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Seno rifatto, si può allattare? Cosa c’è da sapere

di Simona Bianchi - 01.08.2023 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
A molte donne può sorgere il dubbio: ma con il seno rifatto si può allattare? La mastoplastica ha effetti sulla qualità del latte?

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Seno rifatto, si può allattare?

Se una neomamma ha il seno rifatto, può capitare che si chieda se ci possono essere controindicazioni riguardo all'allattamento. La risposta dipende dal tipo di intervento a cui si è sottoposta, ovvero se mastoplastica addittiva o riduttiva. Nel primo caso, la donna può tranquillamente allattare il proprio bambino senza controindicazioni. L'operazione, infatti, non va a coinvolgere l'apparato che serve per nutrire il neonato. Nel secondo caso, invece, la riduzione della mammella può provocare diversi ostacoli all'allattamento perché può essere necessario rimuovere e riposizionare il capezzolo e l'areola andando a intaccare la sensibilità e la capacità di produzione del latte materno.

Cos’è la mastoplastica addittiva

La mastoplastica addittiva è un intervento con il quale si può aumentare il volume del seno, migliorandone la forma e le proporzioni. Come si legge sul sito del Gruppo San Donato, consiste nell'inserimento di protesi in silicone posizionate, in base al tipo di operazione e alle condizioni della paziente, direttamente dietro la ghiandola mammaria, oppure dietro al muscolo grande pettorale o anche solo in parte dietro il muscolo pettorale. Generalmente non ci sono controindicazioni riguardo all'allattamento in quanto le incisioni effettuate per posizionare le protesi lasciano intatte le connessioni tra la ghiandola mammaria e capezzolo. Questo tipo di intervento può essere anche effettuato per ridare volume a un seno svuotato a seguito di una gravidanza. In questo caso, bisognerebbe attendere almeno un paio di mesi dopo il termine dell'allattamento e, in ogni caso, sempre meglio chiedere un consiglio al proprio medico.

Cos’è la mastoplastica riduttiva

La mastoplastica riduttiva è, all'opposto, l'operazione chirurgica con cui si riducono i seni di grandi dimensioni. L'intervento è abbastanza invasivo e richiede l'anestesia generale. In alcuni casi può essere necessario lo spostamento di capezzolo e areola, che vengono rimossi e poi reimpiantati. Non sempre i dotti lattiferi possono essere mantenuti e si potrebbe verificare una perdita della sensibilità e della funzione nutritiva del capezzolo.

C'è quindi la possibilità che una donna che ha effettuato una mastoplastica riduttiva non riesca ad allattare o che riesca a farlo per non più di 5 giorni.

Come funziona l’allattamento

Come riporta l'ospedale Bambino Gesù, l'allattamento al seno è per alcuni aspetti assolutamente istintivo. Quando un bimbo appena nato viene lasciato sul ventre materno, si potrebbe osservare come lentamente riesca a spingersi verso il seno per iniziare a succhiare. Alcune mamme al primo figlio potrebbero però avere bisogno di aiuto e sostegno per le prime poppate. Secondo l'Unicef, è importante che si inizi ad allattare il prima possibile dopo il parto. In questa fase infatti il bambino sarebbe particolarmente attivo e disponibile a succhiare e verrebbe stimolata anche la produzione del latte. Riguardo alla posizione, ci si può sedere sul letto o su una poltrona, oppure si può preferire la posizione sdraiata su di un fianco. In generale qualunque posizione è valida purché la mamma si senta comodo e la schiena sia ben sostenuta.

Quando fare particolare attenzione durante l’allattamento

Sempre l'ospedale Bambino Gesù ricorda che alcune situazioni possono richiedere particolare attenzione, soprattutto durante le prime settimane dopo il parto come:

  • Essere al primo figlio
  • Aver subito un parto cesareo
  • Aver somministrato al bambino supplementi non di latte materno
  • Aver utilizzato tettarelle e succhiotti
  • Aver subito un parto con una fase espulsiva più lunga di 1 ora
  • Aver somministrato farmaci alla mamma durante il parto
  • Una madre in soprappeso
  • Avere i capezzoli piatti o retrattili.

Se una donna ha bisogno di supporto può rivolgersi a diversi specialisti o sistemi come il centro di maternità dove è nato il bambino, al suo pediatra, ai consultori, ad associazioni che offrono un aiuto dopo il parto o a personale sanitario esperto.

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