla vita familiare davvero devastante. 

Ci sono momenti in cui si rompe un certo equilibrio, i famosi scatti di crescita. Come superare l’angoscia che il latte stia andando via e come soddisfare il bambino?

Con la consapevolezza che il latte non va via se non c'è un motivo, se non si hanno problemi ormonali o altro. Il latte rimane stabile finché non si decide di staccare il bambino. Quindi, sapendo come funziona a livello ormonale e fisiologico la produzione di latte, più si attacca il bambino, più il latte aumenterà. E' importante fidarsi di questo meccanismo e conoscerlo, soprattutto, perché se non lo si conosce può insorgere l'ansia.  

Come proseguire l’allattamento, come portarlo a termine e come accompagnare il piccolo verso l’autosvezzamento?

L'allattamento termina naturalmente tra i tre e i cinque anni di vita, quello è il momento in cui un bambino naturalmente si stacca dal seno. Quindi la vita media di un allattamento.

Per quanto riguarda l'autosvezzamento, (un bambino che comincia ad approcciarsi al cibo solido dopo il sesto mese di vita), dobbiamo ricordarci sempre che la pappa, quindi il cibo solido, non sostituisce la poppata.

Il latte rimane veramente importante, quindi l'80% circa di cosa mangia fino all'anno di vita e lo svezzamento si ritiene concluso a due anni compiuti. In questo momento dovremmo avere l'invertirsi della percentuale, ovvero 80% di cibo solido e 20% di latte materno. Questo è il motivo per cui l'OMS  sostiene l'allattamento fino ai due anni e oltre, perché nei due anni c'è proprio un bisogno nutrizionale di latte, possibilmente materno.

La poppata viene integrata gradualmente secondo quella che è l'esigenza del bambino. Tutto questo avverà  piano piano e il bambino andrà ad attribuire sempre di più un significato non nutrizionale al seno, ma di relazione con la sua mamma.

Per terminarlo, la chiave è sempre la relazione. Quindi sarà la mamma o il bambino a comunicare se si è pronti per questo momento e lo faranno insieme un pezzettino alla volta

Lei è anche consulente di babywearing. Di cosa si tratta e quanto è importante?

Il babywearing è importantissimo, non è una moda del momento. Per me è un metodo di accudimento. Se vogliamo leggerlo letteralmente è trasportare il bambino, indossare il bambino.

Significa permettere al bambino di vivere con noi la quotidianità, non lasciarlo da solo, ma rispondere al suo bisogno di contatto. In questo senso, permette al bambino di vivere la vita alla nostra altezza, di vedere quello che vediamo noi. I bambini sono molto più partecipi, sono bimbi che conoscono di più le cose, si lanciano di più nella vita.

Il fatto di avere quel bisogno di contatto corrisposto permette al bambino di generare più indipendenza, al contrario di quello che a volte si pensi e cioè metterli in fascia li porta a non camminare, non gattonare o a stare sempre attaccati alla mamma al papà.

C'è una frase importantissima che viene spesso nominata in psicologia perinatale che è l'indipendenza avviene dalla dipendenza.

Se si rassicura, se si risponde al suo bisogno di contatto, il bambino cresce estremamente più indipendente perché gli sono state date le fondamenta per poter andare.  Il baby wearing è questo, preendersi cura del bambino a 360 gradi.

L'intervistata

Irene Vaticano è infermiera specializzata in allattamento IBCLC e
consulente babywearing. Ha lavorato nei reparti di pediatria in Italia e
in Inghilterra. E' mamma di tre bambine.

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