Come sviluppare il bilinguismo nei bambini secondo il Metodo Montessori
Il Metodo Montessori non è confinato solo all'ambiente scolastico: si può infatti applicare anche a casa e con i bambini appena nati. Ed è un'utile risorsa anche per crescere fin dalla nascita il bambino in un ambiente poliglotta: Simone Davies e Junnifa Uzodike, nel loro libro "Il bebè Montessori" (Il leone verde, 2021), ci consigliano alcune attività montessoriane adatte al primo anno di vita per stimolare il bilinguismo.
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La mente assorbente degli infanti
Usando la terminologia tipica del modello montessoriano, i neonati sono dotati di una "mente assorbente" e hanno dei periodi sensitivi in cui sono molto interessati al linguaggio. Per questo l'infanzia è il momento ideale per esporre il bambino a più di una lingua, perché la imparerà senza fare apparentemente nessuno sforzo aggiuntivo. Fin dalla nascita, infatti, siamo progettati per imparare la lingua a cui siamo esposti. È sorprendente quanto i bambini siano veloci a sviluppare questa capacità: se immersi in un ambiente in cui si parlano due lingue, già all'età di 2 anni possono essere in grado non solo di comprenderle entrambe, ma anche di parlarle.
Bilinguismo infantile: ci sono dei rischi?
Il timore di alcuni genitori è che crescere il bambino bilingue possa avere come conseguenza un ritardo del linguaggio, ma le ricerche hanno dimostrato che non è così. Se un bambino di un anno e mezzo che parla una sola lingua sa dire fino a 10 parole, un bambino bilingue ne conoscerà 5 in una lingua e 5 in un'altra, per cui potrà sembrare che abbia un livello linguistico più basso anche se in realtà il numero di termini appresi è lo stesso.
8 consigli pratici per sviluppare il bilinguismo
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Cominciate in gravidanza. Perché le capacità linguistiche di nostro figlio si sviluppino al meglio dobbiamo muoverci fin dalla gravidanza, perché si tratta di un processo che ha inizio già nel grembo materno.
A 23 settimane, il feto inizia a sentire i suoni: il respiro e la voce della madre, le voci del resto della famiglia, i suoni del mondo esterno. Parlare e cantare al bambino o fargli sentire dalla musica quando ancora si trova nell'utero significa dargli la possibilità di riconoscere questi suoni una volta venuto al mondo.
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Controllate frequentemente il suo udito. Per sviluppare la capacità legata al linguaggio orale, il bambino deve avere la possibilità di parlare (ovvero avere delle corde vocali sane) e di ascoltare. Per questo subito dopo il parto è fondamentale far controllare l'udito del bambino e programmare visite frequenti, dal momento che raffreddori e altre infezioni nel primo anno di vita, se non sono curate in tempo, possono causare problemi. Possiamo fare anche noi dei test di tanto in tanto provando a chiamare il bambino, a battere le mani o suonare il campanello per vedere se il neonato ha qualche reazione.
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Parlate molto con lui. Per apprendere due o più lingue, il piccolo deve avere possibilità di ascoltare molte parole e avere voglia di parlare, avendo a disposizione un vocabolario ricco. In questi primi 12 mesi quindi ci serve poco o nulla: l'importante è che ci rivolgiamo a nostro figlio usando un lessico ampio e gli dimostriamo che gli prestiamo ascolto. Anche parlare semplicemente in sua presenza aiuta: il bambino deve ascoltare e assorbire le conversazioni, per cui teniamolo con noi quando chiacchieriamo con il nostro compagno, con i nostri amici o con i nostri figli più grandi. Quando siamo all'aperto, portiamolo in un marsupio o in una fascia e lasciamo che osservi e ascolti ciò che diciamo.
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Leggetegli molti libri. Possiamo leggere al bambino fin da quando si trova nel grembo materno e andare avanti anche dopo la sua nascita. Il vantaggio di leggere ad alta voce a questa età è che possiamo leggere il libro che più preferiamo, perché l'importante non è il contenuto, quanto più dare al piccolo l'opportunità di sentire i vari fonemi (suoni) e la cadenza delle lingue con le quali ci interessa che prenda familiarità.
Possiamo però anche scegliere dei libri semplici, che siano composti quasi completamente da immagini e abbiano pochissimo testo: leggerli significherà descrivere ad alta voce le figure o le foto. Può essere divertente anche crearne una versione casalinga, incollando delle foto di famiglia in un album: osserviamo le immagini insieme a nostro figlio e parliamogli di ognuna delle persone ritratte.
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Il metodo OPOL. Se vogliamo che nostro figlio cresca poliglotta, possiamo utilizzare l'approccio OPOL ("one person, one language" ovvero "una persona, una lingua"): facciamo sì che ogni lingua sia parlata da una sola persona, per cui ad esempio un genitore userà con il bambino un idioma e l'altro ne userà un altro (la propria lingua madre, se è questo il caso); oppure i genitori parleranno la stessa lingua ma un altro familiare ne userà un'altra. In famiglia, tutti assieme, si può poi decidere che si usi una sola lingua. Come sempre, con i neonati è meglio essere costanti.
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Il metodo delle occasioni d'uso. Esiste anche un approccio basato sulle occasioni d'uso, per cui si stabiliscono a priori determinati momenti in cui usare una certa lingua. Ad esempio, nei fine settimana si parla inglese, fuori casa si parla la lingua del posto e a casa si parlano le lingue dei genitori.
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La regola dei terzi. Dobbiamo passare circa un terzo della nostra settimana a parlare nelle lingue che vogliamo che il bambino apprenda. Possiamo inoltre trovare un ragazzino che giochi con il piccolo e gli legga delle storie in quella lingua, oppure altro adulto che la parli in sua presenza mentre si prende cura di lui. O ancora fare dei giochi di gruppo in quella lingua. Diamo fondo a tutta la nostra creatività.
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Un libro. Per approfondire la questione del bilinguismo o dell'apprendimento di una seconda lingua leggete "A Parents' and Teachers' Guide to Bilingualism" di Colin Baker (Channel View Publications Ltd, 2014).
Il libro
Tutti i consigli sono tratti dal libro "Il bebè Montessori" (Il leone verde, 2021) di Simone Davies e Junnifa Uzodike.