Il Senato ha approvato all'unanimità il disegno di legge che obbliga a installare dispositivi di sicurezza per evitare l'abbandono di minori in auto.
Quindi, dopo il via libera della Camera lo scorso agosto, il ddl diventa legge.
Già a metà luglio il ministro dei trasporti Danilo Toninelli aveva promesso che il ddl sarebbe diventato legge "già in autunno" con la previsione dell'obbligo di montare, sui seggiolini dell'auto, speciali dispositivi acustici che ricordino la presenza del bambino a bordo dell'auto.
Ieri, la conferma. Come ha infatti commentato sul suo profilo Facebook il ministro: "Oggi abbiamo raggiunto un importantissimo traguardo per la sicurezza dei nostri figli e nipoti. Il Parlamento ha infatti tramutato in legge uno degli obiettivi del mio mandato: rendere obbligatoria l’installazione sui seggiolini auto di un sistema anti abbandono. Sono molto orgoglioso. L'obbligo partirà dall'estate 2019, nel frattempo, tra qualche settimana, provvederò a stanziare in legge di Bilancio le risorse necessarie a garantire un credito di imposta che aiuti le famiglie nell’acquisto del dispositivo salva bebè. La sicurezza è la nostra prima parola d’ordine."
Il rinvio dell'obbligo
Come annunciato da Toninelli, l'obbligo sarebbe dovuto partire al più tardi il primo luglio. Ma in realtà, slitterà più avanti. La bozza del decreto attuativo, infatti, è ancora in fase di vaglio dalle istituzioni europee e ci rimarrà fino al 22 luglio 2019. «Per poi finire al Consiglio di Stato che dovrà dare parere positivo affinché venga pubblicato» dicono gli esperti di Altroconsumo.
Da quel momento dovranno passare altri centoventi giorni affinché le disposizioni di legge sui sistemi anti-abbandono entrino in vigore. Il risultato è «lo slittamento dell'obbligo a non prima del 19 novembre 2019».
Un primo passo importante è stato quindi fatto per contrastare il fenomeno dell'abbandono dei bimbi in auto per distrazione.
Negli ultimi dieci anni in Italia si sono registrate otto vittime.
Negli Stati Uniti negli ultimi 12 anni sono successi invece 500 casi analoghi.
ta giunti a destinazione.
I black out della memoria
Qualcuno li chiama "black out della memoria". E sono dovuti a degli automatismi uniti a stress e stanchezza che possono portare, in casi estremi, a dimenticare il proprio bambino in auto.
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stilare un elenco delle incombenze che si devono affrontare nella giornata, per poi portarlo sempre con sé. La prova di quanto sia utile questa precauzione arriva da una prassi seguita da tempo nelle sale operatorie, grazie a cui la presenza di strumenti chirurgici dimenticati nell’addome dei pazienti è diminuita: prima di suturare l’incisione, per concludere l’intervento, gli operatori sono tenuti a leggere una sorta di memorandum che suggerisce, per esempio, di contare garze e bisturi, per essere sicuri che nessun corpo estraneo sia rimasto all’interno della persona operata. Le indicazioni scritte obbligano a ricordare, diminuendo il rischio che la memoria tradisca.
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Obbligarsi a concentrarsi sull’azione presente, abbandonando l’abitudine, comune, di fare una cosa che richiede attenzione (per esempio, accompagnare il bambino all’asilo) pensando a un’altra cosa che ne sollecita altrettanta (per esempio, risolvere un problema di lavoro). Per esempio: si può, senza correre rischi, sorseggiare una bibita mentre si sta affrontando un problema di lavoro perché questa prima azione non richiede uno stato di coscienza particolarmente vigile e, quindi, non interferisce sulla possibilità di trovare la soluzione migliore. E’ certo invece che sarebbe ben poco produttivo affrontare il problema di lavoro mentre si è impegnati in una conversazione telefonica complicata.